Quando serve davvero una terapia di coppia? L’esistenza di situazioni conflittuali irrisolte e tensioni può mettere a dura prova la vita a due, tuttavia litigare non sempre significa essere destinati al divorzio. Al contrario, soprattutto per le coppie di lunga data può accadere che siano la mancanza di confronto e intimità le spie più pericolose a indicare che la temperature del termometro familiare è in calo verso temperature glaciali. La distanza, infatti, insieme alla percezione di una sostanziale freddezza emotiva da parte del partner si rivela uno dei più frequenti motivi di divorzio dopo lunghi anni di matrimonio.
Prendere una decisione in questi casi non è facile, perché la verità è che ci assestiamo sull’onda di una routine che estendiamo a tutti gli ambiti del quotidiano, relazioni affettive comprese: il cambiamento spaventa perché mettersi in gioco e avere il coraggio di esporsi non è mai facile. In quali casi può essere utile una terapia di coppia?
Quando la coppia è giovane
«Molte delle coppie che incontro in studio sono appena sposate» spiega il dott. Francesco Minelli, Psicologo e Psicoterapeuta a Roma con specializzazione in Psicoterapia Psicodinamica: «Uno dei problemi più comuni? L’incapacità di stare senza il partner, in grado di generare una situazione di squilibrio».
Il desiderio di essere rassicurati e percepire la presenza del partner è parte di un bisogno di sicurezza e amore, tuttavia quando esiste un problema di dipendenza emotiva le conseguenze possono diventare devastanti. È il caso, per esempio, di chi intreccia una relazione con una persona che all’inizio del rapporto si dimostra molto presente, premurosa e attenta: quando uno o entrambi i partner in profondità nutrono una visione di sé priva di autostima, allora i conflitti di gelosia, ansia e insicurezza nel tempo tenderanno a moltiplicarsi, trasformando la coppia in una vera e propria camera a gas dove manca l’ossigeno necessario per respirare.
«La violenza non è solo fisica, ma anche verbale e psicologica. Quando il rispetto per l’altro viene a mancare è fondamentale agire senza perdere tempo» ricorda l’esperto. Le ferite più profonde sono dentro di noi e di frequente rivelano una profonda sfiducia in se stessi, mascherata dietro atteggiamenti impostati sul controllo ossessivo, scenate, rabbia e incapacità di andare verso i propri bisogni profondi.
Il focus principale nella relazione è cercare di colmare i bisogni dell’altro? Attenzione, dimenticare che ognuno di noi può e deve interrogarsi sulla gestione della propria vita costituisce una minaccia per la felicità individuale e di coppia, perché dimentica una regola fondamentale: ogni essere umano costituisce un universo a sé e noi per primi abbiamo bisogno di imparare a prenderci cura del nostro mondo interiore, o il rischio è di delegare agli altri la possibilità di essere felici.
Trasformare la paura della solitudine nella capacità di stare in compagnia di se stessi in questo caso diventa l’apertura a un percorso di grande cambiamento, nella vita di coppia e all’interno della propria esistenza.
Coppia di vecchia data? Divorzio Vs cambiamento
In base a un’indagine effettuata dal National Center For Family and Marriage Research dell’Università di Bowling Green in Ohio le possibilità di divorzio fra gli ultracinquantenni nel 2010 sono risultate oltre il doppio rispetto al 1990: questo significa che un divorzio su quattro ha riguardato coppie con svariati anni di convivenza alle spalle.
Che cosa porta a separarsi dopo una vita insieme? Agli osservatori esterni, amici e familiari, spesso una simile rottura costituisce uno shock, tuttavia per i protagonisti della relazione la distanza è meno inspiegabile. Spesso si tratta di un coacervo di rinunce, sacrifici e malcontento che, anno dopo anno, giunge a logorare il rapporto creando crepe ormai impossibili da sanare. Se la frustrazione aumenta e le occasioni di dialogo si riducono, allora il crollo diventa una possibilità reale: all’improvviso non riusciamo più a vedere un territorio comune, né a trasformare la frustrazione delle difficoltà in una lezione di forza.
La mancanza di un orizzonte da vivere insieme divide e questo senso di separazione spesso viene comunicato attraverso il corpo. Viene a mancare l’intimità, le carezze diventano merce rara e il contatto empatico prezioso come acqua nel deserto. La freddezza rappresenta uno dei motivi di separazione dopo anni di vita insieme. Ricorrere a un esperto può aiutare? È importante tener presente che per disturbi sessuali non si intendono solo difficoltà nell’atto sessuale e disturbi dell’orgasmo, ma anche il calo del desiderio sessuale così come la presenza di un disagio nell’intimità.
Spesso noi per primi non accettiamo di parlare delle nostre difficoltà e soprattutto quando queste riguardano la sfera sessuale vergogna, senso di colpa e tabù possono trasformarsi in resistenze difficili da superare.
Viviamo all’interno di una società sempre più tecnologizzata, dove lo spazio dedicato al contatto fisico risulta fortemente ridotto: al contrario, si tratta di un territorio di ribellione da riconquistare consapevolmente, perché costituisce il luogo in cui possiamo liberare le emozioni profonde, percepire l’istinto nostro e dell’altro, riscoprire il corpo e la naturalezza di una connessione che è prima di tutto “di pelle”.
Terapia di coppia: se l’altro non vuole?
«Fra i motivi per cui si ricorre alla terapia di coppia ci sono i problemi di tutti i giorni, per esempio la gestione dei figli. Trovare soluzioni al quotidiano non sempre è facile perché implica accettare le differenze che possono esistere a livello individuale, familiare e culturale» spiega l’esperto.
Nel 2013 la sentenza nr. 4540/2011 emessa dalla Suprema Corte di Cassazione ha confermato che provocazioni e gravi ingerenze da parte di uno e entrambi i suoceri conviventi, quando tollerate passivamente dall’altro coniuge, possono essere a buon diritto considerate una giusta causa di separazione.
L’incapacità di gestire la famiglia di origine costituisce una delle prime cause di divorzio: si fa fatica a dire no, a porre confini sani e spesso si finisce per stare zitti in modo da non schierarsi. In fondo, ciò che è veramente difficile in questi casi è trovare il coraggio di vedersi come adulti e accettare di distaccarsi, in maniera costruttiva e sana, sviluppando se stessi in libertà. Il dott. Francesco Minelli chiarisce: «Quando in origine esistono valori differenti, la comunicazione rischia di arenarsi. La trasformazione di una relazione viene dal dialogo, sincero e profondo, reso possibile dall’apertura e disposizione reciproche».
I tempi della terapia di coppia? Possono variare notevolmente rispetto al tipo di problematica e alle dinamiche: fondamentale scegliere l’aproccio adeguato e un professionista di fiducia che sappia accompagnare nel viaggio del cambiamento. Sì, perché è di un viaggio che si tratta: la soluzione, di qualsiasi tipo essa sia, arriva quando siamo disposti ad accettare che ognuno di noi avanza con la sua storia sulle spalle e il suo modo, unico, di confrontarsi con il mondo: non siamo le stesse persone di quando ci si è conosciuti, perché ogni giorno affrontiamo la vita e in questa avventura quotidiana ci evolviamo, cambiamo, aggiungiamo strati su strati a ciò che siamo.
Che cosa succede quando l’altro non accetta l’ipotesi di una terapia di coppia? «Può accadere che esista una tendenza alla fuga o a un atteggiamento evitante. In questi casi è possibile ricorrere a un consulto individuale e valutare se attuare un percorso di terapia personale. Non è possibile aiutare qualcuno che non desidera essere aiutato, questo è chiaro. Lavorare su di sé nel tempo può rivelarsi utile per capire che cosa ci ha attirato verso il partner e fare chiarezza: desideriamo ancora questa persona nella nostra vita?» conclude l’esperto.
A causa dell’abitudine tendiamo a creare schemi rigidi degli altri, tuttavia accettare che possiamo cambiare, anzi che il cambiamento è un nostro diritto, costituisce ciò che può innescare un processo di trasformazione e rende possibile un dialogo autentico all’interno della coppia: due compagni di viaggio che si tuffano nell’oceano dell’esistenza surfando sulle onde del quotidiano, prendendo forza dalle difficoltà, pronti a immergersi nell’ignoto.