Negli ultimi 30 anni sono stati eseguiti numerosi studi sugli effetti che l’arrivo di un figlio causa in un matrimonio. E tutti concordano nell’affermare che il matrimonio felice è quello senza figli.
Questa affermazione potrà sembrare perentoria, tuttavia il tema non è così semplice come sembra.
Figli sì o no per un matrimonio felice?
Gli studi ammettono che la vita di coppia all’interno di un matrimonio senza figli è più soddisfacente, ma questo non significa che non bisogna avere figli, soprattutto se la coppia è d’accordo sull’averli.
Quello che invece vogliono dire gli studi è che, quando in un matrimonio si decide di avere un figlio, è conveniente prendere in considerazione alcuni aspetti che riguardano esclusivamente la vita di coppia.
Gli studi
Le dottoresse Claudia Marelli e Arianna Vigotti, rispettivamente psicologa e psicoterapeuta e dottoressa in scienze psicologiche, affermano che diventare genitori implica il concetto di rimettere ordine in sé stessi e nella coppia.
Che sia arrivata all’improvviso o che si sia cercata, la certezza di una gravidanza si presenta insieme a un misto di emozioni molto forti: paura, gioia, insicurezza, confusione.
Un mix di emozioni positive e negative che sono necessarie per riorganizzare sé stessi in quanto genitori, in quanto parti di una coppia, in quanto individui.
Le dottoresse parlano di una modificazione profonda delle singole personalità e della coppia nel suo insieme.
Scegliere di avere un figlio
Se la coppia ha scelto di avere un figlio, la prima domanda che dovrebbe porsi è come un bambino cambierà la vita di coppia.
Infatti, negli ultimi decenni sono cambiate anche le dinamiche di passaggio dall’essere giovani adulti a adulti: ovvero questo passaggio evolutivo, a volte, porta con sé un sentimento di libertà e di attenzione sulla propria persona, sia a livello fisico, sia psichico.
Di conseguenza, nelle coppie giovani che scelgono di avere un bambino può realizzarsi un contrasto più marcato tra la vita adulta e i primi anni di genitorialità.
Contrasto che può rendere il passaggio molto complicato, con la conseguenza di ottenere una sensazione di insoddisfazione enorme a livello di vita di coppia.
I pareri degli studiosi
Detto questo, la teoria secondo cui il matrimonio senza figli è quello felice trova due pareri contrastanti tra gli studiosi: da una parte ci sono quelli che affermano, sulla base delle evidenze, che diventare genitori rappresenti un cambiamento stressante, ansiogeno, che fa sviluppare un senso di inadeguatezza marcato ad uno o entrambi i genitori, impattando negativamente nella vita di coppia.
Dall’altra, invece, ci sono quelli che, sempre sulla base delle evidenze, ammettono che la tesi secondo cui il matrimonio felice è quello senza figli non è sostenibile perché non compromette in tutti i casi la soddisfazione coniugale.
Le conseguenze dell’arrivo di un figlio sulla vita di coppia
Tuttavia, la maggior parte delle ricerche ammette che, tra le coppie che diventano genitori, si concretizza un aumento del conflitto con relativa riduzione di scambi positivi, tanto che ci sono evidenze di coppie che non si parlano tra loro per mesi, e una diminuzione del desiderio sessuale.
Un altro dato: dai dati delle ricerche si evince che gli effetti negativi sulla vita di coppia all’arrivo del primo figlio persistono per almeno i primi 4 anni di vita del bambino e che a soffrire di più del calo di soddisfazione sia la donna.
Infatti, le madri cominciano a mostrare insoddisfazione già subito dopo il parto, mentre per i padri il calo avviene tra i 6 e i 15 mesi dopo la nascita del bambino.
Le variabili
Come è facile intuire, non succede a tutti e mai nello stesso modo, anzi, in alcune coppie il rapporto migliora dopo aver avuto un bambino.
Proprio per questo gli studiosi hanno stabilito delle variabili nel cambiamento di relazione di una coppia dopo la nascita di un figlio.
La prima variabile riguarda la pianificazione della nascita e il livello di gratificazione sessuale della coppia prima della gravidanza.
Infatti, se la gravidanza è stata scelta e pianificata da entrambi i genitori e se l’intesa sessuale pre-gravidanza era forte, alla nascita del bambino i conflitti si riducono al minimo e non persistono nel tempo.
Un’altra variabile è la lunghezza della relazione, e poi lo stato della stessa: dalle ricerche emerge che il rapporto post-gravidanza appare meno stabile se la coppia non è sposata.
Inoltre, più lunga è la relazione tra i due genitori prima della gravidanza, meno instabile sarà il passaggio alla genitorialità.
Questo punto presuppone una più profonda conoscenza tra i partner, di conseguenza maggiore stabilità e maturità all’interno della vita di coppia.
Perché alcune coppie si lasciano e altre no dopo la nascita di un figlio?
Per capire perché la nascita di un figlio provoca un logoramento in alcune coppie e un miglioramento in altre, gli studiosi hanno messo in luce 3 costrutti fondamentali:
- Le vulnerabilità durature;
- La natura dell’evento stressante (nascita);
- La qualità dei processi adattativi delle coppie.
Riguardo al costrutto 1, gli studiosi hanno notato che, se all’interno delle famiglie di origine di uno o di entrambi i neogenitori ci sono stati divorzi o conflitti, il neogenitore o entrambi ne saranno condizionati e tratteranno il proprio rapporto di coppia con più sensibilità rispetto a una coppia di neogenitori che non abbia mai vissuto il divorzio o i conflitti nella propria famiglia d’origine.
Sulla nascita del bambino vera e propria, invece, gli studiosi hanno notato che i padri all’interno di una coppia che ha avuto subito un figlio rispetto a uno che ha dovuto aspettare per svariati motivi evidenziano un calo di soddisfazione più marcato all’interno della relazione.
Sul terzo punto, infine, nelle coppie che hanno già difficoltà nella relazione prima di avere un bambino, dopo il parto evidenziano un incremento del conflitto.
Conclusioni
Da quanto detto fin qui è evidente che gli studi riportati non trovano un accordo sugli elementi che possano predire esattamente il futuro di una coppia dopo aver avuto un bambino.
Gli studiosi affermano, infatti, che lo studio delle relazioni umane non può rientrare nelle scienze esatte perché esistono infinite variabili per cui quello che accade a una percentuale di persone può non accadere ad altre e viceversa.