Per tantissime persone offrire aiuto a qualcuno è molto più semplice che chiederlo per se stesse, sia che si tratti di problemi gravi che di favori semplici e banali.
La maggior parte di noi, infatti, fatica all’idea di appoggiarsi agli altri, anche solo momentaneamente, ancora di più se si tratta di persone care. La conferma arriva da una recente ricerca, secondo cui circa il 65% degli anziani preferirebbe pagare e avvalersi di un aiuto professionale per la propria assistenza quotidiana, piuttosto che rivolgersi alla famiglia o agli amici.
Quanto è difficile accettare una mano tesa
Dare spazio agli affetti che ci circondano, permettendo loro di aiutarci in un momento di difficoltà, tuttavia è fondamentale e produce tanti vantaggi. Quali? Il primo tra tutti è quello di farci riscoprire legami sopiti. Il secondo quello di indurci a coltivare meglio rapporti umani che nella frenetica vita quotidiana tendiamo inevitabilmente a trascurare. Pare dimostrato, inoltre, che molte relazioni si fortifichino dopo che due persone hanno affrontato e superato una difficoltà insieme.
Ma perché allora facciamo così fatica a chiedere aiuto?
Temiamo di sembrare immaturi
I motivi di questa ritrosia diffusa risiedono prima di tutto nella dimensione sociale e nell’idea di crescita che abbiamo in testa. Da bambini è normale avere bisogno di mamma o papà per fare le cose, mentre da grandi ci sembra inaccettabile non riuscire a cavarcela sempre da soli e se succede ci sentiamo immaturi e poco intelligenti.
Un simile pensiero è talmente radicato nella società che lo prendiamo per buono senza nemmeno fermarci a pensare a quanto, invece, sia ridicolo. Anche se crescendo si diventa individui autonomi, questo non significa affatto escludere dalle nostre vite la presenza degli altri che, in molti casi, possono rivelarsi preziosi. Avere qualcuno che ci dia sostegno emotivo o materiale e che ci aiuti a vedere meglio certe situazioni che non riusciamo a mettere a fuoco è fondamentale. Quando riusciamo a fidarci diamo il meglio di noi perché è proprio dal confronto che emergono le migliori potenzialità.
Inoltre, ammettere di non avere tutto sotto controllo è un atto di coraggio verso noi stessi. In questo modo riconosciamo i nostri limiti, dai quali ripartire con rinnovato entusiasmo.
Diamo la colpa agli altri
È stato riscontrato come molte persone che si rifiutino di appoggiarsi ad amici, familiari o partner abbiano scarsa autostima e attribuiscano poco valore alle proprie necessità. Istintivamente vi antepongono quelle degli altri, ai quali sono sempre disposti a dare una mano ma dai quali non vogliono mai riceverla.
La motivazione ufficiale è di non voler disturbare o far perdere tempo: ma si tratta di un altruismo solo apparente.
Pur non chiedendo sostegno, infatti, spesso si aspettano che esso arrivi in modo spontane. E se ciò non accade? La colpa non è loro che non hanno saputo chiedere, ma degli altri che avrebbero dovuto capirne spontaneamente i bisogni.
Un ultimo fattore da non sottovalutare è la sensazione di contrarre un debito chiedendo un favore. «Se un giorno vengono a prendere tuo figlio a scuola, ti senti in dovere di ricambiare il favore prima o poi», spiega lo psicologo e scrittore, Albert Sonnevelt.
Orgoglio e vergogna ci bloccano
Anche l’orgoglio e la paura di perdere lucidità giocano un ruolo fondamentale nella difficoltà di chiedere aiuto perché farlo significa consegnare all’altro il potere di gestire la questione e accettare che ne prenda il comando o quasi.
Un altro motivo che ci spinge a chiuderci in noi stessi è non voler svelare i nostri problemi, che spesso ci fanno vergognare. Questo succede soprattutto nei casi di richieste di denaro o sostegno per uscire da una dipendenza.
Il senso di imbarazzo nel parlarne deriva dall’idea che mostrarci vulnerabili di fronte a un evento possa scalfire l’immagine perfetta che, secondo il nostro giudizio, gli altri avrebbero di noi, inducendoli a volerci meno bene o a non stimarci più come prima. Anche in questo caso, spesso basterebbe farci coraggio e provare ad aprire il dialogo, per scoprire che gli affetti sinceri, se possono, non vedono l’ora di esserci utili.
Abbiamo paura del rifiuto
Ma anche quando, finalmente, decidiamo di fare il grande passo e chiedere aiuto, spesso un ulteriore pensiero angosciante si materializza nella testa: e se la persona a cui ci rivolgiamo dirà di no? L’eventualità di un rifiuto per molti è talmente dolorosa da portarli a preferire non chiedere mai nulla, nemmeno le cose più banali, al lavoro come nella vita privata. L’idea che qualcuno possa non rispondere alla richiesta di sostegno, infatti, difficilmente viene circoscritta all’evento specifico. Molto più spesso il pensiero predominante è che quel no sia personale e che a essere rifiutati siamo noi, non il favore richiesto.
Anche se il rischio di un rifiuto esiste, però, vale sempre la pena tentare, per scoprire che il più delle volte una mano pronta ad afferrarci c’è.