Compiere un percorso insieme a un’altra persona implica un investimento di tempo, risorse ed emotività. Cosa succede, però, se decidiamo di fare un progetto di vita con una persona diversa da noi?
Solitamente avvertiamo questa esigenza quando il partner arriva a toccare le corde giuste, avvicinandoci a quella parte di noi ancora inesplorata, stimolante. Questo di contro comporta una condivisione più profonda di obiettivi, valoriali e fisici.
Una convivenza, una famiglia di fatto, il matrimonio, una casa o anche solo un sodalizio a lungo termine. Ma si fa presto a confondere questo genere di propositi, perché secondo Fromm sostanzialmente vanno a insistere con fermezza nella sfera del verbo “essere” e non tanto in quella del verbo “avere”.
Essere realizzat*
Una coppia è costituita da due itinerari individuali che si incrociano e uniscono, all’interno dei quali ogni componente aiuta e sostiene l’altr* nel viaggio. Non si tratta però di una banale somma algebrica, quanto piuttosto di come vengano gestiti i fattori all’interno della partita.
L’operazione, se vogliamo rimanere all’interno del campo delle equazioni, si gioca sul bilanciamento degli spazi, e sulla capacità di ogni membro della coppia di farne buon uso.
Un progetto di vita con una persona diversa può effettivamente creare problemi in termini di spazio: emotivi, interiori, da indagare con cura senza essere avventati o superficiali. La parsimonia porta sempre consiglio.
Occorre tenere presente che l’altr* non deve servire come finalità ultima a colmare un intervallo vuoto, ma può essere un volano per raggiungere una dimensione migliore di se stessi: quella della realizzazione.
Ognun* dovrebbe rappresentare per l’altr* lo slancio a perseguire i propri obiettivi senza distoglierne troppo lo sguardo, bensì, quando questo accade, aiutarl* a rimettersi in corsa se si perde di vista la meta.
Non è tanto la diversità quanto la quota di conoscenza dell’altr* che fa del nostr* partner la persona adatta a comprendere quando la rotta sta assumendo la direzione sbagliata, perché sa intraprendere le azioni necessarie per ricalibrarla. È l’autorevolezza che arricchisce il rapporto e impreziosisce il processo di crescita comune
Valorizzare la diversità
Mai sentiti i detti: “non ci si piglia se non ci si assomiglia” o “gli opposti si attraggono”? Non necessariamente queste dicerie hanno a che fare con il grado di compatibilità della coppia.
Quest’ultimo si misura sul metro della condivisione che non mira a colmare bisogni atavici, quanto a creare nuovi spazi comuni. Dunque, in un progetto di vita con una persona diversa il punto non è tanto indagare l’altr* per scoprirne le distanze reciproche.
Più che altro si tratta di sostenere e coltivare le peculiarità di entrambi supportandosi nell’impegno che ci si è assunti, pur se attraverso strumenti lontani dal nostro sentire.
L’idea per cui le differenze caratteriali si completano anche passando dalle divergenze rispecchia uno schema prevedibile che non funziona per forza. Essere molto divers* non esula dal conoscersi a fondo in modo tale da poter mantenere un dialogo attivo e collaborativo su tanti fronti, garantendosi quindi un’intimità psicologica che ci consenta di preservare un equilibrio emotivo nella coppia.
Se invece le controversie si fanno inconciliabili, e quindi riguardano dei bisogni esistenziali, probabilmente è perché la diversità in questo caso non genera apertura verso nuovi orizzonti comuni ma solo conflitti all’ipotesi di ospitare un percorso dissonante nella nostra vita. E qui a porre il freno è l’inconciliabilità o il pregiudizio.
Il viaggio e non la meta
Il progetto di vita non deve perseguire il conseguimento di una meta quanto il percorso di un itinerario comune che rende il cammino meritevole di essere affrontato. Non è la distanza dall’obiettivo a creare un sentiero accidentato ma quella tra i binari che filano paralleli e non si intersecano mai.
L’atteggiamento deresponsabilizzante facilita il processo distruttivo di una coppia la cui finalità è l’esclusivo mantenimento di un’attitudine interna a prescindere dall’effettiva rotta stabilita. Spesso la vita può farci virare rispetto alla direzione condivisa intrapresa, ma rimanere saldi nel sostegno reciproco e nella difesa degli “spazi” comuni aiuta a capire quanto la diversità non sia mai troppa se ne vale il viaggio nelle sue infinite accezioni.