Nessuno parla di alopecia. Il tabù che riguarda i capelli delle donne, la loro caduta, assenza, diradamento, è così profondo che anche noi preferiamo non pensarci, guardare dall’altra parte e sperare che succeda a qualcun’altra. Certo, è la stessa cosa che facciamo per tutte le malattie. Sperare che non ci accada. Però questa è una malattia che è ben di più del suo quadro diagnostico. In fondo, con l’alopecia si perdono solo i capelli. Eppure, se lo chiedete a molte che ce l’hanno, dicono che preferirebbero altri mali: quasi tutto pur di non perdere i capelli. Per molte pazienti oncologiche, questa parte è peggio di nausea, debolezza, dolore. Perché i capelli sono la femminilità. Sono l’identità femminile.
Di alopecia negli ultimi tempi si sente maggiormente parlare, ma rimane ancora molta vergogna, specie se a soffrirne sono le donne, mentre le ricerche proseguono per individuare nuove cure. Una è arrivata di recente: si tratta del primo farmaco che può essere utilizzato anche dai giovanissimi e che sembra possa permettere la ricrescita dei capelli fino all’80%. A testarlo è stata la casa farmaceutica Pfizer, che ha ottenuto l’autorizzazione al commercio dalla Food and Drug Administration americana.
Il nuovo farmaco contro l’alopecia
Uno studio clinico, condotto da un team di ricercatori internazionali e pubblicato sulla rivista The Lancet ad aprile, ha mostrato risultati positivi dati da un nuovo farmaco, su casi di alopecia grave e che possono interessare anche i giovani. Gli esperti hanno analizzato oltre 700 pazienti da 18 Paesi, che avevano un problema di perdita di capelli pari o superiore al 50%. Al campione è stato somministrato il farmaco LITFULO (50 milligrammi al giorno) ottenendo una ricrescita significativa rispetto al gruppo di controllo, pari all’80% e più, in circa il 23% dei pazienti trattati per sei mesi, contro l’1,6% di coloro che hanno assunto il placebo. Il prodotto è risultato più efficace nelle prime fasi della malattia, ma soprattutto sicuro anche per i più giovani, cioè dai 12 anni in su. Gli eventi avversi più comuni riportati in almeno il 4% dei pazienti sono stati cefalea (10,8%), diarrea (10%), acne (6,2%), rash (5,4%) e orticaria (4,6%). La Food and Drug Administration degli Stati Uniti, dunque, lo ha autorizzato. Ma com’è la situazione in Italia e quanto resta ancora da fare per superare i tabù, specie quando si tratta di donne?
La paura di perdere i capelli
Per le donne quella di perdere i capelli è molto di più della paura di non essere belle. È la paura di non essere più accettate, riconosciute come donne. Di far sballare il conto, direbbe Bel Olid, l’autrice di Contropelo (Fabbri), che parla di “punteggio di desiderabilità”. Ovvero, se fai qualcosa o il tuo corpo subisce qualcosa che ti fa deviare dalla norma, perdi punti che devi compensare obbedendo ad altre regole. Per esempio, puoi essere grassa ma devi vestirti bene. Make up, accessori… il conto alla fine deve tornare.
Jada Pinkett Smith e l’alopecia
Perdere i capelli fa sballare tutto. Nemmeno Jada Pinkett Smith – bellissima, regale – riesce a far quadrare il conto e subisce la frecciatina di un uomo su un palco importante: può essere brava, coraggiosa, può essere anche Jada Pinkett Smith ma resta una pelata. Jada invece è perfino più bella, forte e affascinante con i capelli rasati. Ha qualcosa a che vedere con la forza, questo magnetismo. La stessa cosa penso della mia amica Parul Bansal, canadese con origini indiane, che ha raccontato la sua storia qualche anno fa, il video è subito diventato virale. Ha parlato indossando una parrucca, che ha tolto al culmine di un discorso molto emozionante, per niente lagnoso e realmente empowering.
Ha confessato come fare la doccia diventi un incubo. Senti le ciocche che si staccano, un po’ più del solito, e a ogni doccia continuano, cadono, non vuoi guardare, fino a che il fidanzato ti dice: forse potresti considerare una parrucca. E lei, dopo aver assorbito il colpo – la situazione è davvero così grave – la parrucca la va a provare. Lì, nel negozio, lei non è più sola, si sente a suo agio, ne compra una simile ai suoi capelli naturali. Ma con la parrucca qualcosa non va. Si sente più piccola, nascosta, in balia di illazioni e sguardi. Un gesto estremo, ma di libertà: va dal barbiere e si fa rasare col rasoio a mano. Non un millimetro di lunghezza, ma zero, liscia, la grande differenza (finora) fra la scelta di stile e la necessità. Lì si accorge realmente quanto erano estese le aree di alopecia, lì decide che non vuole più esserne schiava, che vuole tornare a fare la doccia senza paura.
Mi ha raccontato, quando ci siamo viste a Bali, – lei splendida, alta, con un portamento rilassato ma fiero, così diversa dalla ragazza con la parrucca comparsa solo qualche minuto in video – che in quel doloroso, lungo processo aveva pensato perfino al trapianto. Una procedura costosa e con poche possibilità di successo nel caso di patologie autoimmuni. Per quasi tutte il primo passo è proprio tentare di trovare una soluzione medica, un rimedio, magari spendendo molti soldi a vuoto, perché in realtà in tanti casi non si può fare granché. E vedere che questo capita anche nell’Olimpo di Hollywood (a Jada Pinkett Smith non sono mancati certo i mezzi per trovare i medici migliori) è una spinta potentissima a dire: ok, smetto di mettere tutte le energie lì.
Donne che soffrono di alopecia
Nel mondo più di 150 milioni di donne soffrono di alopecia. Una di queste, una ragazza di 12 anni, Rio Allred, recentemente si è tolta la vita per il dolore e il bullismo. Vedere altre ragazze e donne che hanno un aspetto diverso dalla norma, vedere che “la norma” è un concetto relativo, è la cosa più potente per innescare un cambiamento. Possiamo normalizzare il rasarsi, i “buchi” nella chioma, le parrucche. Mi ispirano a ripensare ogni giorno le mie idee interiorizzate sull’immagine che “dovrei” avere. Mi mostrano che non sono obbligata a essere bella – bella per chi? – il carisma ha molto a che fare con la forza e un certo atteggiamento unapologetic, che non chiede scusa per quello che siamo, per i nostri presunti difetti.
Alopecia, l’ultimo dei tabù
L’alopecia è davvero l’ultimo dei tabù. Magari ora possiamo ingrassare, possiamo perfino non depilarci. I capelli però al massimo possiamo tagliarli cortissimi. Senza no, a tutto c’è un limite. Perché? Chi li decide questi limiti? I social in questo sono fantastici, perché quel dolore, quella cosa intima che è diventata enorme, qualcun altro la porta fuori, la fa vedere, e magari fa vedere che non è così annichilente per loro. Forse non deve essere annichilente neanche per noi. Questo è il significato profondo della parola normalizzare. Noi abbiamo diritto di sentirci belle senza capelli. Abbiamo perfino il diritto di non doverci preoccupare affatto di essere belle. Senza sguardi di troppo e senza battute.
Perché si perdono i capelli?
La perdita dei capelli può avere tante cause. Può essere di origine autoimmune o dipendere da fattori ormonali. Ma non solo.
Smog Secondo alcuni studi i follicoli sono molto sensibili all’inquinamento atmosferico: quando i capelli sono esposti ad alti livelli di inquinanti le proteine maggiormente coinvolte nella crescita diminuiscono rapidamente.
Dieta squilibrata Per la salute del capello sono importanti minerali e vitamine come ferro, zinco, selenio, vitamine D e B12. Se seguiamo una dieta sbagliata l’organismo va ad attingere i nutrienti dal capello.
Tricotillomania È un disturbo psicologico che porta a tirarsi o strapparsi i capelli.
Problemi tiroidei Se la tiroide non riesce a produrre abbastanza tiroxina, l’ormone che contribuisce alla crescita dei capelli e allo sviluppo dei follicoli piliferi, la situazione si ripercuote su tutto il cuoio capelluto. Capita sia con l’iper sia con l’ipotiroidismo. (A.P.)
Le nuove cure che contrastano la caduta dei capelli
Alopecia significa “volpe”. O meglio: “come il pelo della volpe a primavera”. L’origine greca del termine alopecia dice già tutto su qual è il problema. La perdita dei capelli a chiazze, simile appunto al manto dell’animale quando compie la muta. La forma di cui soffre Jada Pinkett Smith è quella chiamata alopecia areata ed è la meno diffusa.
L’alopecia areata
«L’alopecia è di probabile origine autoimmune e colpisce indistintamente uomini e donne, soprattutto in giovane età» spiega il professor Santo Mercuri, primario di Dermatologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano e medico di molti vip. «Ha un esordio acuto e un decorso imprevedibile. Può portare alla caduta di capelli confinata solo ad alcune aree, totale, come è capitato a Jada Pinkett, o, addirittura, alla perdita di peli in tutto il corpo. La forma più frequente, però, è quella a chiazze».
In realtà, l’alopecia areata non è irreversibile come si potrebbe pensare. «Questa forma dipende da un’alterazione del ciclo follicolare ma non comporta una distruzione permanente del follicolo. Quindi i capelli possono ricrescere, anche se può ripresentarsi più volte nel corso della vita».
L’alopecia androgenetica
Quella che è invece irreversibile è l’alopecia androgenetica, la più diffusa, la classica calvizie che colpisce in misura nettamente maggiore gli uomini: sono in 20 milioni i maschi che ne soffrono contro i 4 milioni delle donne. «Come dice la parola, è di origine genetica ed è legata agli ormoni androgeni, soprattutto il diidrotestosterone» spiega il professor Mercuri. «Se nei follicoli aumentano i livelli di questo ormone, la crescita e la caduta hanno un ciclo più rapido. I capelli tendono a ricrescere più corti e sottili e il follicolo pilifero man mano degenera fino ad arrivare a un’atrofizzazione. A quel punto i capelli non ricrescono più».
Cure contro l’alopecia areata
Tornando all’alopecia areata, se non è irreversibile si può fare qualcosa per curarla? «Per le forme localizzate ci sono i farmaci corticosteroidi topici» spiega l’esperto. «Vengono somministrati sotto forma di unguento, spray o iniezioni. Quando il problema è più esteso oggi esistono nuove terapie per bocca a base di farmaci detti Jak inibitori, già utilizzati anche per le malattie infiammatorie e autoimmunitarie perché agiscono sui linfociti. Secondo recentissimi studi il baricitinib, per esempio, ha dimostrato una ricrescita dei peli sostanziale e una buona tollerabilità. Mentre un altro principio attivo, sempre della stessa famiglia, il tofacitinib, ha mostrato un’efficacia del 73 per cento sui pazienti pediatrici. Nel nostro centro utilizziamo anche per l’alopecia areata, oltre che per altre forme di calvizie, una versione innovativa di una terapia chiamata Prp. Si tratta di un concentrato di plasma, ricavato da un prelievo di sangue centrifugato del paziente, che contiene un numero di piastrine fino a sette volte superiore rispetto al sangue. È una sostanza completamente naturale capace di accelerare la rigenerazione cutanea dei follicoli che ancora non sono atrofici. Viene iniettata con infiltrazioni sul cuoio capelluto e rilascia diverse sostanze che favoriscono la riparazione dei tessuti. A questo noi aggiungiamo i monociti, in pratica le cellule staminali del sangue. Rispetto al Prp tradizionale, questa versione con l’aggiunta dei monociti va a stimolare le cellule staminali a produrre i capelli. In più favorisce la formazione di nuovi vasi sanguigni attorno al follicolo, ne migliora la vitalità e svolge anche un’azione antinfiammatoria. Il risultato è visibile dopo 3, 6 mesi. Si fa un trattamento al mese per tre volte consecutive e poi altri due nel corso dell’anno».
Alopecia e stress
Quando si parla di capelli che cadono viene da domandarsi se e fino a che punto c’entri lo stress. «C’entra eccome» assicura il professor Mercuri. «Nel caso dell’alopecia areata contribuisce a scatenare o riacutizzare il problema. Ed è una delle cause principali del defluvium, che capita a tutti almeno una volta nella vita, e consiste in una caduta generalizzata dei capelli che si verifica a distanza di tre, sei mesi da un forte stress. È dovuto al passaggio molto più rapido del normale di una grande quantità di follicoli (la struttura dove si forma il capello) dalla fase di crescita anagen a quella di riposo telogen» spiega l’esperto. «Oltre allo stress, la ragione principale, può essere legato a un intervento chirurgico, al parto, a problemi di tiroide, carenze di ferro, esposizione eccessiva ai raggi UV. In genere si risolve da solo nel giro di due, tre mesi». Ma se si nota una riduzione della densità dei capelli bisogna rivolgersi al dermatologo che può intervenire con infiltrazioni di cortisone.
Di Annaleni Pozzoli