Negli ultimi anni sono in aumento le richieste di psicoterapia di coppia come percorso da intraprendere per capire se affrontare o meno la separazione. Se da un lato sono in calo i matrimoni tradizionali (soprattutto quelli religiosi) sono in crescita le coppie che decidono di vivere insieme e di avere anche dei figli senza sposarsi. Queste stesse coppie che ancora non vengono considerate per la legge italiana coppie di fatto, ma che di fatto lo sono, si rivolgono molto spesso a psicologi e psicoterapeuti per affrontare momenti di stanchezza, di crisi, o di conflittualità irrisolta, per poi decidere con maggior consapevolezza se portare avanti il rapporto o meno.
Queste coppie sono normalmente di un’età compresa tra i 35 e i 60 anni, con un rapporto già avviato da alcuni anni, con o senza figli, conviventi ormai da tempo. L’iniziativa di intraprendere un percorso di questo tipo nasce generalmente da una condizione di disagio in cui si trova la coppia già da tempo, manifestato da almeno uno dei due partner, probabilmente stanco della situazione più o meno conflittuale e deciso a risolvere, o in alternativa a passare alla successiva fase di separazione vera e propria. Molte volte dunque si tratta di un tentativo di salvare il salvabile e di prevenire la fine vera e propria che è troppo dolorosa per uno dei due o per entrambi.
Maggiore è la motivazione da parte di entrambe le persone ad andare in psicoterapia e maggiori sono le probabilità di riuscita e del recupero della coppia stessa. Maggiore è il grado di aggressività verbale o di resistenza a comunicare apertamente il proprio disagio durante le sedute di psicoterapia e minore è la possibilità di affrontare e risolvere al meglio le problematiche che sono alla base. E’ infatti necessario un certo grado di partecipazione attiva e di capacità a ragionare insieme e collaborare per risolvere gli eventuali conflitti che non permettono di vivere con serenità il rapporto stesso.
La presenza dei figli incide molto sul grado di motivazione a restare insieme e quindi a lavorare sulle dinamiche di coppia, e spesso sono proprio i figli adolescenti o ormai adulti a proporre la psicoterapia come soluzione. Purtroppo però non tutte le psicoterapie vengono portate avanti da entrambi i partner, e spesso uno dei due decide nel bel mezzo del percorso di non partecipare più alle sedute perché stanco o spaventato dall’idea di affrontare questioni irrisolte troppo dolorose o profonde e quindi la terapia di coppia può trasformarsi in individuale o concludersi del tutto. In questi casi la coppia tenderà a considerare la separazione come soluzione inevitabile.
Esistono poi casi in cui si inizia una psicoterapia di coppia quando la separazione è già in corso e la finalità volge verso l’idea di accettare meglio la realtà inevitabile, che quindi è in questi casi per lo più su di un piano consensuale e priva di particolare conflittualità. Si tratta di coppie molto responsabili e coscienziose nei riguardi di sé stessi e dei propri figli, che preferiscono evitare che il dolore, il rancore o i dubbi prendano il sopravvento e rendano il tutto troppo stressante e altalenante.
Ciò che è importante sottolineare è però l’alta probabilità di salvare la coppia che inizia una psicoterapia con l’idea di trovare soluzioni reali alle incomprensioni, probabilità che supera enormemente il 50% e si avvicina al 70-80% di probabilità di riuscita se entrambi i partner sono motivati e convinti a portare a termine il percorso più o meno lungo. E’ quindi utile pensare a questo tipo di intervento quando la coppia è ancora piena di vitalità e di desiderio di portare avanti il rapporto, anche se la routine, la stanchezza o la conflittualità sono presenti da un po’ di tempo.
Con un’ottica preventiva, infatti, si può non solo risolvere i problemi che sono alla base della relazione, ma può anche aumentare il livello generale di soddisfazione sentimentale e sessuale migliorando la qualità di vita insieme e scoprendo una nuova fase di rinascita e di nuova intimità da portare avanti durante tutta la terza età.