Hai mai sentito parlare della regola del “buon amico”? Si basa sul concetto secondo il quale non è poi così male essere “impopolari”. Spieghiamoci meglio…
Cos’è la regola del “buon amico”?
La regola del “buon amico” approfondisce il concetto secondo il quale è meglio avere un solo vero amico fidato, piuttosto che tante conoscenze superficiali. Come a dire: una connessione profonda con una persona è preferibile a molte relazioni amicali di “contorno”. Un amico affidabile e comprensivo può cambiare le regole del gioco e aiutarci nella nostra crescita personale, la nostra forza emotiva e il modo in cui ci muoviamo nel contesto sociale.
Basta un solo amico fidato
Sul tema è intervenuta l’educatrice Vanessa Kroll Bennet nel podcast “Open Relationships: Transforming Together” di Your Tango: “C’è questo mito nella nostra società secondo cui gli adolescenti hanno bisogno di un grande gruppo di amici – ha detto la dottoressa Bennet -. In realtà un giovane ha bisogno solo di un’amicizia di qualità per ottenere i benefici riguardo al bilanciamento della salute mentale, del rendimento scolastico e del senso di appartenenza. C’è bisogno di solo un amico fidato”.
La regola del “buon amico” va dunque contro il pensiero secondo cui avere tanti amici ed essere molto popolari rende felici e invita invece a concentrarsi sulla costruzione di una relazione autentica che va oltre ciò che le persone potrebbero pensare superficialmente.
Amicizie? Meglio la qualità
In termini semplicistici, la teoria del “buon amico” cerca la qualità nelle amicizie piuttosto che la quantità. Ciò suggerisce che avere un amico che ti capisce davvero è molto più appagante che cercare di rendersi simpatici a molte persone.
Perché preferire la regola del “buon amico”?
In una società che spesso associa la “coolness” alla popolarità, gli individui che non si adattano agli schemi convenzionali possono trovare conforto nell’idea che la qualità conta più della quantità. Sapere di essere definiti dalla profondità delle proprie relazioni e non dallo status sociale, sposta l’attenzione incoraggiando a dare priorità alle amicizie vere rispetto alla “raccolta” di followers insignificanti. In tal modo si ridefinisce il successo nelle dinamiche sociali. Altro punto saliente è l’autenticità, al centro della teoria del “buon amico” che sprona gli individui a essere fedeli a se stessi piuttosto che conformarsi agli standard sociali di “bellezza”.