Gigolò, chi è e cosa fa
All’università avevo un compagno di corso che mi diceva di aver fatto il gigolò.
L’accompagnatore per signora, insomma. Lui era una specie di Apollo alto e muscoloso, e mi raccontava di essere uscito più volte con signore in cambio di denaro. Glissava sui dettagli della prestazione e della transazione, e in retrospettiva mi dispiace di non avere avuto il fegato di indagare oltre.
American Gigolo era uscito da un pezzo, e quindi il concetto di lui che si fa pagare per uscire (e corteggiare, e fare sesso) con lei non era del tutto sconosciuto alle grandi masse, ma era considerato ancora un capriccio per donne ricche e sole, oltre la quarantina, virtualmente abbandonate dai mariti e abbastanza annoiate da cercare sollievo fra braccia mercenarie.
Sesso a pagamento
Storicamente, sono sempre stati gli uomini a pagare per il sesso, sia con donne che con uomini. Le donne, per ragioni culturali più che biologiche, hanno sempre privilegiato i sentimenti. Non che le donne non avessero o non abbiano tuttora impulsi sessuali da soddisfare: ma quando una gravidanza indesiderata era un pericolo concreto e un ostacolo non aggirabile, era più difficile rispondere ai richiami del corpo senza un’adeguata tutela sociale.
Molte cose sono cambiate: il rito collettivo dello spogliarello “ironico” la sera dell’otto marzo; i viaggi in Giamaica e nei paesi africani alla ricerca di maschi seducenti e disponibili ad apprezzare anche le grazie un po’ passé di signore attempate ma ben fornite di soldi; e anche, semplicemente, la ricerca di un escort, come da onorata tradizione maschile.
Il ruolo del potere
Come spiega Giuliana Proietti, psicologa: “Da sempre, se una donna decide di portarsi a letto un uomo, può farlo, attivando le armi della seduzione e del sex appeal. Chi sceglie di pagare un uomo dunque non lo fa per avere un semplice rapporto sessuale: ci sono motivazioni più sottili. Ad esempio il senso di gratificazione nel potersi permettere un lusso ancora non troppo comune, il piacere di poter coinvolgere l’uomo, tradizionalmente dominatore, in una relazione fortemente asimmetrica, in cui il potere è tutto nelle mani di chi paga la prestazione.” Un fenomeno emergente a partire dagli anni ’90; prima di allora, la prostituzione maschile era rivolta principalmente agli uomini omosessuali.
Trend in crescita
Che il trend sia in crescita lo ha capito benissimo Heidi Fleiss, storica madam americana che da diverso tempo lotta per riuscire ad aprire un bordello dal nome più che esplicito, Stud Farm (“fattoria degli stalloni”). Un bordello per donne. Che però non riesce ad avviare per via delle sue precedenti condanne… per “condotta immorale”. L’ironia.
Interessanti (e forse indicative) sono le storie raccolte da Melissa Lasfky per Tangomag.com: donne che vanno a farsi massaggiare, e finiscono per avere un orgasmo sul tavolo del massaggiatore, non sempre – e non solo – per involontaria stimolazione delle zone erogene, ma anche per esplicito contatto con la zona genitale. Proprio come gli uomini fanno da sempre, e con molta meno esitazione e sensi di colpa.
Escort, le caratteristiche
Certo, è un po’ difficile fare il paragone fra le americane, da sempre più avanti nell’indipendenza economica e sociale rispetto alle italiane, ancora legate a un’idea tradizionale di amore, sesso e famiglia. Ma anche in Italia il mercato della prostituzione maschile per donne è attivissimo: provate a cercare su Google “accompagnatore per donne”. Gli escort, raffinati, palestrati, depilati, abbronzati, rispondono a ogni canone di attrattiva maschile tradizionale: sono disponibili per cene, appuntamenti, pranzi, eventi e “brevi incontri”. Alcuni si modellano sul genere “bravo ragazzo”, altri hanno il look da copertina di romanzo d’amore, con tanto di lunga chioma e aspetto un po’ pirata un po’ signore.
Le prestazioni
La caratteristica che li accomuna quasi tutti è il richiamo a una sensualità romantica, raffinata, per nulla usa-e-getta e tuttavia “trasgressiva”, in cui la mente conta quanto le prestazioni. Come da copione, le signore non si accontentano della carne. Almeno, non quando pagano.
Segno dei tempi che cambiano? Segnale di liberazione sessuale, o adozione di una sessualità anaffettiva da sempre biasimata negli uomini, più pratica e portabile perché non coinvolgente? Secondo Giuliana Proietti “Occorre stabilire, una volta per tutte, se i mestieri così detti ‘sessuali’ sono leciti o non lo sono, se è etico che una persona sfrutti il proprio corpo in cambio di denaro. Se la risposta che darà la società è che questi mestieri sono socialmente accettabili, non vedo quale possa essere la distinzione fra clienti maschili e femminili.”
Hai mai pensato di fare sesso a pagamento?