Dopo lo Sniffy, l’integratore in polvere bianca da sniffare, arrivano i nicotine pouches o sacchetti di nicotina. Si tratta dell’ultimo ritrovato sul mercato, che alimenta il consumo di prodotti che ne ricordano altri. O meglio, in questo caso il contenuto è molto simile a quello delle sigarette, con la differenza che non c’è combustione, perché non vanno accesi, bensì succhiati.

Cosa sono i sacchetti di nicotina

Come spiega Altroconsumo, che per primo ha rivolto l’attenzione a questi prodotti, si tratta di «sacchettini permeabili lunghi pochi centimetri in tessuto non tessuto (cioè non di fibre naturali, ottenuto con materiali e procedimenti diversi rispetto a quelli della tessitura). Al loro interno c’è una polvere a base di nicotina, ma anche aromi di vari gusti e sali (come il carbonato di sodio)». L’aggiunta di aromi (che variano dalla menta al caffè alla vaniglia) li rende molto gradevoli al palato. Una volta estratti singolarmente dalla confezione, che ricorda quella di semplici pasticche alla menta, si posizionano tra il labbro superiore e la gengiva, in una zona molto irrorata di sangue, tramite cui il contenuto entra in circolazione rapidamente. Si possono far sciogliere lentamente, anche nell’arco di 30 o persino 60 minuti.

Cosa contengono i sacchetti di nicotina

Sulle confezioni viene riportato il contenuto, costituito soprattutto da nicotina estratta dalla pianta del tabacco o di origine sintetica (i cosiddetti “Sali di nicotina”). Il fatto che in etichetta ci sia scritto «no tabacco», però, non deve far pensare che siano prodotti innocui: «Sicuramente la nicotina può essere pericolosa. Uno dei problemi è che non sappiamo ancora bene quali possano essere gli effetti di questi prodotti», spiega Silvano Gallus, epidemiologo e responsabile del Laboratorio di ricerca sugli Stili di Vita dell’Istituto Mario Negri di Milano, che si occupa dello studio dei principali fattori di rischio evitabili per tumori, malattie cardiovascolari e altre malattie croniche.

Come sono commercializzati

«Questi sacchettini sono sul mercato da pochissimo. Negli Usa sono entrati in commercio prima rispetto all’Europa e all’Italia. Ricordano un prodotto simile, lo snus, cioè tabacco per uso orale, vietato in tutta l’Unione europea, ma non in Svezia e in alcuni Paesi scandinavi (in base alla direttiva 2014/40/UE, NdR). Il vero problema è che tutti sono facilmente reperibili anche online. Io stesso, su richiesta di una collega di un’università all’estero, ho provato a comprare snus ancora 7 o 8 anni fa e mi sono arrivate facilmente a casa via posta due confezioni che ho ancora in ufficio, a riprova della semplicità con cui si possono ottenere. La preoccupazione, quindi, riguarda soprattutto i giovani», spiega ancora Gallus.

Attraenti per i giovani

I sacchettini, che possono ricordare le caramelle nella modalità di consumo, hanno in comune con i prodotti dell’industria dolciaria il ricorso ad aromi che li rendono anche molto gradevoli al palato. Per questo, per la facilità di reperimento, per il marketing che ricorre a confezioni colorate e accattivanti, l’Organizzazione mondiale della Sanità non ha nascosto la preoccupazione che si possano diffondere soprattutto tra i giovani, insieme a e-cig e tabacco riscaldato, favorendo la dipendenza da nicotina. Ad agevolare questi prodotti, infatti, è anche una tassazione agevolata rispetto alle sigarette tradizionali.

Perché sono dannosi i sacchetti di nicotina

«La più grande preoccupazione riguardo alla nicotina è che dà dipendenza, che porta a passare quasi sicuramente al consumo di altri prodotti: non solo le sigarette elettroniche, ma anche quelle tradizionali – spiega l’epidemiologo – In più dà problemi di salute, anche importanti, come l’accelerazione del battito cardiaco, quindi può portare a complicazioni soprattutto in soggetti che soffrono di malattie cardiovascolari». Per questo fin dal 2022 l’Istituto Mario Negri aveva firmato una petizione, insieme ad Altroconsumo, la Fondazione Veronesi, la Società italiana di tabaccologia e l’Associazione culturale dei pediatri, perché i sacchettini di nicotina non fossero messi in commercio.

Il mercato online aggira i limiti per i minorenni

A impensierire è anche il fatto che molti di questi sacchetti sono venduti online, dove è più facile aggirare i controlli sull’età di acquirenti e consumatori. «Il target è rappresentato soprattutto e proprio dai giovani, non su coloro che già fumano le sigarette tradizionali. Ma il consumo di sacchettini che si tengono in bocca diventa incontrollabile, può avvenire potenzialmente anche a scuola, ad esempio, senza che ci si accorga e diversamente dalle sigarette elettroniche che producono vapore», sottolinea ancora l’epidemiologo del Mario Negri. Sul fronte dei divieti e delle norme di legge, infatti, esistono criticità.

I divieti: cosa dice la legge

Il ministero della Salute si era scontrato con i produttori dei sacchettini fin dal 2022, anno della loro comparsa in Europa, tentando di vietarne la commercializzazione a fronte dei “rischi di tossicità” che aveva evidenziato in alcuni documenti. Poi, però, ha dovuto cedere, tra sospensioni e marce indietro, ottenendo solo che le confezioni rechino un’etichetta obbligatoria che avverte dei potenziali pericoli. Non è passata neppure la richiesta di prevedere una chiusura anti-bimbo: «Purtroppo il rischio che finiscano nelle mani e nelle bocche dei più piccoli c’è, come dimostrano alcuni casi di intossicazione», conferma Gallus. Resta, poi, il problema della quantità di nicotina contenuta.

Troppa nicotina nei sacchettini

Come spiega Altroconsumo, nel Decreto Milleproroghe dello scorso gennaio si suggerivano 20 mg massimi per sacchetto, ma l’emendamento non è poi passato. Così la legge che li ha autorizzati (N.15/2022) li fa rientrare in una categoria generica senza un richiamo ad altre norme applicate, per esempio, ai prodotti con nicotina già esistenti, come tabacco riscaldato e sigarette elettroniche. In una inchiesta dell’associazione dei consumatori si mostra come «i prodotti autorizzati nel nostro Paese non superano i 20 mg al grammo. Ma le “pouches” si trovano in commercio online anche con quantitativi molto vari, che vanno circa da 4 a 50 mg per grammo di polvere (o per sacchetto, che in genere ha un peso inferiore al grammo)».

Più forti delle sigarette tradizionali?

Il pensiero corre alla sigaretta tradizionale che, sempre secondo Altroconsumo, «non può contenere più di 1 mg di nicotina; le compresse per smettere di fumare, farmaci sostitutivi della nicotina, ne contengono al massimo 2-4 mg. Le modalità di assunzione sono diverse per questi prodotti, quindi non si possono fare confronti puntuali: possiamo però dire che sacchetti con più di 20 mg di nicotina ne hanno una quantità elevata». «Questo rappresenta appunto un problema, perché oltre a portare a potenziali intossicazioni nei giovanissimi, induce una dipendenza da quantitativi poi difficili da soddisfare o pericolosi. Manca, inoltre, una revisione sistematica della letteratura. L’unica esistente, di gennaio 2024, è stata realizzata dalla stessa industria del tabacco, quindi ci sono forti dubbi sul conflitto di interessi degli studiosi che l’hanno condotta», conclude Gallus.