Si è presa cura del fratello per una vita, ben 40 anni, ha convissuto con lui svolgendo tutte le funzioni che solitamente spettano a una collaboratrice domestica. La convivenza si è però conclusa, anche se il motivo non è stato reso noto, e così la signora si è ritrovata da un giorno all'altro fuori di casa.

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Ritenendo ingiusto questo trattamento la donna si è rivolta al Tribunale, chiedendo che obbligassero il fratello a corrisponderle il pagamento degli alimenti, come se fosse stata la moglie. I fratelli sono originari di un paese ligure e proprio il Tribunale di Chiavari ha disposto in un primo momento il pagamento di 250 euro di alimenti mensili.

Questa decisione è stata però in seguito revocata dalla Corte d'appello di Genova nel 2007 perché la signora non si sarebbe trovata in realtà in stato di bisogno, stato necessario per avere diritto agli alimenti, visto il suo impiego in un albergo. Ma la donna ha fatto ricorso in Cassazione sostenendo che lo stato di bisogno sarebbe stato determinato dalla sua invalidità del 60%

In ultima battuta la Cassazione ha accolto l'appello con la sentenza 15397/2013 dichiarando che: "la circostanza che la pretesa alimentare sia rivolta nei confronti del fratello non comporta la sua infondatezza, ma solo la determinazione del relativo importo nella misura dello stretto necessario". Non è stata ancora fissata la cifra che il fratello dovrà corrispondere alla sorella perché la decisione in merito spetta alla Corte d'appello di Genova.