A cura di Sexyvia

Non bastavano veline e dive varie a farci la concorrenza, ora dobbiamo fare i conti anche con bambole sexy sempre più veritiere e fidanzate virtuali più presenti di quelle reali. E’ la lotta delle ragazze di oggi contro un male oscuro che sembra diffondersi sempre più: la paura che la popolazione maschile nutre nei confronti del corteggiamento. E dell’approccio “fisico” in sé con le donne.

Tre cose che tutti i ragazzi vogliono

Sì perché i ragazzi di oggi preferiscono di gran lunga relazionarsi con donne finte, sempre come protetti da una sorta di schermo e, non per niente, gran parte delle coppie stabili di oggi è infatti nata in chat. Ma questo sarebbe ancora il male minore, se non fosse che a concorrere con mondi virtuali che in ogni caso nascodono in qualche modo il mondo reale, fioccano pianeti completamente inventati dove le donne non sono altro che muti automi programmati, in tutti i sensi. Forse il sogno che nello stereotipo maschile si avvera? La donna dei sogni, bella e muta, che diventa realtà? Sempre se riusciamo a dare una definizione di realtà che vada al di là di strisce binarie e plastica di vario genere.

I casi emblematici sono due: da una parte un hotel di Atami, località turistica giapponese, che attira giovani clienti maschi con la promessa di vedere a grandezza naturale e in tre dimensioni la loro fidanzata virtuale; quest’ultima sarebbe la protagonista di un videogioco chiamato Love Plus, che da qualche mese spopola in Giappone: il giocatore si crea una fidanzata virtuale ideale e cerca di corteggiarla, uscire con lei ed infine di renderla felice in una relazione duratura. Più felice è la fidanzata virtuale, più punti si accumulano. Ebbene in questo hotel, grazie a codici a barre e realtà aumentata, i giocatori possono finalmente incontrare la loro altra metà virtuale, ovviamente senza toccare niente altro se non l’aria.

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Il secondo caso è quello delle bambole (tutt’altro che gonfiabili) in grado di riprodurre fedelmente fattezze e particolari di donne reali o presunte tali (possono anche muoversi e assumere qualunque posizione!). Costano migliaia di euro e in Italia ne sono già state ordinate alcune: pare che una fosse la perfetta riproduzione della ex del richiedente. Sarei pronta a scommettere che da qui a pochi anni fioccheranno tante sosia di plastica di varie Manuela Arcuri e Pamela Anderson.

La domanda che istintivamente viene da porsi è: dove sono finiti gli uomini di una volta? La risposta però più ovvia che mi viene in mente è che per certi versi è un bene non sapere quale sia la risposta. Gli uomini di una volta in fondo erano per la maggior parte convinti che le donne, anche se in carne ossa, dovessero comportarsi realmente come bambole di plastica, forti di un maschilismo avvilente, ancora più radicato di quello odierno. Se siamo noi donne a guardare la situazione dal nostro punto di vista, la reazione immediata è quella di mettere sotto accusa il genere maschile.

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Ma facciamo un po’ di autocritica: siamo sicure che la “colpa” di tutto questo sia soltanto degli uomini? Forse non cercano più l’approccio alle donne reali, perché quelle che ci sono per qualche motivo non piacciono più. O forse perché non si concedono. Mi dicono alcuni amici maschi che quest’ultima cosa è molto sentita fra i ragazzi: le donne sarebbero esseri imperscrutabili, inavvicinabili e insondabili, dal loro punto di vista; i ragazzi allora preferiscono battere in ritirata e scegliere la strada virtuale.

Dall’altra sento di ragazze disperatamente in cerca di qualche uomo disposto a importunarle e che invece si ritrovano a lamentarsi circa la mancanza di iniziativa maschile. E poi ci sono le donne incorteggiabili perché a corteggiare sono loro e il maschio, atavicamente predatore da millenni, ritrovandosi preda, disorientato, fa esattamente quello che fanno le prede: scappa.

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Ora, è impossibile stabilire dove andremo a finire se le fidanzate virtuali e le bambole di plastica continueranno a popolare le camere da letto reali; soltanto uno scenario è ipotizzabile ed è leggermente apocalittico, anzi potrebbe essere l’ideale per la trama del prossimo film catastrofico. Quel che però possiamo fare è guardarci dentro e capire, ognuno per sé, quale sia il confine che decidiamo di mettere tra realtà e finzione e cosa consideriamo l’una e cosa l’altra: in questo articolo le parole “realtà” e sinonimi vari di “virtuale” si sono intrecciate a volte in modo irrisolvibile e inscindibile.

A volte accade così anche nella nostra mente, perché è inutile negarlo, la tecnologia ha cambiato la nostra vita, il nostro modo di vedere le cose, il nostro paesaggio relazionale. E dobbiamo farci i conti. Ecco allora: scegliamo tutti cosa è reale e cosa non lo è nella società di oggi e poi scegliamo di agire di conseguenza, pensando che il contatto fra le persone è l’unica cosa che la tecnologia non potrà mai sostituire. E che i cosiddetti “ruoli”, cuciti in base al sesso e agli stereotipi di genere, ormai sono roba vecchia.