Nei primi tre mesi del 2024 si sono registrati 213 casi di morbillo, con i maggiori picchi nel Lazio, in Sicilia e in Toscana. Dati allarmanti, secondo gli esperti, che temono il peggio nei prossimi mesi: «Si tratta di una malattia che solitamente ha la maggiore incidenza in primavera e in estate, quindi c’è da chiedersi cosa accadrà nelle prossime settimane. A preoccupare, inoltre, è soprattutto la popolazione adulta perché stiamo vedendo molti casi nella fascia tra i 15 e i 40 anni», spiega l’infettivologo Matteo Bassetti.
Il boom di morbillo
Il bollettino della sorveglianza integrata morbillo-rosolia dell’Istituto superiore di Sanità parla chiaro: 213 casi solo nel periodo tra il 1° gennaio e il 31 marzo 2024. Nelle tre regioni più colpite (Lazio, Sicilia e Toscana) si è registrato il 68% di persone ammalate di morbillo, una patologia altamente infettiva: «Ha un R con zero tra 16 e 18, significa che ogni persona che ha il morbillo ne contagia fino a 18. Questa incidenza così elevata, unita al fatto che negli ultimi anni è calata la copertura vaccinale, non può lasciare indifferenti», sottolinea il primario di Malattie infettive del policlinico San Martino di Genova.
Perché crescono i casi di morbillo
«Purtroppo era solo questione di tempo, era prevedibile un aumento della diffusione del morbillo. Se guardiamo all’Europa, lo scorso anno si erano contati circa 30mila casi. Il problema del calo delle vaccinazioni era già presente: fin dagli anni ’90 e nei primi del 2000 si era diffuso un certo scetticismo nei confronti della vaccinazione per questa malattia, a causa di false affermazioni da parte di un ex medico britannico (Andrew Wakefield, NdR), poi smentite, che l’associavano a forme di autismo. A questo si sono aggiunte le conseguenze del periodo Covid, che ha portato sfiducia nei vaccini, e di recente anche un’ondata di casi dall’est Europa. Ora bisogna capire cosa succederà nei prossimi mesi», sottolinea Bassetti.
Più adulti ammalati e conseguenze più gravi
A preoccupare maggiormente è anche la fascia d’età della popolazione colpita: «Pur essendo tipicamente una malattia pediatrica, oggi vediamo molti adulti colpiti dal morbillo. È appunto una conseguenza del fatto che molti genitori, nel recente passato, hanno scelto di non vaccinare i figli», spiega Bassetti. Oggi sono dei giovani adulti che non si sono ammalati in precedenza, grazie all’immunità di gregge, e che però ora vengono in contatto con la malattia. Le conseguenze, però, possono essere più gravi rispetto a quelle che interessano i bambini: «In età pediatrica la malattia è più gestibile, mentre con l’aumentare degli anni si può andare incontro a polmoniti ed epatiti da morbillo, o a encefaliti con anche potenziali altri problemi a carico di organi diversi».
I consigli dell’esperto
Gli esperti non hanno dubbi. Anche Pierluigi Lopalco, docente di Igiene all’Università del Salento, parla di «una vera e propria emergenza che sta passando sotto il silenzio delle istituzioni». Lopalco spiega che «è urgente alzare la guardia e chiamare alla vaccinazione tutti quelli, soprattutto adolescenti e giovani adulti, che non hanno mai avuto la malattia e non sono vaccinati». «Se 50 anni fa non avevamo armi, perché non c’era il vaccino, oggi possiamo scegliere. L’appello è a verificare se si è vaccinati, controllando il proprio libretto vaccinale. Se non lo si può dedurre, basta fare un semplice esame del sangue e, in caso manchino gli anticorpi, suggerirei di sottoporsi a vaccinazione», esorta Bassetti.
Un problema (anche) europeo
Il boom di morbillo non riguarda, però, solo l’Italia. «È un problema europeo, come confermano i dati dell’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC), lo scorso anno ci sono stati 30mila casi e per 20mila di questi si è reso necessario il ricovero ospedaliero. Questo dimostra che si tratta di una malattia tutt’altro che piacevole. Pensiamo cosa potrebbe rappresentare un’ondata di morbillo in un Paese con una crisi sanitaria come quella che abbiamo già oggi in Italia. Ci possiamo permettere di avere qualche centinaia o migliaia di persone nei nostri ospedali, in una situazione sanitaria come quella attuale?», conclude Bassetti.