Mi è capitato di recente di discutere perché fingere l’orgasmo a una cena con amiche. La premessa è che noi, nate e cresciute nel secolo scorso, siamo state educate all’idea che il nostro orgasmo fosse dubbio, incerto, misterioso; possibile ma in ultima analisi remoto e che, di conseguenza, potesse rendersi necessario e auspicabile simularlo.
Fingere l’orgasmo può essere una consuetudine
Nessuno naturalmente ci suggeriva di praticare del sano autoerotismo, che ci avrebbe consentito di conoscere meglio il nostro corpo, senza ansie; e di imparare a sperimentare un piacere condiviso, comunicando senza sensi di colpa come avremmo gradito essere stimolate. Nossignori. La consuetudine era talmente consolidata che gli uomini stessi erano soliti domandare: sei venuta? Non era mai chiaro, neppure a loro.
Non tutte lo fanno
Crescendo, ci siamo evolute in maniera diversa: da un lato quelle che hanno incluso la simulazione dell’orgasmo tra i propri costumi e, dall’altro, quelle che hanno imparato a considerare l’orgasmo un atto di liberazione e affermazione politica, impossibile da fingere.
Sull’orgasmo ci sono due fazioni
Questa dicotomia si è manifestata anche durante la cena, pertanto quando i toni hanno iniziato ad accendersi, mi sono permessa di segnalare che non è mica una gara e che possono esserci delle ragioni per cui si finge.
Le ragioni per cui si finge
Alcune hanno difficoltà, di natura psicologica o organica, a raggiungere l’orgasmo e fanno fatica ad ammetterlo, o a parlarne, per esempio. Altre riescono benissimo a procurarsi piacere da sole, ma non altrettanto in compagnia di un partner. Altre ancora vivono un periodo della vita in cui il piacere non lo raggiungerebbero comunque, perché la loro testa è altrove. Altre infine vogliono solo sbrigarsi, e fingere è un utile stratagemma per condurre il partner all’acme e concludere le danze.
Non c’è una ricetta valida per tutte
Personalmente non ricordo di aver mai finto l’orgasmo e penso che una sessualità sana non possa prescindere da una comunicazione efficace dei propri desideri, stati d’animo, fragilità. Ma non siamo tutte uguali. La ricetta migliore per sé non è necessariamente la migliore per tutte. Ricordiamolo di più, e giudichiamoci di meno.