«La terza volta è quella buona. Vuoi scommettere?», dice un invitato al matrimonio di Jennifer Lopez. Quello finto, girato per il videoclip dell’ultimo singolo Can’t Get Enough (uscito lo scorso 10 gennaio), in cui la cantante cambia mariti come abiti bianchi. Chi meglio di lei, con tre matrimoni alle spalle e il quarto in corso, può sdoganare il tema delle seconde nozze? Che non possono più essere un tabù. Ci auguriamo infatti siano finiti i tempi in cui la scelta di risposarsi guadagnava solo sguardi sbiechi, tentativi di indurre desistenza o, al più, un “festeggia sotto tono e con un abito rosa pastello”. Come se di matrimonio vero ce ne potesse essere soltanto uno – il primo – e darsi una seconda chance non fosse permesso o saggio. Eppure, se è legittimo mettere un punto, lo è altrettanto andare a capo e iniziare un nuovo capitolo. Con questo titolo: libera di innamorarmi quante volte voglio.
Cosa dicono i dati sulle seconde nozze?
Partiamo dai numeri e da una constatazione: le nozze successive alle prime sono una realtà molto diffusa, ora in aumento anche in Italia. Secondo i dati aggiornati dell’edizione 2023 de Il Libro Bianco del Matrimonio (studio sul settore wedding di Matrimonio.com), ci sono infatti sempre più italiani che pronunciano il fatidico “Sì, lo voglio” più d’una volta nella loro vita. L’87% degli italiani che si sposano lo fa per la prima volta, nell’11% dei casi invece si tratta del secondo o successivo matrimonio per uno dei due. La percentuale si attesta poi al 2% nei casi di secondo matrimonio o di matrimoni successivi per entrambi i partner. A confermare questa tendenza c’è anche l’ultimo rapporto Istat, pubblicato lo scorso 18 dicembre 2023. I numeri? 42.918 le seconde (o successive) nozze celebrate nel 2022, finora il valore più alto mai registrato. L’aumento è significativo, sia rispetto al 2021 (+12,9%) che rispetto al 2019 (+13,1%).
Psicologia delle seconde nozze: il bisogno di rivalsa
La domanda allora sorge inevitabile. Perché vedovi e divorziati scelgono sempre più spesso di risposarsi (invece che, per esempio, rimanere conviventi)? È un dato che si lega solo all’aumento dei divorzi (ora anche veloci), o c’è di più? Lo chiedo a Eleonora Sellitto, psicoterapeuta specializzata in terapia di coppia e sessualità. «In parte è sicuramente legato a un aumento dei divorzi. Ma in parte è anche dovuto al fatto che le persone nutrono un bisogno di rivalsa. Quando si supera una separazione, quello che scatta a livello psicologico è l’esigenza di ridimostrarsi capaci di portare avanti un matrimonio. La tendenza, dopo un’unione che termina, è infatti quella di provare un senso di fallimento. E, subito dopo, la necessità di riattivarsi per scioglierlo». Il ragionamento, quindi, assomiglia un po’ a questo: «Se mi risposo e sviluppo un legame profondo con un’altra persona, sto dimostrando che il fallimento non fa parte di me, ma è qualcosa che non ha funzionato solo con quella specifica persona».
La spinta più forte è il sentimento
Non solo riflessioni logiche: alla base della scelta di risposarsi ci sono anche – anzi, prima di tutto (e fortunatamente) – spinte e desideri emotivi. «Non si tratta solo della volontà di rinnamorarsi, ma proprio della possibilità di rinnamorarsi. È una spinta fortissima e molto importante, poter dire “io mi sono rinnamorata di una persona e ho voglia di rivivere con lei delle esperienze fatte in passato, che mi hanno fatta sentire in un certo modo». Non dobbiamo infatti dimenticare – ricorda Sellitto – che «l’innamoramento ci fa sentire più vitali, più energiche. Il sistema immunitario migliora, si ha più voglia di immergersi nella socialità. Vengono sintetizzate in maggiori quantità serotonina, noradrenalina, dopamina: tutti neurotrasmettitori del piacere, che ci spingono ad agire in un modo che non è del tutto razionale. Anzi, a fare da guida è proprio il sentimento».
Preparazione emotiva contro la paura di fallire di nuovo
Per quanto i sentimenti siano motivanti, a volte però non bastano. O meglio, spesso si ritrovano comunque a dover fare i conti con la paura. Di cosa? Ce lo spiega sempre la psicologa. «La scelta di risposarsi fronteggia il timore di non essere in grado di mantenere e gestire un rapporto nel tempo. Che si mescola poi con la paura di creare un nuovo fallimento e di rivivere ciò che è già stato vissuto: un timore che moltissime coppie portano con sé dopo un matrimonio fallito». Ma un antidoto c’è, come spiega la psicoterapeuta. «Tendenzialmente sarebbe opportuno impegnarsi in un processo di elaborazione di quanto accaduto nella relazione precedente, capire che cosa ha funzionato e che cosa no: solo così lo si può superare. È una sorta di “counseling matrimoniale”, un imprescindibile lavoro su se stessi. La mancata elaborazione può infatti far sì che determinate condizioni si riproducano nel secondo matrimonio».
Figli miei e figli tuoi: ricomporre due vite
Oltre alle motivazioni strettamente psicologiche, ci sono altri fattori che entrano in gioco nella scelta di risposarsi, generando preoccupazioni e timori. «Spesso viene riportato il discorso economico», spiega Eleonora Sellitto. «Dopo la fine di un matrimonio emergono difficoltà legate, per esempio, al mantenimento e al cambio casa. Che comportano una paura specifica: e se la questione economica gravasse sulla nuova relazione?». Un interrogativo che si fa ancor più frenante nel caso in cui i coniugi-bis abbiano dei figli e, dunque, emerga la necessità di ricomporre in qualche modo due famiglie. «Basandomi sulla mia esperienza terapeutica in studio, posso dire che esistono due tipologie di coppie. Alcune tengono poco in considerazione la presenza dei figli e tendono piuttosto a seguire l’andamento del sentimento. Altre, invece, proprio per via della presenza dei figli, scelgono di andarci più caute. E hanno difficoltà all’idea di poter rivivere l’amore con un’altra persona, di portare i figli in una nuova relazione, di far conoscere loro il nuovo partner. Quindi noto o una mancata attenzione o una totale dedizione». E, come quasi sempre accade, anche in questo caso la risposta giusta sta nel mezzo. «È molto importante che i figli siano resi partecipi di quello che sta succedendo e che siano accompagnati in questo processo. Vanno fatti entrare piano piano nella nuova relazione e messi al corrente dei passi che si intendono compiere». Solo così potrà costituirsi una famiglia, per quanto ancora parzialmente inedita, felice.
Il secondo matrimonio è diverso dal primo
Non resta allora che un’ultima domanda per la psicoterapeuta: com’è la relazione di coppia all’interno di un secondo matrimonio? Come cambia rispetto al primo? «Per certi versi cambia molto, soprattutto perché tendiamo a renderci conto di cosa non ha funzionato nella relazione precedente. Se, per esempio, con il primo partner litigavamo molto, nella coppia nuova cercheremo di ridurre il livello di discussione. Oppure: se nel primo matrimonio mancava la sessualità, nel secondo faremo molta più attenzione a questo aspetto della relazione di coppia. È come se fosse una compensazione razionale: quello che non c’era prima, viene cercato adesso». «Il problema però – continua Sellitto – è che le dinamiche che scattano nelle relazioni di coppia spesso sono inconsce e quindi difficilmente controllabili. Perciò per quanto ci impegniamo nell’evitare che una certa situazione si ripresenti, non avremo (inconsciamente) successo se questa non è stata prima adeguatamente elaborata. Quindi sicuramente c’è un ragionamento più adulto e una maturità diversa. Ma a livello emotivo e inconscio la mancata elaborazione potrebbe far sì che si riproducano proprio quelle dinamiche che hanno compromesso il primo matrimonio».
Le seconde nozze sono ancora un tabù?
Per fortuna le seconde nozze non sono più un argomento divisivo come un tempo, ma qualche resistenza ancora c’è. «Il problema più comune è legato alla famiglia d’origine: molto spesso, infatti, le persone che decidono di risposarsi si chiedono che cosa pensino i genitori di questa loro decisione. C’è stata sicuramente un’apertura verso la separazione, oggi accolta meglio rispetto al passato, ma ancora una certa chiusura rispetto alla possibilità di risposarsi. E questo accade perché dall’esterno viene vista come un processo che, in quanto ripetuto per la seconda volta, può riportare in superficie il dolore vissuto. In un certo senso è un processo che viene negato dalle famiglie d’origine, e questo purtroppo crea rigidità nelle coppie». Continua la psicoterapeuta: «Servirebbe più apertura: è necessario ricordare che l’amore non è qualcosa di controllabile. E che quando ci innamoriamo di qualcuno, non lo facciamo sotto il nostro controllo: “semplicemente”, succede. Poi chiaramente la nostra consapevolezza, la nostra maturità e la nostra crescita ci permettono di tenere insieme aspetti emotivi e aspetti razionali».
Seconde nozze, seconde chance
Insomma, risposarsi non è di certo semplice. È un’opera di riscrittura di una storia d’amore e, come tale, comporta delle difficoltà e diverse pieghe da stirare lungo il cammino. Le domande sono tante, i dubbi pure, i tentennamenti anche: tutti legittimi. Esattamente, però, come il diritto di rinnamorarsi e di darsi una seconda possibilità. L’importante è avere cura di sé e del proprio vissuto psicologico, per tutelare le vecchie cicatrici tanto quanto i nuovi amori. E ricordare che potremmo scandagliare la psiche umana alla ricerca di un perché – o mille di più – di queste fantomatiche seconde nozze. Per accorgerci che, in realtà, la risposta è una sola e molto semplice: essere felice. Che è poi anche la risposta più efficace alla domanda fatidica. No, non quella che stai immaginando, ma quella che dà il titolo a questo articolo: «Insomma, perché mai dovresti risposarti?».