Alla separazione coniugale fa seguito anche la divisione dei beni, infatti al momento della separazione o del divorzio la comunione dei beni si scioglie e ciascun coniuge rientra in possesso delle sue proprietà. La divisione dei beni fra i coniugi è spesso un problema e per questo è importante capire quali sono i criteri che vengono seguiti in Tribunale.

Per comprendere quali siano i criteri di divisone tuttora in vigore, occorre, innanzitutto, avere riguardo al regime patrimoniale della famiglia, e dunque distinguere tra le ipotesi di comunione legale e, al contrario, di separazione.

IN CASO DI COMUNIONE DEI BENI – Qualora si sia deposto per la comunione (vigente per legge dal 1975), salva l’esclusiva proprietà dei beni strettamente personali (vale a dire, ad esempio, i beni acquistati in epoca antecedente al matrimonio, i beni ricevuti in donazione o per eredità), dopo il giudizio di separazione, ciascuno dei coniugi acquisisce il diritto di chiedere la divisione dei beni comuni.

SEPARAZIONE DEI BENI MATERIALI DOPO IL MATRIMONIO, QUANTO COSTA E COME FARLA

Ciò potrà avvenire tramite un accordo tra le parti oppure, in mancanza, dovrà essere promossa un’azione giudiziale di divisione. In quest’ultimo caso, il Giudice deciderà sulla base di precisi criteri fissati dalla legge quali, la ripartizione in eguali quote dell'attivo e del passivo, la possibilità di costituire a favore di uno dei coniugi l'usufrutto su una parte dei beni spettanti all'altro, in considerazione delle necessità della prole e dell'affidamento della stessa (art.194 ss. codice civile).

Se alcuni beni mobili non dovessero essere più reperiti, si procederà con una restituzione del valore in denaro, a meno che questi siano venuti a mancare per uso, perimento o per fatto non imputabile al coniuge. Inoltre, per quanto riguarda il denaro comune, l’art. 192 del codice civile prevede che il coniuge dovrà provvedere agli opportuni rimborsi delle somme utilizzate per fini estranei al nucleo familiare.
Infine, ciascuno delle parti potrà richiedere la restituzione del denaro prelevato dal patrimonio personale del singolo se impiegato per eventuali investimenti e spese comuni.

IN CASO DI SEPARAZIONE DEI BENI – Nell’ipotesi in cui i coniugi avessero optato, invece, per il regime di separazione (scelto con il matrimonio o in epoca successiva), innanzitutto, sarà necessario individuare i beni di proprietà esclusiva di ciascuno, per procedere, successivamente, con la divisione di quanto acquistato in comune.

Sarebbe, quindi, auspicabile che la coppia raggiungesse un accordo sulla titolarità dei beni e che questo venisse formalizzato in un atto scritto. Ma se ciò non accadesse, quali sono gli strumenti previsti dal nostro ordinamento a tutela della proprietà? Il coniuge che ritiene di essere stato privato di un bene di sua appartenenza potrà promuovere l'azione di rivendicazione regolata dall’art. 948 del codice civile, chiedendo al Giudice il riconoscimento di tale diritto e la riconsegna del bene da parte di colui che lo possiede o detiene illegittimamente.

A tale scopo, è, però necessario che l’interessato fornisca all’Autorità Giudicante le prove della titolarità del bene conteso. Al riguardo, l’art. 219 del codice civile dispone che la prova possa essere fornita con ogni mezzo, ossia, ad esempio, per testimoni e per presunzioni (si pensi al caso della toga che si suppone sia stata acquistata dal coniuge che svolge la professione di avvocato).

Purtroppo, nella prassi, difficilmente è possibile ricostruire le modalità degli acquisti effettuati durante matrimonio e, soprattutto, fornirne prova. Capita, infatti, che i coniugi non abbiano conservato ricevute, scontrini, fatture e quant’altro possa servire a dimostrare l’appartenenza di un determinato oggetto. In questi casi, in mancanza di prova sulla proprietà esclusiva, i beni si devono presumere appartenere ad entrambi i coniugi per pari quote.

In conclusione, a fronte delle difficoltà di provare la proprietà dei beni e di rientrarne in possesso, soprattutto nel caso di comunione legale, ma anche, come si è visto, nell’ipotesi di separazione, sarebbe consigliabile che la scelta del regime patrimoniale della famiglia sia frutto di una valutazione attenta e consapevole che permetta a ciascun coniuge di vedere tutelati al meglio i propri interessi in un eventuale giudizio di separazione.

A cura dell'Avvocato Francesca Maria Croci