Renata ha 28 anni quando incontra Giorgio che ne ha 35. Lui è sposato, ma lascia immediatamente la moglie che manda un messaggio alla rivale: «Guarda che ti passo un grandissimo egoista. Sai perché mi lascia? Perché ho difficoltà ad avere figli, ci vorrebbe la fecondazione assistita, però richiede tempo e lui di tempo non ne ha per niente e nessuno». Sembra una vendetta. Lui è gentile, generoso, anche se molto impegnato. Renata non si accorge che pretende sempre di essere ascoltato, ma non ascolta nessuno. Finché resta incinta e si scopre che insieme al bambino cresce un fibroma: nessuna preoccupazione, si toglierà al momento del parto. Giorgio però reagisce male. Un corpo estraneo accanto a suo figlio? Una cosa turpe. È agitato, distratto, assente. Renata si sente abbandonata perché lui la tiene a distanza.
Dopo il parto viene a sapere che, per nove mesi, Giorgio ha avuto un’altra relazione: aveva bisogno di sfogo e di consolazione. E lo vede per quello che è: un narciso che ha mollato la moglie perché non lo rendeva imperatore, che sfugge alla compagna perché non è “perfetta”. Uno che persegue solo i propri vantaggi e piaceri.
Quanti uomini sono presenti solo quando c’è qualcosa da godere? Cos’è un rapporto sentimentale se non reggi una difficoltà? Che cosa metti in campo dovendo crescere un figlio? Bisogna imparare a porsi delle domande, magari per scoprire che si è più sole in coppia che fuori. Giorgio giura che tutto tornerà come prima, ma Renata vede il vuoto delle gentilezze, il peso degli inganni. Non vuole essere lo schermo su cui lui proietta le sue aspettative. E prende le distanze insieme al bambino. Essere single le sembra un paradiso.