In principio furono la scrittrice Simone de Beauvoir e il filosofo Jean Paul Sartre a vivere una relazione scevra da ogni forma di coabitazione. Una storia anticonformista per i tempi (erano gli anni dai ’30 ai ’60), che però è durata per tutta la vita. Certo, il loro potrebbe essere definito un modello assai singolare di stare insieme, dato l’affollamento da parte di terze e quarte persone. E per questo la loro relazione sfocia nel poliamore. Ma gli scritti e le testimonianze dei due intellettuali francesi dimostrano quanto un sentimento d’amore non sempre risulti indebolito dalla mancanza di convivenza sotto lo stesso tetto. E se fosse la ricetta di un amore duraturo?
Stare insieme senza convivere
In misura decisamente meno estremizzata, questa forma di “storia in semilibertà” rivive nelle “LAT” (acronimo che sta per Living Apart Together), cioè le coppie composte da persone che, pur legate da amore e affetto, decidono di vivere in case separate. Il fenomeno nasce in Nord Europa, si diffonde in Gran Bretagna, e sta pian piano raggiungendo Francia e Olanda, fino alle nostre latitudini.
Chi sceglie di stare insieme ma separati?
«Di solito chi proviene da convivenze fallimentari e, quindi, non desidera ripetere l’esperienza, oppure chi ha figli da una precedente relazione e preferisce che la nuova unione sia separata dal contesto familiare preesistente» – esordisce il prof. Roberto Pani, psicoanalista e docente di psicologia clinica presso l’Università di Bologna. «Ma ciò non basta a scegliere un tipo di unione anticonformista, soprattutto in una società che prevede che l’amore si celebri ancora sotto un tetto comune».
Ci si vede per scelta e non per obbligo
Ma le cose stanno cambiando. Si sta facendo strada per esempio la presa di coscienza che l’amore può essere vissuto anche senza la condivisione degli spazi 24 ore su 24. Secondo questa visione, i momenti prosaici, come per esempio fare la lavatrice insieme, non aggiungono profondità a un sentimento.
«Va precisato che dietro la scelta di stare insieme senza convivere presuppone una grande autonomia, non solo di pensiero ma anche economica: è un modello che funziona innanzitutto se entrambi riescono a vivere più o meno agiatamente nella propria casa. E soprattutto se è una scelta condivisa e non imposta da uno dei due» – prosegue lo psicoanalista.
Questa forma di coppia LAT può favorire la costruzione di un amore autentico i cui tempi non sono scanditi dal suono di una sveglia che suona per tutti e due alla stessa ora. «E proprio per questo, in chi è predisposto a stare insieme senza convivenza, può infondere la sensazione di stare vivendo davvero un amore consapevole e maturo. Certo, lui o lei devono esserci sia nei momenti di gioia che in quelli di dolore» – puntualizza l’esperto.
È una forma di amore egoista o immaturo?
«Il culto della libertà, tipico dei LAT, potrebbe far supporre che queste coppie siano spinte dal non volersi impegnare, ma in realtà le persone che scelgono un modello di questo tipo manifestano una forma di egoismo salutare per sé e per l’altro» – precisa lo psicoanalista Pani. «Mi riferisco alla gestione dei problemi organizzativi e pratici, che spesso fanno naufragare una relazione o logorano perché si litiga continuamente su questioni pratiche. Avere la consapevolezza di eliminare in partenza questi problemi può rappresentare un grande ostacolo in meno. Il discorso decade, però, se uno dei due trova gravosa la gestione della propria casa in autonomia».
Non è detto però che si viva sempre separati: queste coppie possono condividere anche 2-3 giorni alla settimana sotto lo stesso tetto, ma permane il desiderio di mantenere due appartamenti separati.
Stare insieme in case separate funziona?
«Certo, ma – ripeto – solo se vivere separati è scelto da entrambi. E se si ha la sensazione che a muovere sia un sentimento reciproco autentico, quello che ti fa sentire l’altro vicino, anche nei momenti meno gioiosi.
E spesso quando la coppia non desidera figli. Decade invece quando uno dei due, spesso lei, desidera che la coppia evolva in famiglia con la nascita di uno o più bebè.
È un modello di coppia che funziona paradossalmente per persone molto realistiche, che magari sono spaventate dall’alto tasso dei divorzi (nel 2015 sono aumentati del 57% – fonte Istat) o che si sono costruite uno stile di vita che per professione o per scelta è “nomade”: lui o lei viaggiano molto per lavoro».
Alcune persone sentono inoltre che il loro amore venga ravvivato dopo brevi separazioni (che possono durare lo spazio di 2-3 notti).
Non funziona quando?
Quando è una scelta di comodo per uno o per entrambi che maschera il desiderio di guardarsi intorno e cercare un nuovo partner. Quando non ci si fida dell’altro e si teme che il vivere separati sia una scusa per incontrare altre persone con cui intrattenere storie di una notte. «In realtà, proprio perché questo tipo di coppia è il contrario di quella simbiotica, ma induce alla libertà, non contempla desideri di fuga che si concretizzano in tradimenti vari».
Stare insieme ma in case separate non funziona, inoltre, quando uno dei due avverte troppo il peso di un modello sociale che prevede la coppia standard a cui deve adeguarsi. E così può accadere che finisca per rompere il patto di libertà.