Le conseguenze del pettegolezzo
Qual è la differenza tra uno scandalo e un pettegolezzo? Oh! Il pettegolezzo è gradevole! La storia è soltanto pettegolezzo. Ma lo scandalo è un pettegolezzo reso noioso dalla moralità. Un uomo che moralizza è di solito un ipocrita, e una donna che moralizza è invariabilmente scialba. – Oscar Wilde
Vi è mai capitato di sedervi di proposito su un muretto o su una panchina per commentare non proprio amabilmente i passanti con qualche vostra amica/o? Dai, non fate le moraliste, il caro Oscar vi chiamerebbe scialbe. Spettegolare è sempre piaciuto un po’ a tutte (e non solo: anche a tutti): il ruolo di comare si addice a quasi tutte le donne, ma anche ai maschietti meno distratti. Basta stare cinque minuti da una parrucchiera per capirlo. O dal benzinaio di paese.
L’insostenibile leggerezza del pettegolezzo ci scarica, ci diverte e ci permette di sgonfiare almeno in parte le fitte di invidia che a volte ci fanno vivere male. Ma possiede anche quella forza prorompente che ha un segreto quando si ha il piacere/privilegio di svelarlo per primi, pure se non dovesse essere vero.
Addirittura un prestigioso studio pubblicato nel 2012 dal Journal of Personality and Social Psichology e condotto all’Università di Berkeley, giustifica il pettegolezzo come arma socialmente utile ai gruppi, che così possono proteggersi da elementi disturbanti. Certo, il troppo stroppia anche in questo contesto, sostengono in poche parole gli studiosi, tuttavia gli stessi incoraggiano al gossip più sano. Stabilire però quale sia il confine fra quello sano e quello malsano, beh é tutt’altra questione.
Quel che è certo è che il pettegolezzo negativo è spesso frutto di pregiudizio, di pura cattiveria, di invidia anche irrazionale, e soprattutto di bugie, create ad arte per screditare qualcuno oppure ingigantite dal famoso e impietoso telefono senza fili. E’ generalmente così che si condannano gli innocenti.
Ma senza cadere troppo nel tragico, basta tenere a mente che sparlare alle spalle di qualcuno (perché, diciamocelo, il pettegolezzo innocente dura poco e da quello al parlare male sul serio il passo è molto breve) è estremamente velenoso. Non solo per chi subisce il pettegolezzo e che prima o poi ne pagherà inconsapevolmente le conseguenze, ma anche per chi ne prende parte attiva.
La differenza fra un pettegolezzo leggero e senza conseguenze, e quello invece cattivo, la si può sentire nel momento in cui lo si produce o lo si riporta: potete anche ignorare quella vocina che vi dice che state sbagliando, ma se c’è della cattiveria in quello che fate quella vocina non smetterà.
Spesso chi sparla non si rende conto di alcuni meccanismi che può innescare: un pettegolezzo infatti può arrivare a rovinare la vita di qualcuno, rendendolo colpevole di qualcosa che non ha commesso, infangandolo in ambito lavorativo oppure screditandolo agli occhi della sua comunità. E pensate che essere le autrici o le complici di qualcosa di simile vi possa far bene? Pensate davvero di essere immuni alle conseguenze, ai sensi di colpa, al contro-pettegolezzo rivolto verso di voi o al semplice karma che prima o poi vi colpirà?
Non è fatalismo, è il meccanismo con cui funziona il mondo: prima o poi quello che dai ti verrà restituito, nel bene e nel male. Forse lì per lì vi sentirete soddisfatte di aver gettato un po’ di fango su quella psudo-amica che vi fa tanta invidia perché ha qualcosa che voi pensate di non avere o meritare, ma presto potreste cambiare idea. Vale la pena attirarsi addosso sentimenti e sensazioni negative pur di sputare un po’ di veleno in giro? Perché scordatevi di essere esenti dalle negatività: essere cattivi, arrabbiarsi, provare invidia o portare rancore sono cose che fanno più male a chi le prova, anche se lì per lì non vi sembra. Senza contare che si rischia di entrare in una spirale infinita di cattiverie e bugie, e ancora cattiverie e ancora bugie, che non faranno altro che avvelenarvi la vita.
Come fare quindi a uscire da certi meccanismi perversi o semplicemente resistere alla tentazione di sparlare di qualcuno anche solo per il gusto di farlo? Se sentite forte questo genere di desideri vi consiglio una cosa sola: non siate vittime di voi stesse, costruitevi una vita per quanto possibile soddisfacente. Riempite i vostri vuoti con persone, cose e interessi che vi piacciono; cercate di vivere con più leggerezza i doveri; e tentate di accettare i dolori, perché contro quelli, ahimè, c’è poco da fare e prima o poi, anche quella persona che vi suscita tutti quei sentimenti negativi, ne sarà vittima. Ma questa non deve essere una consolazione: si chiama consapevolezza.
Un proverbio famoso dice che “a farsi i cavoli propri si campa cent’anni”. Pensateci, perché come sempre la saggezza popolare potrebbe avere ragione da vendere.