“Quando si tratta di malattie, non direi mai di essere un ipocondriaco. Semmai sono un allarmista. Non è che mi senta malato di continuo, ma quando mi ammalo penso subito che sia la volta buona” (Woody Allen)
Lui è convinto di avere tutte le malattie del mondo? E io faccio finta di non sentire le sue lamentele. Perché la regola numero uno, quando si vive con un ipocondriaco, è evitare che faccia esami di cui non ha bisogno.
Il motivo è semplice. Gli esiti dimostrerebbero che va tutto bene , ma ci potrebbe sempre essere un valore leggermente sballato (anche se insignificante da un punto di vista medico), a cui si appiglierebbe per elaborare nuove paranoie.
Con queste persone, la pazienza è un’arma indispensabile. Spesso, quando lo vedo preoccupato, lo ascolto e poi cerco di spiegargli perché i suoi timori sono infondati. «La pallonata presa a calcetto sarà anche stata violenta, ma non sei svenuto, non ti gira la testa, non hai problemi di stomaco».
È poi importante compiere un passo in più : fargli notare che il suo corpo ha mandato anche dei segnali positivi che lui (è tipico degli ipocondriaci) ha ignorato. «Hai mangiato con appetito, hai chiacchierato tutta la sera. Davvero, non c’è motivo di preoccuparsi».
Se l’ipocondriaco di turno è una persona ironica e poco permalosa (caratteristica indispensabile), riderci sopra serve a sdrammatizzare la situazione. Be’, confesso che con questa strategia ci sono andata pesante.
A mio marito avevano appena estratto un dente . Un amico medico, felice di farmi da complice, gli ha raccontato di quel suo paziente arrivato al pronto soccorso in coma, per via di un’infezione scatenata dallo stesso, piccolo, intervento. La messinscena è durata un giorno intero, tra continui risciacqui, minuti di assenza pensierosa, mille domande. Fino a quando ho vuotato il sacco, tra le risate degli amici. Si è arrabbiato (solo un po’). Ma, cosa più importante, messo di fronte all’assurdità dei suoi pensieri, ha capito che spesso è la sua mente, e non il fisico, a tirargli brutti scherzi.
Quando le sue ossessioni mettono a rischio il quieto vivere, scoppio. Gli dico chiaramente che ne ho abbastanza. Che faccia pure quel che gli pare, controlli medici ed esami, basta che la smetta di parlarmene e assillarmi.
Ma è una strategia da adottare con cautela: ci sono ipocondriaci che, presi a muso duro, si sentono incompresi, perfino abbandonati, fino a rischiare la depressione. Per fortuna, mio marito è uno di quelli che, messo di fronte alla realtà, si arrende all’evidenza. Dopo qualche anno insieme, a volte non servono nemmeno le parole.
Come quando mi hanno indotto con urgenza il parto per una colestasi gravidica (un problema al fegato che può colpire le donne incinte) e lui, al mio fianco in sala d’attesa, si lamentava per una fitta al fianco destro: «Accidenti, mi sa che questa malattia della gravidanza è contagiosa». Ecco, quella volta, è bastato fulminarlo con uno sguardo.