Quando un problema sessuale come il vaginismo può essere considerato una patologia o un disturbo transitorio? È bene fare una differenza fra queste due cose poiché, nonostante comporti delle difficoltà per l’attività sessuale e di conseguenza relazionali, è una sintomatologia può essere affrontata con esiti decisamente positivi.
Cos’è il vaginismo
Il vaginismo è una contrazione involontaria della muscolatura vulvo-perineale che impedisce i rapporti sessuali, quindi la penetrazione, o anche la sola introduzione di un dito, tale da non permettere una semplice visita ginecologica.
Rientra tra le disfunzioni sessuali femminili e ha natura di carattere psicologico quando non vi sono cause organiche a determinarlo, per esempio un imene rigido o un trauma vaginale.
Tale sintomatologia è molto diffusa e spesso le coppie faticano a rivolgersi al sessuologo per vergogna o perché attribuiscono prevalentemente la causa a fattori di tipo fisiologico, nonostante non venga diagnosticata nessuna patologia organica.
Come si manifesta
La sintomatologia si manifesta attraverso la contrazione involontaria del muscolo terzo esterno della vagina, rigidità della zona perineale e della muscolatura del bacino.
Molte pazienti riferiscono anche un irrigidimento di tutto il corpo, una paura incontrollata nei confronti della penetrazione e una fobia legata agli organi genitali, soprattutto i propri, tanto da non essersi mai toccate o guardate. Viene descritta come una difficoltà, persistente o ricorrente, di fronte a queste situazioni o casi:
– Penetrazione vaginale durante il rapporto sessuale;
– Dolore vulvovaginale o pelvico durante il rapporto o durante i tentativi di penetrazione;
– Paura o ansia riguardo al dolore vulvovaginale o pelvico prima, durante o come conseguenza delle penetrazione vaginale;
– Marcata tensione o spasmo dei muscoli del pavimento pelvico durante i tentativi di penetrazione vaginale;
– I sintomi persistono da più di 6 mesi e causano un disagio significativo per la donna;
– La disfunzione sessuale non è conseguenza di un disturbo mentale di tipo non sessuale o di un trauma (violenza o fattori di forte stress) o all’utilizzo di farmaci.
Talvolta il disturbo della penetrazione è associato al disturbo dell’interesse/eccitazione sessuale.
Quali sono le cause in base al tipo di vaginismo
Le cause di tale disfunzione possono essere diverse: il vaginismo di tipo primario compare sin dalle prime esperienze legate alla sessualità, per cui si può dire che la donna in questione non ha mai avuto rapporti sessuali con penetrazione. Quello di tipo secondario si manifesta dopo un periodo di normale attività sessuale.
Inoltre il vaginismo secondario può essere legato ad una situazione specifica o ad uno specifico partner: è pertanto definito situazionale oppure si manifesta in tutte le circostante ed è quindi generalizzato.
Le esperienze pregresse possono determinare la manifestazione del sintomo.
Nel caso del vaginismo primario traumi legati allo sviluppo psicosessuale, per esempio in adolescenza, tentativi di violenza, educazione con pressanti insegnamenti religiosi o culturalmente troppo rigida, paura di punizioni da parte del padre o di entrambi i genitori, fattori sociali o generazionali quali il racconto tramandato di madre in figlia di morti legate al parto o di aborti, possono “bloccare” l’evoluzione naturale della risposta sessuale della ragazza, tanto da inibirla sul piano comportamentale e tale da generare il disturbo psicosomatico.
Una violenza sessuale subìta, una gravidanza indesiderata o un trauma post parto, la presenza di disfunzioni sessuali nel partner, per esempio impotenza o eiaculazione precoce, o problematiche psicologiche possono indurre alla manifestazione del sintomo dopo un periodo di attività sessuale normale.
Come viene diagnosticato: possibili cause psicologiche
Le caratteristiche psicologiche della donna vaginismica possono essere di diverso tipo: ognuna riporta inconsciamente una propria esperienza di vita e di educazione. Possiamo descrivere alcuni profili:
– Una donna adulta con legame troppo stretto con la figura materna mantiene atteggiamenti infantili che fatica a gestire nella relazione e nella vita;
– Una donna più aggressiva e che ha prevalentemente necessità di mantenere il controllo sull’ambiente e sull’altro, nonché sulle proprie emozioni, avrà più difficoltà a lasciarsi andare al piacere e ad abbandonarsi con fiducia al partner;
– Una donna inibita, invece, da un’educazione fortemente religiosa e che considera l’uomo solo per la riproduzione, mette a dura prova la realizzazione della propria maternità custodendo gelosamente il suo sintomo.
Un aspetto importante, e da non sottovalutare sul piano diagnostico, è dunque la componente emotiva: per molte donne è un aspetto difficile da affrontare perché richiede tempo e lavoro su di sè, ma spesos questo percorso si rivela la chiave per la risoluzione del problema.
Quali sono le cure e trattamenti
Un approccio prettamente medico/ginecologico suggerisce l’utilizzo dei Dilatatori di Hegar che vengono inseriti gradualmente per forzare l’apertura. Tale procedura, che può essere considerata “meccanica” e invasiva, contrasta sostanzialmente con la condizione psicoemotiva della paziente, soprattutto all’inizio.
È quindi indicato un percorso di psicoterapia sessuologica, con un esperto che conduce pian piano la donna, e la coppia, ad un livello di consapevolezza maggiore e ad un riavvicinamento della coppia, con la propria sessualità e fisicità. Questo lavoro risulta importante al fine di elaborare nella donna eventuali traumi o vissuti legati alla sessualità, all’immagine corporea e al rapporto con il proprio corpo e con l’intimità.
La psicoterapia può essere integrata ad altre tecniche tra cui:
– il training autogeno che permette il rilassamento e la distensione muscolare del corpo fino ad arrivare ad un riequilibrio del sistema nervoso autonomo (simpatico e parasimpatico), una migliore gestione dell’ansia, per poi essere focalizzato sull’allentamento dei muscoli del bacino e della zona perineale e vulvovaginale;
– le visualizzazioni guidate, che lavorano sull’inconscio e sull’immaginario dell’individuo nonché alcuni “esercizi” prescritte ad entrambi i partner da eseguire insieme a casa per riavvicinarsi gradualmente ad un’intimità fisico-emotiva diversa rispetto all’inizio del percorso terapeutico.
In tal modo le possibilità di guarigione sono alte. Infatti, lo stato di tensione generato dall’ansia e le sue dirette conseguenze sul piano psicosomatico, quali irrigidimenti muscolari e corporei, la paura del dolore e della penetrazione diminuiscono e pertanto le donne ricercano una maggiore e più soddisfacente intimità con l’altro.
Il panico lascia pian piano posto alla curiosità, al piacere, nonché al coronamento di un sogno che sembrava irraggiungibile: una gravidanza.