Quali sono i social in cui si può essere davvero sé stessi? Fra filtri, video tagliati e modifiche alle foto negli ultimi anni è diventato sempre più difficile distinguere la realtà da ciò che invece non lo è. Da Facebook a Instagram sino a TikTok infatti dilagano filtri e schermi che ci impediscono di raccontare chi siamo, per pudore oppure per paura di non apparire perfetti. Ma esistono ancora social in cui è possibile esprimersi e raccontarsi in modo autentico?

BeReal

Si chiama BeReal il nuovo social, divenuto virale in pochissimo tempo, che punta proprio ad arginare il dilagare di una realtà distorta e resa sempre più impeccabile grazie a filtri e fotoritocco. Parliamo di un social “istantaneo” che dunque punta a rendere impossibile l’editing e la post-produzione delle foto.

Come funziona? Una volta scaricata l’app invia una notifica ai suoi iscritti ogni giorno. Una volta ricevuta gli utenti hanno solamente due minuti per scattare una foto oppure girare una clip di venti secondi e condividerla con gli amici. Il risultato sono scatti “veri” che raccontano la verità e il momento che si sta vivendo senza bisogno di filtri di alcun tipo. Non solo: non esistono followers o like che possano alimentare il desiderio di omologarsi e di piacere a tutti. La paura di essere giudicati dunque lascia spazio alla bellezza di raccontarsi veramente e di essere sé stessi.

Poparazzi

Autenticità e l’importanza di condividere ciò che è reale: Poparazzi è uno fra i social più apprezzati degli ultimi anni. Si basa sulle foto, proprio come Instagram, ma il suo funzionamento è molto diverso. Definito “the anti selfie club”, Poparazzi consente la condivisione dei proprio scatti concentrandosi sulla necessità di conservare dei momenti autentici vissuti con i propri cari.

Come si usa? Semplicemente segue il principio dei…paparazzi. Come i fotografi scattano delle foto ai vip, così il profilo personale degli utenti si arricchisce con foto scattate dagli altri. Immagini e momenti catturati dagli amici che caricano le istantanee sul social network e taggano le persone.

Non ci sono didascalie, possibilità di mettere Like o commentare. Dunque non ci sono engagement o interazione, solamente un feed che è continuamente aggiornato con foto spontanee, senza filtri e assolutamente autentiche.

L’obiettivo di Poparazzi? Togliere la pressione, legata alla perfezione, spesso diffusa su Instagram. Rappresenta un vero e proprio inno alla verità, all’amicizia e alla volontà di liberarsi dall’uso dei filtri. Le foto che vengono caricate infatti non si possono modificare, mentre un filtro permette, ovviamente per motivi di privacy, di approvarle dopo aver ricevuto una notifica.

Dispo

Be yourself è il motto di Dispo, un social permette di condividere le foto che scatti così come sono, senza usare modifiche, filtri, tagli oppure adesivi. Le immagini dunque vanno postate sul momento, in rullini oppure singole e hanno il compito di “parlare da sole”, senza una didascalia ad accompagnarle. Tutto, insomma, è naturale e semplice, ma soprattutto non è presente la funzione real time. Le foto dunque vengono rese pubbliche solamente il giorno successivo al post, rendendo l’attesa ancora più emozionante. Un po’ come accadeva con le vecchie macchine fotografiche.

Il pericolo dei filtri

Se i social in passato erano uno strumento efficace per raccontarsi e creare una rete di amici, mettendosi in comunicazione anche con le persone più lontane, oggi le cose sono cambiate. E a fare paura sono soprattutto i filtri che deformano la realtà, rendendoci tutti uguali e perfetti, lontano da quello che è autentico.

Scorrendo il proprio feed oggi si vedono esclusivamente foto ritoccate e che ritraggono delle persone che sembrano super felici e splendide. Merito dei filtri, che regalano assenza di difetti e colori accesi, in una sola parola: perfezione. Gli psicologi hanno studiato a lungo il fenomeno, giungendo a conclusioni tutt’altro che rassicuranti.

Secondo gli esperti infatti l’infinite scroll con contenuti identici e che si discostano dalla realtà causa un sentimento di inferiorità e inadeguatezza. Qualcosa che, con il passare del tempo, mette a rischio la spontaneità e ci spinge alla omologazione a tutti i costi.

A questo si unisce il pericolo causato dai filtri. Quando ci osserviamo attraverso una fotocamera di Instagram, infatti, vediamo una persona che è totalmente differente da quella che siamo noi. Usando filtri ed editing foto finiamo per cambiare i nostri connotati e alla fine chi vediamo nello specchio ci sembra meno piacevole e accettabile, anche se assolutamente reale.

Un problema serio, tanto che gli studiosi hanno parlato persino di “selfie dismorphia”, ossia di dismorfia da selfie. In questo caso la persona soffre di un disturbo psicologico che la porta ad avere un rapporto ossessivo e malsano con le imperfezioni che percepisce nel proprio corpo a causa di un uso eccessivo e sbagliato dei filtri che cancellano e annullano ogni difetto.