Dove finisce l’amore? Bella domanda. Evapora, come il profumo? Oppure scivola via, come i capelli nel lavandino? Il giorno prima nessun problema e quello dopo è tutto otturato. Credo che capiti proprio così, un capello alla volta. Un peso da niente finché resta da solo, e poi di colpo un groviglio vischioso quasi impossibile da mandar giù. Bisogna intervenire con le maniere forti per liberare l’ingorgo. E sì che, fino ad allora, non ci eravamo accorti di niente.

Davvero non ce lo aspettavamo?

Anche le separazioni sono pigre agonie dalle esplosioni improvvise. Dici «Non me lo aspettavo» quando lui o lei ti informa che è finita. Eppure l’epilogo durava da tempo. Sobbolliva in silenzio come un piatto cucinato a fuoco lento. Ognuno ci ha messo un ingrediente. Ognuno l’ha assaggiato ogni tanto, storcendo la bocca o sorprendendosi che fosse ancora buono. L’amore quando scade ha un sapore diverso, un retrogusto amaro che ti dice qualcosa, ma non hai cuore di buttarlo via. Finché si mangia.

Le liti, i non detti e tutti gli altri motivi per cui l’amore finisce

Come finisce l’amore, e perché? Per mille motivi. E spesso, a dire il vero, l’amore in sé non c’entra.

Sono altre le cose che vanno in avaria. L’intesa, l’ascolto, l’intimità, la vicinanza, l’allegria, e quello che resta è così povero e spoglio che non sai neanche più come chiamarlo. L’amore quando è nudo ha freddo

Non ci sta a proseguire da solo. Non si basta. Non riesce a difendersi da tutto quello che gli cade addosso. Le liti, i non detti, i battibecchi inutili, i dispetti, le piccole invidie inconfessabili, i silenzi e le idee sbagliate che lentamente si formano sull’altro, la distanza che piano piano si spalanca tra quello che siamo o siamo diventati e quello che l’altro vede di noi, inchiodato a vecchie idee oppure incapace di accettare che le cose cambiano. E anche le persone. È il disallineamento tra quello che eravamo e quello che siamo che spesso manda in frantumi le storie. Non ci si vede, non ci si riconosce più. E nel riflesso che rimanda l’altro neppure ci si piace.

Il batticuore non basta

Ma finisce sempre l’amore? Certo che no, a volte dura. E non per forza è eroico. Solo saggio. Paziente. Avventuroso nel suo addentrarsi nelle pieghe di nuove fasi della vita senza spaventarsi. Consapevole che non può essere sempre il batticuore la misura del suo resistere, che ci vuole altro per nutrire la terra in cui ancora si erge solitario e battagliero. O forse solo pavido e troppo pigro per cambiare vaso. Non ho mai capito se chi si lascia è più svogliato o più esigente in amore. Uno che non si applica abbastanza o uno che invece ci crede al punto da non accontentarsi di un surrogato. Vuole la febbre della passione, non quella robetta tiepida tenuta in vita dalla spesa e dalle bollette.

L’amore è in crisi: lo dicono i dati

Ma, certo, l’amore è in crisi. O almeno lo è la coppia, nella sua formula primaria e collaudata. Lo dicono i dati. Sono 90.000 le separazioni ogni anno secondo l’ultimo rapporto Istat. Un trend in crescita costante a partire dal 1970, anno in cui è entrata in vigore la legge sul divorzio, e arrivato a un picco del +57,5%, nel 2015 in seguito all’introduzione della formula “breve”. Mentre le statistiche europee ci piazzano in fondo alle classifiche sui matrimoni. Fin qui i numeri, ma dietro cosa c’è?

Il carico emotivo (e non solo) di una separazione

Lasciamo stare i fenomeni sociali, pensiamo alle persone. Cosa comporta una separazione? Che carico di dolore, paura, rabbia, solitudine, sensi di colpa, fatica e frustrazione si porta appresso? C’è sempre un prezzo da pagare per quella sensazione di libertà e rinascita che spesso spinge a dirsi addio? Quand’è che si sta meglio? E come? A forza di assistere alla fine delle relazioni come a un evento normale e inevitabile, sono domande che non ci facciamo più. Lasciando a chi “c’è dentro” l’onere di cavarsela da soli, non fare la lagna, riprendersi in fretta. Dimenticando che ogni fine è un lutto. Ogni separazione il fallimento di un progetto che lascia cicatrici. Una disfatta. Per questo abbiamo deciso di parlarne. Perché sono tante le cose da dire, le sfumature da cogliere, le decisioni da prendere proprio quando si è più impreparati e vulnerabili per farlo.