Quella della prova costume è ormai storia vecchia, così scontata e ripetitiva da risultare banale: lei ha qualche chilo in più, che si porta appresso dai famosi festini a base di pizza bianca con la mortazza del liceo. Lei durante l’inverno sostanzialmente se ne frega, mangia come se non ci fosse un domani, fotografa cupcakes, macarons e muffin (si, saranno pure tanto carini, ma un minuto in bocca un chilo sui fianchi) e pensa che il modo più figo di passare il sabato sera sia ingozzarsi di cheescake nelle Bakery.
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Lei ha un solo limite: il panico per la prova costume che arriva sempre troppo tardi. Ogni anno se lo ripromette: “Quest’anno inizio a mettermi a dieta e ad andare in palestra a febbraio”, ma febbraio cede inesorabilmente il passo a marzo, poi aprile, poi maggio e quando si rende conto che il suo didietro e la forza di gravità hanno un pessimo rapporto e che la cellulite staziona, spende 1000 euro di abbonamento annuale e si chiude in palestra fiduciosa.
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Peccato che, se anche traslocasse in sala attrezzi, un mese scarso non sarebbe sufficiente neanche a ingannare la nonna, per la quale anche Platinette è prossima all’anoressia. Ma lei ci crede, alterna tapis roulant e press-machine, si sfonda di addominali (e di carbonara a cena perché in fondo ha bruciato) e continua a vivere della sua beata illusione finchè non arriva il fratello minore/amico spietato che, vedendola in bikini, esclama divertito: “Te sei inquartata eh?”. Se conoscete un esemplare di devota ai miracoli della palestra fatele un favore: spiegatele che i miracoli li fa la chiesa e che lei deve semplicemente svegliarsi un po’ prima!