CIAO CHIARA, ho 32 anni e il mio grande problema sono io. Anzi, io e la mia insicurezza. Non credo abbastanza in me stessa. Ho paura delle nuove esperienze e, quando non riesco in qualcosa, mi sento come se avessi fallito e mi demoralizzo. Tutto ciò che ho sempre sognato di fare è svanito nel nulla. Da piccola, alla domanda “Cosa vuoi fare da grande?” non sapevo cosa rispondere. Una delle poche volte in cui ho ricevuto dei complimenti è stata quando una professoressa mi disse che ero portata per l’insegnamento. L’idea mi era talmente piaciuta che ne parlai a casa, ma mi dissero di pensarci bene, perché fare l’insegnante non era facile per una questione di graduatorie e per il fatto che si guadagna poco. Questa continua ricerca di approvazione da parte degli altri mi ha fatto perdere tempo e ha aumentato le mie insicurezze. Vittoria

La risposta di Chiara Gamberale

Vittoria carissima, quanto è difficile uscire dai meccanismi perversi (e insieme tenerissimi) della nostra infanzia. Come una risacca ci raggiungono anche se abbiamo spostato l’asciugamano, ci lambiscono i piedi, ci ricordano che “Ehi, tu pensavi di no, ma invece ci sono anche io”. Sto azzardando, lo so, ma forse ha ragione Michele Mari quando scrive che è successo tutto “laggiù”: l’odore della nostra pelle, ma pure la forma della nostra personalità, le gioie e le dannazioni che ci fanno da difesa e da della nostra personalità, le gioie e le dannazioni che sabbie mobili. E però il tuo sguardo le ha sapute intercettare, anche se sembra poco è già tantissimo. Adesso hai un punto di partenza dal quale provare a prendere nuove misure di te e circondarti dello spazio giusto, tuo e basta. Dove andresti? Chi diventeresti? Non è mai troppo tardi per andarla a trovare, la misura della nostra felicità. Mia per me e tua per te.

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