Mentre molte coppie sono pronte a festeggiare San Valentino tra cenette e fughe romantiche, c’è chi non vive bene la festa degli innamorati. Colpa – anche – della sindrome di Bridget Jones o anuptafobia, insomma la paura di restare single. Ma c’è anche chi soffre di filofobia, il timore di amare. A fare da contraltare, invece, ci sono i più fortunati, quelli che sentono ancora le farfalle nello stomaco. Come si gestiscono queste emozioni forti?
Fobie d’amore: la sindrome di Bridget Jones
Uno delle fobie d’amore maggiori, che può vivere una fase acuta specie nel periodo di San Valentino, è la sindrome di Bridget Jones, la 32enne frustrata, interpretata da Renée Zellweger nel film Il diario di Bridget Jones. Insomma, la paura di rimanere single. «Molto spesso tendiamo a valutare la nostra identità e gli obiettivi raggiunti nella vita dai cosiddetti indicatori di successo, come appunto l’avere una relazione. Non di rado, infatti, prevale l’idea che una vita appagante debba necessariamente includere un partner. La mancanza di una relazione potrebbe, quindi, portarci a fare un bilancio su quanto abbiamo costruito sminuendo ciò che siamo e abbiamo realizzato. Ma questo può avere un forte impatto sul nostro benessere psichico ed emotivo», spiega la psicologa, psicoterapeuta Valeria Fiorenza Perris, clinical Director di UnoBravo.
La mancanza di un partner dopo i 40/50 anni
Si tratta di una paura che non ha età, anzi: «Trovarsi improvvisamente soli, magari dopo un divorzio, una rottura o una separazione è una condizione che potrebbe generare ansia. A questa si aggiungono spesso preoccupazioni legate al futuro, come la potenziale difficoltà nel trovare un nuovo partner o l’idea di dover affrontare da soli gli ostacoli a venire – spiega Fiorenza Perris – Con la maturità, questa preoccupazione potrebbe intensificarsi ulteriormente, portando a riflessioni più approfondite su come affrontare da soli gli aspetti legati, ad esempio, all’avvicendarsi di fasi della vita in cui può capitare di sentirsi più fragili».
Fobie d’amore: l’anuptafobia
«Il primo passo è, sicuramente, esplorare e analizzare le proprie paure, cercando di capire cosa ci spaventa di più nella gestione della vita senza un partner. Fondamentale è anche lavorare sulle aspettative: riflettere su ciò che speravamo per noi stessi e ciò che abbiamo effettivamente ottenuto, e analizzare in che modo eventuali discrepanze tra realtà e aspettative possano causarci insoddisfazione o sofferenza», spiega la psicologa, che poi aggiunge un passaggio fondamentale sul futuro: «Comprendere e accettare ciò che abbiamo costruito ci consente di porci nuovi obiettivi, senza avvertire il peso di un presunto fallimento rispetto a ciò che speravamo per noi, e che magari non si è semplicemente ancora realizzato».
Fobie d’amore: la paura di innamorarsi (troppo)
Di contro c’è anche chi fatica a lasciarsi andare, anche quando pensa di aver incontrato la persona giusta: «Chi è affetto da filofobia, appunto la paura di amare, sperimenta un forte timore nel costruire legami affettivi, sia profondi che meno significativi. Questa paura genera un profondo senso di solitudine e induce a evitare attivamente situazioni che potrebbero portare alla creazione di legami», sottolinea l’esperta. Le spie di questo comportamento sono facilmente riconoscibili: «Quando una persona che soffre di filofobia percepisce che il legame emotivo sta diventando intenso, mostra un ritiro istintivo e una tendenza all’evitamento». Su questo atteggiamento nella maggior parte dei casi pesano le esperienze passate, «magari complesse, deludenti e persino traumatiche. La sofferenza e la paura sono, quindi, spesso alimentate dal timore che tali vissuti possano replicarsi».
Le farfalle nello stomaco, anche dopo i 50 anni
A fare da contraltare alle paure che possono accompagnarsi all’amore c’è però anche l’intensità delle emozioni di chi è innamorato, quel sentire le farfalle nello stomaco, che è molto più che un modo di dire. «Sì, assolutamente. Le cosiddette “farfalle nello stomaco” possono manifestarsi a qualsiasi età. Anzi, a 50 anni o più, ci si potrebbe trovare a sperimentare questa sensazione con ancor maggiore intensità rispetto al passato, proprio perché la possibilità di provare ancora emozioni tanto forti e vive potrebbe essere del tutto inaspettata. L’esperienza dell’amore a cinquant’anni può, quindi, essere arricchita da una consapevolezza più profonda e da una intensità rinnovata, contribuendo a ridefinire la percezione dell’amare e dell’essere amati come un dono prezioso e inatteso», spiega Fiorenza Perris.
Come lasciarsi andare e vivere l’amore adulto
La difficoltà, quindi, è casomai lasciarsi andare e credere ancora nell’amore: «Essere feriti da una storia d’amore in età adulta può avere un impatto più rilevante sulla vita, considerando anche che l’investimento emotivo è diverso. Spesso si nutrono aspettative a lungo termine e quindi, in caso di rottura, ci si ritrova a confrontarsi con una nuova solitudine, in un periodo della vita in cui possono emergere più facilmente sentimenti legati alla tristezza, alla paura, all’inquietudine e all’incertezza – ammette la psicoterapeuta – È importante, però, sottolineare che, nonostante l’impatto di una delusione sentimentale possa essere più forte in età adulta, questa esperienza può anche portare a una maggiore consapevolezza, aprendo la strada alla crescita personale e a una comprensione più profonda di sé e delle proprie dinamiche relazionali».
I consigli dell’esperta
Come fare in concreto? «Il consiglio è di non rinunciare mai alle sorprese che la vita può riservarci. Ognuno di noi ha un proprio vissuto, la propria storia, le proprie paure, le proprie resistenze, ma non bisognerebbe mai precludersi l’esperienza di un nuovo amore per la paura di soffrire. Abbracciare appieno le gioie della vita, anche quelle più inaspettate, è essenziale e può essere un’esperienza molto arricchente. Altrettanto importante è, però, riuscire a mantenere un buon equilibrio e non trascurare altri aspetti fondamentali della vita. Sebbene la relazione di coppia possa portare grande soddisfazione, va, infatti, ricordato che è solo uno degli elementi da cui possiamo trarre felicità e benessere».