Non l’aveste ancora sentita, esiste una nuova parola, Abandonalism, un neologismo che descrive il fascino suscitato da borghi abbandonati, edifici pubblici e privati in rovina.

È quanto emerge da uno studio condotto da Espresso Communication per Galleria Battilossi su oltre 30 testate internazionali dedicate a lifestyle e tendenze nei campi della moda, del food, dell’arredamento e dell’arte. Una vera e propria tendenza che ha travolto il mondo social dove la passione per i luoghi in rovina spopola, con account Instagram come Beautiful Abandoned Places, che ritrae meravigliosi luoghi abbandonati, seguito da ben 1,6 milioni followers, Inoltre, l’hashtag #abandoned conta addirittura 7,2 milioni di post, mentre #ruins e #abandonedplaces collezionano rispettivamente 3 e 3,7 milioni di post.

Come riporta il The Washington Post, dal Canada alla Germania uno dei must del momento è concedersi una visita in una fabbrica abbandonata e, d’accordo con il magazine Time, crescono esponenzialmente anche le vacanze con destinazione Chernobyl. E neppure moda, ristorazione e matrimoni sono immuni al misterioso fascino dell’abbandono, con sfilate, cene e ricevimenti che prendono vita in luoghi sottratti all’oblio e strappati al declino.

A cosa si deve questa ammirazione per luoghi abbandonati?

Come spiega la BBC, davanti a un luogo in rovina si genera un misto di paura e nostalgia, ma anche un brivido d’eccitazione.

Secondo Sonia Paone, docente di sociologia urbana all’Università di Pisa: “Le rovine hanno sempre avuto un fascino perché alludono alla transitorietà dell’opera umana, all’inesorabile trascorrere del tempo, alla caducità delle cose. Oggi la tragicità cosmica di una natura che potrebbe riprendere il sopravvento fa sì che le rovine del tempo presente siano fonte di ispirazione”.

Galleria Battilossi

Ed è così che tanti disegnatori scelgono come punto di partenza per le proprie creazioni il ferro arrugginito o altri oggetti considerati di scarto. Lavori che danno vita a interni rustrial, una sintesi dello stile industriale e di quello rustico, spiega Newshub, simile a quello degli appartamenti newyorkesi caratterizzati dall’utilizzo di mattoni a vista e ferro. Per le mura di casa spazio anche al cemento, lasciato rigorosamente grezzo.

Un trend al quale si ispirano anche designer come Maurizio Battilossi, fondatore della Galleria Battilossi: “Alla base del mio lavoro c’è l’idea che la sublime raffinatezza non stia soltanto nella perfezione, ma che possa essere trovata anche in oggetti semplici che mostrano i segni del tempo, come una lamiera corrosa”.

Anche nel mondo della moda, i brand si lasciano ispirare sempre più spesso da location abbandonate o ex aree industriali utilizzandole come set per le sfilate: teatri ricoperti di graffiti ormai infestati da erbacce come racconta Harper’s Bazaar, fabbriche di panettoni, garage di edifici residenziali e persino aeroporti come riporta il francese Le Figaro, fanno da palcoscenico alle ultime collezioni d’alta moda da Milano a New York.

I luoghi abbandonati non sono solamente set utilizzati qualche giorno e poi lasciati nuovamente al loro destino, ma anche una solida base per progettare e inventare nuovi spazi a misura d’uomo: ne sono un esempio la newyorkese High Line, una ferrovia sopraelevata in disuso dagli anni ’80 diventata poi un parco lineare come spiega NBC o il tratto di binari che univa le città francesi di Rosheim e Saint Nabor, trasformato in un cammino lungo 11 chilometri che permette di riscoprire paesaggi dimenticati e lasciarsi sorprendere da nuovi punti di vista. Altri esempi sono edifici come la Tate Modern o la Fondazione Prada dove la nuova destinazione d’uso e il passato dell’edificio sono strettamente legati e trasportano i visitatori in un luogo unico e fuori dal tempo. Persino i matrimoni non sono esenti da questa “febbre del vissuto” come racconta il Daily Mail, secondo il quale uno dei trend più in voga nel settore sarebbe l’urban wedding che si contraddistingue soprattutto per la scelta di location come magazzini in disuso o vecchi granai.

E sulla tavola, come si traduce questa passione per l’abbandono? Come spiega The Guardian, riappropriandosi di sapori dimenticati come quello della frutta matura al punto giusto, preferendo quella coltivata nel proprio orto, rispettando i ritmi della natura, a quella in vendita sugli scaffali dei supermercati. La riscoperta di antichi sapori è stata al centro anche della kermesse culinaria Madrid Fusión dove, riporta il quotidiano spagnolo El Español, gli chef hanno riaffermato l’importanza di ritrovare la semplicità nei piatti tradizionali, lasciando per un po’ da parte le complesse tecniche della nouvelle cuisine.

In linea con questo trend ci sono poi i ristoranti che sorgono all’interno di ex lavanderie, cristallerie e persino in complessi industriali. Ovviamente nemmeno l’arte contemporanea poteva sottrarsi al fascino dell’abbandono con opere che dialogano con lo spettatore conferendo una nuova connotazione agli oggetti abbandonati.

È il caso, come riporta Montreal Gazette, del collettivo canadese Garbage Beauty che trasforma gli oggetti abbandonati per strada: un’asse di legno gettata al fianco di vassoi di plastica, ad esempio, grazie alla scritta “la table est mise” (la tavola è apparecchiata) diventa, sin dal primo sguardo, un tavolo sul quale qualcuno ha appena mangiato. Significativo anche il lavoro dell’artista Jane Perkins che utilizza rifiuti per dare vita a celebri opere come Ragazza col turbante o Notte stellata.