Un nuovo allarme arriva dagli Stati Uniti d’America: il virus dell’influenza aviaria rimane attivo sulle superfici dure per diverse ore. Questo significa che il suo potenziale di infettare persone e animali è più forte di quanto si pensasse. Una notizia che preoccupa soprattutto gli allevatori e produttori di latte. Infatti, gli esperti hanno riscontrato che il virus rimane stabile nel latte non pastorizzato e anche sui componenti metallici e in gomma delle attrezzature per la mungitura.
Che cosa è l’influenza aviaria
L’aviaria è una malattia virale infettiva che si diffonde principalmente tra gli uccelli selvatici e domestici. Il virus che causa l’influenza a volte può colpire gli animali, comprese le mucche da latte. In alcuni casi, poi, può interessare anche gli esseri umani.
L’allarme negli Usa
Negli Stati Uniti un allarme è scoppiato nel marzo scorso, quando è stato scoperto un focolaio in più Stati. All’epoca, i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie avevano confermato anche tre casi nell’uomo. Tutti riguardavano, però, lavoratori del settore lattiero-caseario esposti a mucche infette. A giugno, in India a rimanere contagiato è stato un bambino.
Aviaria, il virus nel latte
Valerie Le Sage, assistente professore di microbiologia e genetica molecolare presso il Center for Vaccine Research presso la School of Medicine dell’Università di Pittsburgh, aveva spiegato ai media americani: «Le vacche da latte devono essere munte anche se sono malate. Non è chiaro per quanto tempo il virus contenuto nel latte residuo del processo di mungitura rimanga stabile sull’attrezzatura».
Come si è svolto lo studio
Per scoprirlo, Le Sage e i suoi colleghi dell’Università di Pittsburgh e della Emory University hanno creato in laboratorio un ambiente con la stessa umidità e temperatura delle sale di mungitura. Hanno poi preso particelle del virus H5N1 e hanno misurato la loro stabilità su superfici metalliche e di gomma.
Al termine dell’esperimento, Le Sage ha rivelato che i dati supportano che le superfici delle attrezzature di mungitura possono rimanere contaminate per molto tempo. Per gli esperti è, poi, preoccupante il fatto che il virus nel latte non pastorizzato possa rimanere stabile per ore. Potenzialmente, potrebbe infettare i lavoratori agricoli o diffondersi da animale ad animale.
Aviaria, il latte va pastorizzato
I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Emerging Infectious Diseases. I ricercatori hanno evidenziato l’importanza dei dispositivi di protezione individuale per i lavoratori del settore lattiero-caseario e agricolo, come schermi facciali e mascherine, ma anche la necessità di una maggiore sanificazione delle attrezzature per la mungitura tra le mucche.
Questi risultati si aggiungono a precedenti ricerche che hanno rivelato che un campione di latte al dettaglio su cinque negli Stati Uniti contiene tracce genetiche di virus H5N1. Sebbene la maggior parte di queste tracce genetiche non fossero attive al momento in cui sono state rilevate, studi come questo sottolineano l’importanza della pastorizzazione del latte.