Dicono che noi quarantenni siamo una generazione di eterni scontenti, di irrealizzati e insoddisfatti, che non sappiamo impegnarci. E quindi è normale che il numero di divorzi sia aumentato notevolmente. Insomma i nostri nonni si smazzavano di fatica per mangiare e crescere i figli, in un mondo più povero e meno ricco di possibilità dove forse si dava molta meno importanza alle emozioni, ai sentimenti, all’amore perché i veri problemi erano altri.

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E così mi ritrovo a pensare che forse sono una smidollata se oggi sento di non farcela più a sopportare di vivere insieme all’uomo che ho sposato. Dovrei forse fare come mia nonna che ha sopportato e sopportato, che non poteva lavorare e il suo unico compito era mantenere vivo e acceso il focolare domestico. Alla fine, sì, i nonni sono stati insieme per tutta la vita, ma come? 

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Nessuno sa davvero come hanno vissuto, se alla fine sia valsa la pena di fare questi sacrifici per poter invecchiare insieme al proprio coniuge. Non so, resta sempre immortale l’idea romantica dell’invecchiare insieme, ma forse è vero che noi di questa generazione non siamo più disposti a sacrificarci davvero pur di realizzare questo sogno romantico.

Di fronte a noi un mare di possibilità, di sogni ancora da realizzare, di emozioni da provare. E così che mi sento oggi che ho deciso di separarmi da mio marito dopo anni in cui il nostro matrimonio era diventato pura routine, senza anima, né cuore. Una lunga serie di piccoli crepacuori, delusioni e musi lunghi.