Un nuovo studio pubblicato su Archives of Sexual Behavior e condotto da ricercatori dell’Università di Seattle ha portato alla luce un fenomeno ancora poco conosciuto nel campo della sessualità: la “simbiosessualità“. Questo termine si riferisce a un’attrazione sessuale e romantica non verso individui singoli, come avviene nella maggior parte dei casi, ma verso l’energia e la dinamica che si sviluppano tra i membri di una coppia consolidata.
Cos’è la “simbiosessualità”
Secondo il team di ricercatori, guidato dalla professoressa Sally Johnston, l’attrazione sessuale tradizionalmente è stata concepita come un’esperienza tra due individui. Tuttavia, lo studio suggerisce che potrebbe esserci un nuovo modo di interpretare il desiderio umano, che non si limita alla connessione tra due persone, ma si estende all’energia complessiva generata da una coppia. Johnston ha affermato che questo tipo di attrazione è stato osservato durante una ricerca precedente sulle comunità poliamorose e, in particolare, sul trattamento degli “unicorni”.
La ricerca partita dagli “unicorni”
Nel gergo poliamoroso, il termine “unicorno” si riferisce spesso a una donna bisessuale che partecipa a una relazione con una coppia eterosessuale. Durante la ricerca su queste dinamiche, Johnston ha osservato che molte persone dichiaravano di essere attratte non tanto dalle singole persone, ma dalla dinamica di coppia e dall’energia condivisa tra i partner. Questo ha portato alla formulazione dell’idea che esista una forma di attrazione verso la sinergia della relazione piuttosto che verso i singoli individui. Per approfondire questa intuizione, il team ha utilizzato i dati del Pleasure Study, un’indagine che ha coinvolto 373 partecipanti su vari aspetti dell’identità sessuale e di genere. Dei partecipanti intervistati, ben 145 hanno riferito di provare attrazione per una coppia e la relazione che la caratterizza. Sebbene questi dati non possano essere considerati rappresentativi dell’intera popolazione, il risultato ha portato alla luce un fenomeno meritevole di ulteriori studi.
La dinamica della “simbiosessualità”
L’attrazione “simbiosessuale”, come emerso dallo studio, si basa sulla percezione di una “terza forza” che si manifesta all’interno di una relazione consolidata. In altre parole, gli individui non sono attratti dai membri della coppia presi singolarmente, ma dalla sinergia che si crea tra loro. Johnston ha fatto riferimento a esempi cinematografici per spiegare meglio il concetto, citando film come Challengers o Professor Marston And The Wonder Women, in cui l’attrazione reciproca tra i membri di un triangolo amoroso costituisce la base della relazione. Molti partecipanti allo studio hanno descritto sentimenti simili, affermando di essere attratti dalle dinamiche di coppia piuttosto che dai singoli individui coinvolti.
Le caratteristiche delle persone “simbiosessuali”
Lo studio ha anche individuato alcuni tratti comuni tra le persone che provano attrazione simbiosessuale. I partecipanti si sono descritti come estroversi, bisognosi di molta intimità e attenzioni, e con una minore propensione alla gelosia rispetto alla media. Una partecipante ha parlato del suo desiderio di essere desiderata da più persone e di cercare continuamente consenso nelle relazioni, trovando soddisfazione nel fare parte di una dinamica complessa e plurale. Un altro aspetto interessante emerso dallo studio è che molti partecipanti simbiosessuali si dichiarano queer e affermano di essere più attratti da coppie non eterosessuali. Questa apertura sessuale sembra essere un elemento chiave nella loro esperienza di attrazione, che va oltre le convenzioni della monogamia e si estende alla pluralità delle relazioni.