Finalmente è arrivata l’estate, ma se il caldo può far piacere, l’aumento delle temperature unito all’afa sta portando anche un aumento di casi di emicrania. A dirlo è uno studio, condotto da un gruppo di ricercatori americani, secondo cui proprio il mal di testa in estate è destinato a crescere, complici i cambiamenti climatici.
Boom di mal di testa in estate
Secondo gli esperti dell’University of Cincinnati College of Medicine, «I cambiamenti climatici sono uno dei fattori scatenanti più comuni dell’emicrania». Come chiarito da Vincent Martin, direttore del Centro Cefalee e Dolori Facciali del Gardner Neuroscience Institute della UC e medico della UC Health, e autore principale dello studio, si è scoperto che «l’aumento della temperatura è un fattore significativo per l’insorgenza dell’emicrania in tutte le regioni degli Stati Uniti». L’esperto, che è anche presidente della National Headache Foundation, ha illustrato i risultati della ricerca in occasione del 66° Meeting Scientifico Annuale dell’American Headache Society.
Lo studio: il meteo influenza l’emicrania
I ricercatori hanno analizzato 71.030 registrazioni di diari giornalieri di 660 pazienti affetti da emicrania incrociando i dati con quelli del meteo in diverse regioni, scoprendo che ogni volta che la temperatura aumentava di 10 gradi Fahrenheit al giorno (dove 32F sono pari a 1°C), c’era un aumento del 6% nella comparsa di qualsiasi forma di mal di testa. «Ippocrate, il padre della medicina, credeva che il tempo atmosferico e la medicina fossero intimamente legati. Un paio di migliaia di anni dopo, stiamo dimostrando che le condizioni meteorologiche sono importanti per la salute umana”, ha confermato Al Peterlin, ex capo meteorologo del Dipartimento dell’Agricoltura Usa, che ha contribuito allo studio.
Il caldo è un fattore scatenante
«Già da tempo, studi scientifici avevano evidenziato una correlazione tra i due fenomeni. Tuttavia, è importante precisare che questa correlazione non implica necessariamente un rapporto di causa ed effetto diretto. In altre parole, l’aumento delle temperature potrebbe non essere la causa primaria dell’emicrania, ma piuttosto uno dei fattori scatenanti, che quindi contribuisce a provocare un attacco di emicrania in persone già vulnerabili», spiega Roberta Messina, neurologa presso il Centro Cefalee dell’Unità Operativa di Neurologia diretta dal professor Massimo Filippi dell’IRCCS Ospedale San Raffaele.
Perché il caldo incide sul mal di testa
«L’esatta relazione tra caldo e mal di testa, in particolare l’emicrania, non è ancora completamente chiara. Tra le ipotesi principali che cercano di spiegare questa associazione troviamo la dilatazione dei vasi sanguigni cerebrali e la disidratazione – sottolinea l’esperta – L’aumento delle temperature può causare la dilatazione dei vasi sanguigni cerebrali, facilitando l’insorgenza del dolore emicranico. Inoltre il caldo, aumentando la sudorazione e la perdita di liquidi, può favorire la disidratazione e l’insorgere del mal di testa. Oltre a queste ipotesi, è importante sottolineare che le temperature elevate possono anche esacerbare altri fattori scatenanti dell’emicrania, come lo stress, la stanchezza e la mancanza di sonno».
Non tutti i mal di testa in estate sono uguali
L’espressione “mal di testa”, però, è molto generica e a fattori scatenanti diversi possono corrispondere disturbi differenti: «L’afa, analogamente all’aumento delle temperature, può facilitare l’insorgenza di un attacco di emicrania. Inoltre la disidratazione secondaria all’afa può comportare un’alterazione dell’omeostasi del corpo, inducendo una forma di cefalea secondaria alla disidratazione corporea. Questa forma di cefalea è generalmente meno intensa dell’emicrania e si manifesta con un dolore sordo o gravativo, spesso diffuso a tutta la testa, che può associarsi a stanchezza, vertigini, sete intensa e sensazione di bocca secca. Inoltre, la cefalea da disidratazione è solitamente transitoria e migliora con la reidratazione»
Chi è più a rischio di emicrania con il caldo
«Per soffrire di emicrania è necessario avere una predisposizione, ovvero un cervello “emicranico”, ipersensibile agli stimoli provenienti dall’ambiente esterno e dall’organismo – precisa Messina – Tra i principali fattori di rischio dell’emicrania ci sono il sesso femminile e una storia familiare di emicrania. Coloro che soffrono di emicrania possono essere maggiormente sensibili alle alte temperature, a una prolungata esposizione al vento o al sole, e al passaggio repentino da un ambiente caldo ad uno freddo o viceversa».
I rimedi contro il mal di testa “estivo”
Come far fronte all’emicrania con il caldo, dunque? «Le modifiche dello stile di vita possono svolgere un ruolo importante nella gestione di forme di emicrania con un basso numero di episodi, aiutando a ridurre la frequenza e l’intensità degli attacchi. I principali consigli da eseguire sono: evitare di saltare i pasti, in modo da mantenere livelli stabili di zucchero nel sangue; seguire una dieta equilibrata e variegata; limitare l’assunzione di bevande alcoliche; idratarsi in modo adeguato; dormire un numero regolare di ore, cercando di andare a letto e svegliarsi alla stessa ora ogni giorno, anche nei fine settimana; praticare attività fisica regolarmente; trovare modi efficaci per gestire lo stress, utilizzando eventualmente tecniche di rilassamento come lo yoga o la mindfulness», suggerisce l’esperta.
Gli effetti dei cambiamenti climatici
La ricerca, comunque, lascerebbe intuire che il nesso caldo-emicrania non valga soltanto per i cambiamenti meteorologici, ma anche per quelli climatici. Si potrebbe prevedere, dunque, un aumento in termini generali di emicrania e mal di testa di vario tipo negli anni a venire? «Non è possibile stimare se il cambiamento climatico comporterà un aumento del numero di casi di emicrania. Questo perché l’emicrania è una malattia complessa influenzata da una molteplicità di fattori. Il caldo e i cambiamenti metereologici sono solo alcuni dei fattori che possono scatenare o peggiorare gli attacchi di emicrania in persone predisposte», spiega la neurologa.
Le cure innovative
Una buona notizia, però, arriva sempre dal mondo della ricerca: «L’arrivo di farmaci, studiati specificamente per il paziente emicranico, come le terapie che agiscono sul sistema del peptide correlato al gene della calcitonina (CGRP), rappresentano un vero e proprio punto di svolta per la gestione di questa malattia, così altamente debilitante – spiega Messina – Basti pensare che è la terza causa di disabilità a livello mondiale tra tutte le malattie neurologiche secondo l’ultima stima del Global Burden of Disease Study. Proprio lo studio appena presentato negli Usa offre risultati incoraggianti. Ha dimostrato, infatti, una minore incidenza di attacchi di emicrania nei pazienti esposti a temperature più elevate trattati con un anticorpo monoclonale diretto contro la molecola CGRP».