MATRIMONIO IN CRISI E DEPRESSIONE POST PARTUM – La depressione dopo il parto è la paura più diffusa tra le donne che si apprestano a partorire un figlio e rappresenta un motivo di ansia che spesso si aggiunge a quello del dolore per il parto.

In realtà la vera e propria depressione è un evento non così frequente e trattasi di un disturbo serio, che porta la mamma ad avere un profondo vissuto di tristezza, ansia, distacco emotivo che inducono  pensieri negativi su sé stessa ed il proprio figlio o figlia, fino al punto di rifiutarlo/a completamente.

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QUANTO DURA LA DEPRESSIONE POST PARTUM – La depressione post parto dunque è una condizione che deve persistere per diversi mesi (almeno 6 ) per definirsi tale ed essere caratterizzata da sintomi che persistono più o meno ogni giorno.

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In questi casi è molto importante intraprendere una psicoterapia e , in caso di fantasie suicidarie e/o aggressive, forte ansia, e disturbi  ad essa correlati, ricorrere su prescrizione medica a un sostegno psicofarmacologico.

IL BABY BLUES – Nella maggior parte dei casi, però, la donna non vive una condizione di vera e propria depressione, ma piuttosto una fase depressiva, detta anche baby blues, che dipende essenzialmente da fattori ormonali, dallo stimolo di maggior serotonina in seguito al parto, e dalla fase di adattamento ad un nuovo equilibrio che passa per un cambiamento dello stile di via (come il sonno irregolare causato dai risvegli del neonato, la sospensione delle attività personali, anche lavorative, il poco spazio che resta alla coppia e alla sua intimità etc.).

COPPIA IN CRISI – Proprio questo nuovo assetto da vivere ed imparare ad accettare, potrà condurre la coppia a ridimensionare i propri spazi e a sacrificarsi sino al punto di rinunciare alla sessualità, così come a gran parte della vita sociale etc…

Sarà allora la vita di coppia a deprimersi, causando conflitti, frustrazioni e insoddisfazioni reciproche. Nei primi mesi dopo la nascita del bambino questo è piuttosto fisiologico, ma se questa condizione si trascina troppo a lungo, è senz’altro utile riconoscere innanzitutto di vivere una crisi, per poi correre ai ripari e cercare di ridare più spazio all’intimità persa.


ASSENZA ATTIVITA’ SESSUALE – Molte donne non affinano un’identità femminile capace di far convivere seduttività ed erotismo con la maternità. Spessissimo gli uomini perdono attrazione verso la partner già dall’inizio della gravidanza. Si tratta di soggetti in cui è forte l’opposizione tra donna-madre e donna-amante.

Del resto in molte donne scatta dopo il parto l’esclusione dei rapporti con il maschio finché il figlio non superi la dipendenza. Spesso una dipendenza che dura molto, forse troppo.

Intendiamoci, un figlio venendo al mondo non può non essere primario per i genitori. La preoccupazione del benessere e della felicità di quella nostra emanazione è all’origine del perpetuarsi della specie.

L’atteggiamento di dedizione viscerale della madre è stato imitato (fortunatamente) dai padri che nelle ultime generazioni divengono sempre più teneri, emotivi, casalinghi e puericoltori. E’ certamente un bene che al pari delle madri, i padri siano estasiati dalla paternità. Ma in tutto questo c’è il pericolo che l’essere maschi e femmine si stemperino troppo nell’essere genitori.

Prevenire la crisi di coppia significa allora non abbandonare i propri piaceri, i propri divertimenti, l’intimità della coppia, cercando sempre di non dimenticare, che chi è più felice e realizzato nella coppia e nella sua vita, sa essere un genitore migliore, meno apprensivo e più assertivo.

Se poi recuperare i propri spazi ed i propri piaceri dovesse rivelarsi molto difficile, sarà allora opportuno richiedere un sostegno psicologico , di tipo relazionale e sessuale, per non rassegnarsi e chiudersi in una condizione di depressione della coppia stessa.