Perché è diventato così difficile vedersi con le amiche? Ormai, trovarsi a fare due chiacchiere è come organizzare una spedizione: si crea il gruppo whatsapp ad hoc per l’uscita, si butta lì qualche data magari con un sondaggio, e si comincia a “schedulare”, a “incrociare le agende” finché si trova una data, lontanissima, che vada bene a tutte. Salvo poi, man mano che la data si avvicina, essere costrette a rimandare per un impegno che si è infilato all’ultimo momento.

Uscire con le amiche: dopo i 40 anni complicato gestire le varie aree della nostra vita

E così possiamo lamentarci nello stesso gruppo whatsapp di quanto siamo piene di cose da fare, di come ci dispiace, e ricomincia la caccia alla data. Solo che così passano veramente i mesi e le stagioni. Colpa nostra o colpa del sistema che ci stritola? Un po’ tutti e due. «Certo dopo i 40 anni diventa più difficile gestire le tante aree diverse della vita, in più la nostra sensibilità sulla mancanza di comunicazione si acutizza» spiega la psicologa Elena Nemilova. «Si acutizza perché quello che noi percepiamo come mancanza di socialità, si riferisce a quella socialità che abbiamo vissuto da bambine e da ragazze, quando ci si trovava nel cortile sotto casa, in piazza, sul muretto, al bar e si stava “in giro”. Ma questa è un’assenza che viviamo noi adulti. Non è detto che valga per esempio per i ragazzi, che già a otto anni chiacchierano su whatsapp. Loro, i giovani, in questa deumanizzazione della vita, per certi versi ci si accomodano. Noi invece facciamo fatica».

Obblighi e scadenze ci fanno rimandare

Il problema è che è il nostro mondo, il nostro stile di vita a imporci obblighi e scadenze che prendono in ostaggio tutto il nostro tempo. Ma essere sequestrati, a molti di noi in fondo piace. «Riempirci la giornata fitta fitta di doveri è più facile che ritagliarsi del tempo per sé. Quando ci sentiamo in apnea e ci lamentiamo con le amiche perché “non ce la facciamo” a trovarci, dovremmo chiederci: quanto riusciamo a prenderci cura di noi, nonostante i compiti infiniti che la società ci impone? E per compiti non c’è solo il lavoro, ma anche la spesa, la visita medica, i bambini, i genitori anziani, la raccomandata alle poste. La società è un sistema che deve funzionare a tutti i costi e che non ci lascerà mai libere. Non pensiamo che domani sera, dopo aver cucinato oggi, non dovremo più farlo, o che un giorno con la pensione potremo davvero “fare quello che vogliamo”. Ci sarà sempre uno spazio vuoto nella nostra giornata che verrà riempito da qualcosa».

L’agenda al contrario: la nuova gerarchia delle priorità

Occorre quindi impedire che quello spazio venga riempito. Altrimenti il rischio è di passare una vita in attesa: della serata libera, della vacanza, della pensione. «Se per noi avere uno spazio mentale da vivere con le amiche è importante, allora dobbiamo obbligarci a trovarlo. E invece di mettere in agenda i soliti impegni e scadenze, facciamo un’agenda al contrario: proviamo a programmare la nostra vita prima di tutto con le cose piacevoli per noi, anche piccole, come una manicure o appunto un caffè con un’amica, e blocchiamo queste date» suggerisce la psicologa. «Pensare che dopo aver svolto i nostri compiti verrà il riposo, l’incontro con le amiche o il momento “per noi”, è un comportamento infantile: non siamo bambini che dopo i compiti sono liberi di giocare. Gli adulti, se non se lo impongono, non possono giocare mai».

La scelta di uscire dipende solo da noi

L’unico premio delle nostre fatiche è lo stipendio che arriva alla fine del mese. Ma per le nostre fatiche quotidiane, per quelle non c’è un papà buono che ci premia. «L’atteggiamento di una persona matura è quello di fare per fare, non per ricevere qualcosa se non, appunto, al lavoro. Anche riempirsi l’agenda e spuntarla man mano, è un modo per dirci “brave” da sole, nella speranza che gli impegni un giorno si esauriscano. Ma non sarà così: spetterà quindi a noi, alla nostra capacità di scelta, decidere che quella sera vogliamo uscire». E se si affaccia un certo senso di colpa per i figli che restano a casa e magari senza la cena pronta, anche questo è un modo per sabotare la nostra scelta: «Dietro a questa sensazione c’è la paura dell’abbandono: il pensiero che fa capolino è quello di essere punite, di perdere l’amore degli altri se facciamo la nostra scelta. Ma è una persona adulta quella che sceglie di stare dove sta» dice la psicologa.

uscire con le amiche

Uscire con le amiche deve diventare un’imposizione

Anche chi apparentemente non desidera qualche uscita serale, perché appagata e “già piena di cose da fare”, in realtà dovrebbe imporselo. «Se non si prova questo desiderio, va costruito. Se ci sentiamo comunque realizzate e appagate da tutto ciò che ci riempie la vita, se non ci sembra una mancanza non uscire ogni tanto alla sera, non fare gli aperitivi, non vedersi con amici e amiche, è anche perché magari tendiamo a vivere queste occasioni come bisogni indotti. Quindi faremo in modo di non liberarci, per non dover obbedire anche a questi “obblighi”».

Uscire con le amiche ci fa diventare più intelligenti

L’essere umano è un animale sociale, ma la socialità sicuramente complica la vita. «Stare in relazione con gli altri dal punto di vista neurobiologico è uno dei compiti più complicati al mondo. E il cervello tende a evitarsi le complicazioni» dice la dottoressa. «Ci basti pensare che negli ultimi 20 anni, con il ritiro sociale, si è invertita la tendenza della crescita cognitiva. Fino agli anni Duemila ogni generazione superava quella precedente, ma oggi non è più così. La relazione con gli altri quindi è fondamentale per migliorare le nostre capacità cognitive e sì, diventare anche più intelligenti. Peccato che i ragazzi in genere nell’isolamento siano perfettamente a proprio agio: c’è internet, cosa chiedere di più?».

Mettiamo in pausa la nostra ansia

La spinta a uscire, a cercare la socialità, non la dobbiamo solo a noi stesse, ma anche ai nostri figli. «Complicarci la vita con qualche uscita serale è necessario se vogliamo diventare un modello per loro: un genitore che non sia un automa al servizio del sistema, ma una persona libera che sa anche occuparsi del proprio piacere» esorta la psicologa. Poi però in quella scelta, in quella serata, occorre starci fino in fondo, visto che ce lo siamo imposte. Lasciamo in borsa il cellulare e mettiamo in pausa la nostra ansia: «I nostri circuiti neurovegetativi, già dal mattino appena sveglie, sono s empre eccitati, in perenne allerta che accada qualcosa, e in effetti con i cellulari qualcosa accade sempre: la telefonata improvvisa , la notifica del corso in palestra che dobbiamo correre a saldare, il messaggio della figlia. Se siamo riuscite a fare lo slalom tra tutti questi push, cerchiamo allora di fare in modo che quella sera, lì con le amiche, non ne arrivino altri. Altrimenti il tempo lo passeremo, noi e loro, con il cellulare in mano, in attesa. Di cosa? Di altre scadenze, impegni e caselle da riempire».