Quando avevo un marito, confesso che non l’avrei mai scambiato. Ero gelosa e pensavo che lo swinging, ovvero “la permuta” del partner, fosse una perversione di coppie stanche, in cerca di alternative alla routine. Coppie però anche capaci di parlarsi e confessarsi apertamente il desiderio di trasgressione, e metterlo in pratica. Un plus che guardavo con una certa ammirazione. Ora che un compagno non ce l’ho, mi è capitato per lavoro di interessarmi alla faccenda e ho scoperto che lo scambismo è tutto giocato proprio su questo: il confine scivoloso tra tradimento e senso del proibito. E raccoglie più seguaci di quelli che si potrebbe immaginare.

Lo scambismo come alternativa onesta al tradimento?

Me lo conferma Chiara Camerani, psicologa, autrice della prefazione al primo libro che raccoglie storie di coppie scambiste: La mia prima volta in un club privé (Erga ed.). Il suo ragionamento non fa una piega: «Visto che il 70% delle coppie tradisce, viene da domandarsi se non sarebbe meglio prendere la via della sincerità, impegnandosi a riscoprire la trasgressione e a ravvivare il desiderio nell’ambito di una alleanza di coppia rispettosa e condivisa. Per molti lo swinging costituisce un’alternativa onesta all’adulterio e alla menzogna». Così, spiega la dottoressa «eventuali altri partner sessuali non sono, come accade nel vero tradimento, degli intrusi ma diventano compagni di gioco, strumenti per aumentare la complicità». Dei toys umani, comunque. In base a questo teorema, dunque la gelosia dovrebbe scomparire. Ma davvero funziona? Ho voluto verificarlo con i miei occhi.

Lo scambismo è un mondo

Primo passo: capire come si fa a entrare nei giri di chi presta e si fa prestare il partner. Basta andare su Google. Ho scoperto un mondo, con tre milioni e mezzo di persone che, grazie ai social, oggi si conoscono e si “matchano” in modo veloce. Resistono i siti classici, come annunci69.it, la più vecchia swinger community Italiana, con 500mila profili, oltre 20mila video amatoriali e un link alla piattaforma carsex, con mappa di 2.300 posti recensiti tra parcheggi e spiagge in cui trovarsi, con la geolocalizzazione per scoprire quello più vicino. E poi c’è iol.im, piattaforma con più di 12mila video che ospita foto e chat in cui ci si dà appuntamento, annunci categorizzati per esigenze e più di 100 piani di viaggio. Perché sì, ci sono anche le vacanze, al mare e in montagna, per le coppie scambiste. E poi ci sono i party esclusivi, come quello a cui ho partecipato io, per pura curiosità.

Il party a cui ho partecipato, il top dello scambismo

Mi sono iscritta con un’amica e ci siamo finte coppia omosessuale. Il sito prometteva un party raffinato per coppie, selezionate in base al fisico “atletico”. Gli organizzatori fanno parte di una società specializzata in feste a tema (swinging party) con sede legale fuori dall’Italia, un profilo Instagram con 17mila follower e un canale YouTube con 61mila iscritti. Ci siamo iscritte lasciando i dati, che vengono poi eliminati (speriamo!). Giancarlo Stregone vicepresidente e fondatore di Assosex, l’associazione che raduna la maggior parte dei club privé italiani, mi spiega che «le feste, rispetto ai club, funzionano così: non si è tenuti ad affiliarsi a un’associazione, quindi nessuno chiede i documenti, ma se durante la festa si verificano dei controlli, ognuno risponde per sé». Questo però non sembra un problema per le 80 coppie e i 20 “singoli” (10 donne e 10 uomini) che partecipano e che – scopriamo poi – seguono come una carovana gli altri eventi degli organizzatori, 4 all’anno. Una community molto devota, insomma.

Destinazione: villa veneta

Intanto anche noi come tutti riceviamo la convocazione all’evento 4 ore prima, su whatsapp. Il nostro dress code è fedele alle richieste (eleganti, non volgari) e così partiamo, direzione Veneto, un luogo nella campagna intorno a Verona dove senza navigatore non saremmo mai riuscite ad arrivare. La location si fa scoprire, più che per le atmosfere che ci immaginavamo (illuminazione particolare, candele, passerelle in velluto), per la musica tecno che invade il paesino dove troviamo parcheggio, tra l’oratorio con i fanatici delle carte e la chiesa. Veniamo accolte, come da cliché, da ragazze con la mascherina in volto e abiti succinti. Lasciamo rigorosamente il cellulare in guardaroba e ci affacciamo nell’androne d’ingresso tutto stucchi, dove le coppie stanno già ballando.

Lo scambismo è un fenomeno per giovani

Avranno tutti dai 30 ai 50 anni, nessuno più giovane, qualcuno più vecchio. Questa sì che è una sorpresa. Le più datate siamo noi, insomma. La conferma della tendenza mi arriva da Giancarlo Stregone vicepresidente e fondatore di Assosex, l’associazione che raduna la maggior parte dei club privé italiani. «Lo scambismo è un mondo fatto di sguardi, dove si ricerca il bello e tutto viene derubricato dall’aspetto fisico. L’età ideale quindi va dai 30 ai 50 anni: prima sei troppo giovane, dopo troppo vecchio». Sarà per questo che nessuno ci ha sfiorato o si è proposto, al party? Eppure non siamo malaccio, la mia amica e io. «In questi contesti vige gran rispetto» spiega Stregone. «Insomma se non lanci segnali, nessuno si fa avanti».

Lo scambismo diventa il perno della coppia

Ci sediamo su un divanetto e conversiamo con una giovane coppia: «Ma voi perché lo fate?» chiedo. Parla lei, occhiali e caschetto: «Da quando scambiamo siamo più complici e ci siamo evoluti come coppia. Siamo diventati più sinceri». Mi chiedo se sia questa la via per tenere in piedi un rapporto: forse è solo la strada più semplice, rispetto a un tradimento da ammettere e sui cui lavorare insieme. «La trasgressione per noi è diventato il cemento che ci tiene insieme» conferma lui. E quando il cemento si usura? «Noi ci siamo lasciati» ammette Stregone, che ora ha un’altra partner e che non scambia con nessuno. Quindi il sistema non funziona così tanto, alla fine. Intanto ci concediamo un giro esplorativo delle stanze al pianoterra e di quelle al primo piano: letti in ogni stanza, con un lenzuolo sopra, tapparelle chiuse e preservativi su ogni mobile, al posto dei fiori.

La stanza delle torture: la donna come trofeo

Al piano di sopra il pezzo forte: la stanza delle torture, con la gogna e la croce per fare bondage (l’e-commerce di questi articoli, scopro dopo, è ricchissimo, basta digitare su google ed esplodono lettini di ogni tipo, in acciaio e pelle). Chiedo lumi al dottor Marco Inghilleri, psicologo, psicoterapeuta, sessuologo e vicepresidente della Società Italiana di Sessuologia ed Educazione Sessuale: «Il bondage è un rito di potere, nella maggior parte dei casi dell’uomo sulla donna per continuare a sottometterla o esibirla come un trofeo nei party e nei privé». Lo scambismo è infatti una scelta di potere, legato ai soldi ma non solo (tant’è che il costo per questi party è dai 350 euro in su a coppia). «Ci sono coppie che non potendo più nascondersi dietro al tradimento, piuttosto che subirlo lo vivono insieme, controllandosi a vicenda: anche questo è un esercizio di potere l’uno sull’altro. Potere che in genere è in mano all’uomo, perché nella maggior parte dei casi è lui che propone, con la donna che si adatta».

L’apparente democraticità dello scambismo

Ma se poi uno dei due si innamora? Questo non è contemplato. Nell’apparente democraticità di questo sesso condiviso, ci sono regole precise dove i sentimenti non trovano spazio. Un’altra coppia mi conferma che il bello è stabilire insieme fino a che punto spingersi e come “giocare”: la donna dell’altra coppia è per tutti e due o solo per uno dei partner? E l’uomo, che parte deve fare? Per non creare ambiguità in alcuni club si indossano perfino dei braccialetti dove i colori indicano le varie combinazioni: lui con lei e lui, lei con lei, lui con lei, lui con lui… un campionario ricco di combinazioni dove sinceramente mi perdo. «D’altra parte – dice il dottor Inghilleri – siamo nella ditttura dei corpi, tutti in vendita e tutti prodotti, come nel menu del MacDonald’s e nelle app di incontri: dichiari gli ingredienti e il cliente sceglie».

L’inizio del party

La musica si alza mentre scendiamo al piano di sotto ma intanto, sul pianerottolo della scala, un terzetto semi svestito ha già iniziato i festeggiamenti, nel via vai di coppie e anche nostro. Tanta esuberanza ancora prima dell’inizio della festa ci fa un po’ sorridere. Il party infatti deve iniziare a un segnale preciso, una sorta di spettacolo in cui alcune ragazze già in parte nude fingono di bere e perdere i freni inibitori. Ecco allora i baci saffici, ed è il gong che tutti aspettavano. E così, mentre alcune coppie continuano a ballare, la maggior parte si dirige verso le stanze, dove si iniziano a formare le file, come nelle feste quando si passa da un tavolo all’altro del buffet.

Ma questo buffet è un po’ diverso: in uno spazio ricavato in un anfratto del corridoio, una coppia già consuma, e nelle altre stanze in cui ci affacciamo a fatica, con la coda che preme alle spalle, c’è un gran movimento. Coppie nude sui letti, a volte terzetti, con combinazioni svariate e posizioni più o meno acrobatiche. Tra tutti, spicca un palestrato con tatuaggi e l’anello al pene, un sex toy che aiuta a mantenere l’erezione. Già, difficile concentrarsi in quella bolgia e con la musica da discoteca. Useranno il Viagra, penso. «Qui si tratta di una performance, un gioco ginnico» – riecheggiano le parole del dottor Inghilleri. «La sessualità non è un gesto meccanico, del corpo, ma un gesto di relazione che arriva all’anima. Oggi invece viviamo in una società di corpi, dove conta la prestazione, da raggiungere anche con la droga: il tentativo disperato di riempire un vuoto, perché l’anima non c’è più».

Il sesso come esibizione e prestazione

Più che anime, qua ci sono corpi che spingono per partecipare alle celebrazioni, quindi lasciamo la pole position e visitiamo le altre stanze: stesse scene, piena attività, porte aperte, luce a pieno giorno, musica a palla, via vai di gente sempre più svestita, mentre una signora con divisa da cameriera dribbla petti e seni nudi con una pila di lenzuola pulite in mano. Nei privé invece è diverso. Me lo spiega Stregone: «C’è un’atmosfera più intima, con stanze chiuse da tende, alcune con grate da cui si può guardare senza essere visti. La riservatezza è più tutelata, tant’è vero che tutte le persone vengono iscritte in un registro e, se qualcuno dà fastidio, viene identificato e messo alla porta. Diciamo che nei club c’è più sicurezza anche perché i locali vengono denunciati: quando ne apriamo uno nuovo, ci sottoponiamo a tutti i controlli previsti per gli altri esercizi. E se subiamo ispezioni durante l’attività, eventuali sanzioni sono a carico nostro».

Lo scambismo rafforza l’intimità?

Stanche dal via vai sui tacchi, ci sediamo e chiacchieriamo con una giovane coppia, che ci racconta come intorno a queste feste si organizzino weekend di relax. Infatti, scopriamo, ci sono convenzioni con agriturismi e hotel: un bel business per la società ufficialmente “organizzatrice di eventi”, e anche per il territorio. Comunque la normalità più assoluta governa la conversazione, mentre donne e uomini sfilano davanti a noi ormai nudi. Come sarà arrivata fin qui questa coppia? Che grado di intimità avranno raggiunto? La dottoressa Camerani cerca di convincermi che «Questa tipologia di coppia si basa sull’ascolto e sulla tolleranza. L’alleanza che viene a crearsi garantisce un livello di confidenza e onestà grazie al quale è possibile esprimere liberamente le proprie fantasie e vulnerabilità. Eventuali altri partner quindi non rubano l’intimità, ma la rinforzano». Io però mi convinco che l’intimità si giochi su un altro piano, più profondo, che non ha bisogno del sesso con uno sconosciuto,ma si nutre di altro: un terreno esclusivo, da difendere gelosamente, altro che condividerlo. E mentre le coppie rumoreggiano sempre più, noi decidiamo di andarcene. I riti vanno avanti tutta la notte ma noi, le senior, non ne abbiamo bisogno.