Dilemma quasi shakespeariano quello di porsi la domanda : “Lascio o non lascio mio marito”. Conseguentemente la risposta richiede un attento e approfondito esame di riflessione. Proviamo a farlo.
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– Innanzitutto bisogna approfondire se le cause del malessere di coppia sono esclusivamente da attribuire al marito o anche al tipo di relazione instaurata o ancora a se stessi. Spesso si tende ad attribuire tutta la colpa del malessere individuale e di coppia all’altro. Prendere consapevolezza delle reali cause del malessere è premessa necessaria di qualsiasi decisione.
– In seguito bisogna chiedersi che cosa si è fatto per riprovare. Si è comunicato il proprio malessere? Se n’è discusso in coppia? Il proprio marito si è reso disponibile ad ascoltare e a condividere soluzioni? E' stato esperito in maniera concreta il tentativo di riprovarci?
– Non da meno è chiedersi se si provano ancora sentimenti per il proprio partner e di che tipo. Se l’amore dovesse essere completamente spento, non c’è tentativo che sia efficace per riprovare. Almeno che non si abbiano altre motivazioni per continuare a stare in coppia.
– Quarto e ultimo passaggio quello fondamentale: Ci riprovo o no con mio marito è solo la logica conclusione degli altri tre delineati. La decisione di separarsi è solo la conclusione di un processo e non un’azione fine a se stessa.
“Stasera lo sa. Le persone dovrebbero lasciarsi prima di arrivare a quel punto, dove sono arrivati loro. Perché poi ti resta addosso troppo male. Invece non succede: si arriva fino in fondo, si scola tutta la merda, anche quella che non vi spetta, che rigurgita dai tombini, quella dell'intero palazzo, dell'intera città, di tutte le coppie che si sono lasciate prima di voi, contemporaneamente a voi.
Tutte le coppie che si lasciano s'infilano nello stesso buco, ripetono lo stesso giro nel castello degli orrori. No,non bisognerebbe arrivare dove sono arrivati loro. Ai primi sintomi bisogna andarsene, lasciare il campo. Tanto non va meglio, va peggio e peggio.”
Margaret Mazzantini