Salve Chiara, sono una 50enne che sta attraversando, da tre anni, una sofferenza indicibile a causa di un uomo che l’ha corteggiata tantissimo ma, messo alle strette, l’ha bloccata per non farsi sentire più. La mia mente sa che una persona così non andrebbe mai più cercata. E in effetti non l’ho fatto, ma proprio il rendermi conto di questa totale chiusura mi ha gettato, complice la menopausa, in un profondo stato depressivo. Mi chiedo come possa io non provare fastidio per quest’uomo. È come se volessi che questa sofferenza mi appartenesse per sempre, non lo dimentico e soffro. Annabella
Annabella cara, l’amore e l’attrazione – chimica o intellettuale o spirituale – sempre ci sfidano a un compromesso con l’irrazionale. Mentre ci impigliano il cuore e la testa, già ci stanno allontanando dalla versione più controllata e protetta di noi. E però forse dovremmo, anche solo ogni tanto, appellarci a quella vocina interiore che sappiamo più saggia di tutte le altre, in particolare quando il nostro corpo non riesce a dialogare più con se stesso, tanto è affaticato dal dolore. Non è facile, hai ragione, dimenticare, se stesso, tanto è affaticato dal dolore. Non è facile, ha riassestare. Martin Luther King sosteneva che «la persona dalla mente poco impegnata teme sempre il cambiamento». Perché non provi, ogni giorno, a fare o a vedere qualcosa che ti piace? Qualcosa che ti faccia ripartire da te e a te ritornare. Sono sicura che lo sforzo dell’impegno saprà ripagarti, un giorno, con qualcosa che ti faccia molta più compagnia di quella che oggi ti fa il tuo dolore.