Buongiorno mi chiamo Paola ho 37 anni e la scorsa primavera ho dato alla luce una bimba! Purtroppo essendo l'unica nipote e abitando vicini a mia suocera le cose sono cambiate. Ho sempre mantenuto adeguate distanze e la mia privacy a cui tengo tanto, ma da due mesi non è più cosi. Mia suocera entrava sempre a tutte le ore passando nelle stanze dove era la bambina, continuando a chiedere con prepotenza se mangiava e a che ora, tanto da chiedermi se poteva tenere la bambina per una notte affermando ogni tanto che vuole fare come vuole lei. Dopo vari litigi con mio marito minacciandolo che avrei chiesto  la separazione, lui si è finalmente deciso a dirle di non entrare più in casa nostra e che la gestione della bimba è dei genitori. Vorrei un parere se il nostro comportamento nei confronti della suocera è stato corretto o se devo in futuro adottare altri rimedi. Mi può dare un consiglio? La ringrazio e attendo una risposta

Paola (nome di fantasia scelto dalla redazione)

SI PUO' PORTARE IL FIGLIO A VIVERE IN UN'ALTRA CITTA' SE E' IN AFFIDO CONDIVISO?

Gentilissima Paola,

da un punto di vista prettamente legale le confermo che la reazione di suo marito è stata più che legittima e in linea con quanto i Giudici si aspetterebbero da lui. L’invadenza della suocera, infatti, è spesso causa di dissidi familiari e la Cassazione ha più volte precisato che il mancato intervento del figlio volto ad arginare la propria madre fa sorgere in capo ad esso una responsabilità tale da imputargli l’addebito in caso di separazione.

Nel contempo, tuttavia, va detto che entro certi limiti la funzione dei nonni acquista una rilevanza fondamentale in quanto è la legge stessa a prevedere che il rapporto con i nipoti vada assolutamente salvaguardato rappresentando un punto importante per la loro crescita.
Ostacolare ingiustificatamente questo rapporti, quindi, costituirebbe un illecito che potrebbe essere fatto valere in un’eventuale causa di separazione se non addirittura dai nonni stessi dinnanzi al Tribunale per i Minorenni per fare accertare lo scorretto esercizio della capacità genitoriale.