Sul fronte della parità di genere si stanno compiendo sforzi importanti per colmare il divario, soprattutto sul fronte economico e dei diritti sul lavoro per le donne. Ma come funziona nei rapporti di coppia? Chi fa (o deve fare) la prima mossa? Una donna che prende l’iniziativa è giudicata troppo “audace”? A quanto pare esistono ancora molte barriere da abbattere, legate soprattutto a stereotipi sui “ruoli” dell’uomo e della donna. «Per la stragrande maggioranza delle donne italiane il mondo delle relazioni è ancora soggetto ad aspettative e comportamenti diversi a seconda della propria identità di genere», spiega Bumble, che ha condotto una ricerca che conferma alcuni tabu.

Verso la parità di genere?

Secondo il sondaggio, condotto su un campione di 1.000 donne italiane appartenenti a diverse fasce di età, il 59% delle intervistate ha notato un miglioramento negli ultimi 5 anni sul fronte della parità di genere nel complesso. Si tratta, però, di passi avanti registrati soprattutto nell’ambito della vita di coppia e sociale, nello sport e nella ricerca scientifica, e a seguire anche nel mondo della cultura e della politica. Restano più critici gli ambiti lavorativi e delle retribuzioni (il cosiddetto “gender gap”). Ma c’è anche un altro fronte, su cui occorre lavorare: quello del “Romance gap”.

Cos’è il Romance gap

È sempre il sondaggio a indicare come per la stragrande maggioranza delle donne (77%) il mondo delle relazioni è ancora soggetto ad aspettative e comportamenti diversi a seconda della propria identità di genere. Insomma, chi deve fare il primo passo? Perché una donna che invita a cena un uomo, per esempio, è giudicata troppo sfacciata? Tutto questo crea un “Romance gap”, un divario anche in ambito sentimentale e delle relazioni di coppia, condizionato da stereotipi e aspettative di genere. «Il Romance Gap è un termine nuovo, ma molte di noi conosceranno la sensazione. Quei momenti in cui ti chiedi se inviare quel messaggio ti farà apparire troppo appiccicosa, in cui aspetti che siano gli altri a prendere l’iniziativa, o quando ti preoccupi di essere giudicata troppo diretta, troppo inesperta, troppo vecchia», spiega Naomi Walkland, Vicepresidente Marketing per l’Europa di Bumble.

Romance gap: in amore le donne si autolimitano ancora

Dallo studio della App di dating “women-first”, quasi la metà delle donne intervistate (46%) non vuole apparire troppo diretta o autoritaria durante i primi appuntamenti. Questo porta a limitarsi o a cambiare atteggiamento. Il 45% sente la necessità di dover “fare la dura” nelle prime fasi, mentre quasi 2 donne su 3 (61%) temono di apparire troppo “appiccicose” o “disperate”. Per rispettare alcuni standard e non deludere le aspettative altrui, il 58% delle donne italiane intervistate afferma di aver modificato il proprio comportamento per far sentire il partner a proprio agio. «La paura di apparire troppo o troppo poco influisce sul livello di serenità e di intraprendenza nelle relazioni», commenta la psicologa Valeria Locati, esperta di relazioni di Bumble.

Romance gap: come funziona nel sesso?

Non va meglio sotto le lenzuola. Nonostante il 53% ne parli liberamente e cerchi un partner con cui poter affrontare l’argomento serenamente, rimangono alcuni freni: ad esempio, le donne temono di essere giudicate per la propria esperienza sessuale precedente, di non essere viste come abbastanza femminili o di essere criticate per le proprie idee quando si parla di parità di genere. La conseguenza è che i rapporti e gli appuntamenti con il proprio potenziale “lui” risultano persino stressanti per il 41% del campione.

Chi fa o deve fare il primo passo?

È ancora vero, quindi, che il primo passo lo fa l’uomo, più per un retaggio sociale e culturale? «La vera svolta di questo periodo storico, in cui l’attenzione è centrata sulla qualità della relazione e non più solo sulla somma dei due partner, è senza dubbio la possibilità di non utilizzare degli assolutismi che vadano bene per ogni situazione. I retaggi culturali permangono e hanno un peso non indifferente, ma più nella rappresentazione di se stessi che non della coppia – spiega ancora la psicologa – L’uomo fa il primo passo, ma anche la donna, perché la bellezza del corteggiare e del manifestare le proprie intenzioni sta diventando una pratica trasversale ai generi».

Più equilibrio e più rispetto reciproco

Ma non si tratta solo di rispettare dei ruoli, anche se limitanti. Più di 2 donne su 3 (76%) affermano che l’uguaglianza nelle aspettative e nei comportamenti è fondamentale all’interno di un rapporto di coppia sano, che sia basato sul rispetto reciproco. Quando si tratta di corteggiamento e delle prime fasi della frequentazione, però, pesano ancora troppo i tabù. «Le donne hanno a lungo vissuto nell’incertezza del volersi esprimere. Hanno soprattutto temuto di essere considerate troppo determinate. La libertà del mondo contemporaneo, invece, oggi aiuta a prendere consapevolezza di sé», aggiunge Locati. Insomma, il sogno è quello di un “nuovo romanticismo”.

Verso un “romanticismo contemporaneo”

Oggi, le donne italiane sono alla ricerca di un “Romanticismo Contemporaneo” basato sull’uguaglianza, il rispetto reciproco e l’eliminazione delle aspettative di genere: «I giovani oggi chiedono all’Altro sensibilità, maturità emotiva, complicità, offrendo a loro volta consapevolezza e una chiara definizione di quali obiettivi raggiungere nei rapporti d’amore», sottolinea la psicologa. Per questo motivo, la stragrande maggioranza delle donne coinvolte nella ricerca di Bumble trova ammirevole quando le donne prendono l’iniziativa in una relazione (80%)», spiegano da Bumble. «Attribuire ai generi caratteristiche così incasellanti è diventato ormai anacronistico. L’educazione nelle scuole deve puntare (e in parte lo sta già facendo) a un approfondimento degli aspetti relazionali e affettivi insieme a quelli sessuali, allo sviluppo di abilità che permettano di ascoltare, accogliere e valorizzare l’Altro e chi si possa diventare standoci insieme. Si può essere ancora molto romantici senza essere fuori tempo o rigidi nell’interpretazione dei ruoli», conclude la psicologa.