Sono sempre più insistenti le voci che danno il romanticismo per spacciato, agonizzante. Anzi, già sepolto. Da cosa – o da chi – non si è ancora capito. Entrambi i sessi si rivolgono rispettivamente acide accuse: “Non siete più quelle/i di una volta!”, si dicono. “Avete ucciso voi il romanticismo!”, urlano, rimbalzandosi la patata bollente da una parte all’altra della barricata, lasciando irrisolto l’interrogativo: a chi spetta il compito di riesumarlo?
“Uomini, non ci sapete più conquistare!” – “Donne, ma se siete voi che non ce lo lasciate fare!”
Nessuno, pare, si voglia sporcare le mani. Nessuno, pare, voglia fare un passo. Avanti o indietro poco importa. L’importante è non cedere, non muoversi di un millimetro dalle proprie posizioni e pretendere che sia l’altro a cambiare atteggiamento: la parità dei sessi – “l’avete voluta voi!” “macché ti sembra parità questa?” , la libertà sessuale – “egoisti!” “egoiste!” – e così via, continuando all’infinito questa zuffa tra i generi.
Fortunatamente, almeno sulla foto da affiggere alla lapide del romanticismo non si litiga. Sono tutti d’accordo: ricordiamolo così, con un mazzo di rose in una mano e una lettera d’amore nell’altra. Sullo sfondo, un tramonto, una luna. Va bene tutto, purché sia d’annata.
Di certo, il romanticismo è dannato da tutti quelli che lo invocano lamentosi, impedendogli di riposare in pace.
Se da una parte si leggono i risultati di indagini come quella condotta dall’azienda vinicola Pasqua, (su oltre 1.000 donne di età compresa tra i 18 e i 55 anni) da cui emerge che 1 donna su 2 boccia gli uomini italiani (e il partner) in fatto di romanticismo, che – avari! – dispensano in media poco più di un gesto d’amore al mese, dall’altra ci sono sempre più uomini delusi da donne indurite, ciniche, a volte opportuniste, che con molto pragmatismo tagliano sempre più corto, evirando di netto l’autostima maschile. Intransigenti. Quindi, anche loro decisamente poco romantiche.
Sempre la suddetta indagine rivela che in realtà alle donne basterebbe poco – un bacio prima di andare al lavoro, una telefonata in pausa pranzo, un sms carino – per sentirsi più romanticamente amate, come sognano, da un uomo d’altri tempi.
Allo stesso modo, gli uomini continuano a rimpiangere donne di altri tempi, con quell’aurea che era un misto di innocenza e provocazione, con cui riuscivano ad essere d’altri tempi anche loro, inventando serenate e scalando impetuosi i balconi e…
Basta. Per. Favore. Un po’ di contegno.
Forse, chi si strugge tanto per la dipartita del romanticismo dovrebbe aprire gli occhi e affrontare la dolorosa realtà:
1) Cary Grant è morto. James Dean, Marlon Brando, Gregory Peck e Hupfrey Bogart sono morti. Pace all’anima loro.
2) Anche Marilyn Monroe, Audrey Hepburn e Grace Kelly e Greta Garbo e Rita Hayworth sono morte. E non ci sono più nemmeno i drive-in, le balere e i calessi.
3) Le donne e gli uomini di altri tempi non esistono più perché altri tempi non esistono più. Gli uomini e le donne, invece, esistono ancora.
4) Ci lamentiamo che le relazioni sono superficiali? Che sono finte, egoiste? Che sono – che so – lilipuziane? Invece di dire cosa non ci piace, proviamo a dire cosa ci piace – senza usare il condizionale, please – e iniziamo a farlo. Ci piacciono i post-it sul frigo? Scriviamoli noi per primi. Ci piacciono i complimenti? Rispondiamo grazie.
5) Non si può continuare a campare all’infinito su quello che hanno costruito i nostri genitori e i nostri nonni: quel tale romanticismo che è morto era il LORO romanticismo. Che non era il romanticismo medievale e neppure – immagino – il romanticismo preistorico, in cui magari la più sdolcinata dichiarazione d’amore consisteva in uno scarabocchio in sangue di brontosauro sulla parete di una caverna. Quindi: bisogna creare un nuovo romanticismo che sia di questi – e non di altri – tempi. Che sia nostro e non degli altri.
Soprattutto.
Se proprio si vuole riesumare di comune accordo (a quanto si evince dal comune disaccordo) qualcosa del romanticismo d’altri tempi, perché non provare anche a capire chi siamo e cosa vogliamo davvero da questo amore vintage, invece di continuare a chiederlo agli altri o a fare mere supposizioni su com’era una volta? Forse forse c’è il rischio di iniziare a costruire un’identità.
Chiediamoci, tutti insieme e ognuno separatamente: come vogliamo amare? Prima ancora di come vogliamo essere amati?
Voler dare senza chiedere nulla in cambio è di una saggezza che non sarà mai antiquariato.