Le bufale alimentari
Troppe 'bufale' sulle tavole degli italiani. Oltre la metà (58%) confessa di aver creduto almeno qualche volta, nell’ultimo anno, a una notizia sull'alimentazione che poi si è rivelata falsa, e di questi addirittura un terzo (37%) l'ha anche condivisa sui social, contribuendo quindi all’inarrestabile diffusione delle 'bufale alimentari'.
Sono i primi risultati dell’indagine condotta dal Centro di ricerca dell’università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Cremona 'Engage Minds Hub', all'interno del progetto Craft. I dati sono stati presentati in occasione del convegno 'Food engagement: comprendere i comportamenti di consumo alimentare nell’era della partecipazione e delle fake news', oggi nella sede cremonese dell'ateneo. Craft (Cremona Agri-Food Technologies) è un progetto avviato dall'università Cattolica nell'ambito di Cremona Food-Lab e realizzato con il contributo di Regione Lombardia e Fondazione Cariplo. Dall'indagine, condotta da Guendalina Graffigna, direttrice del Centro di ricerca Engage Minds Hub, emerge che "le fake news davvero non risparmiano nessuna classe sociale, e in media sono le persone con almeno un diploma ed una fascia economica media a essere più spesso preda di quelle in campo alimentare".
Questi gli identikit delle tre categorie che, indipendentemente dal livello di istruzione, credono maggiormente alle fake news sul cibo. I primi sono i 'distratti', che rappresentano il 42% di quanti abboccano alle fake news: sono poco attenti alle loro scelte alimentari, hanno uno stile di vita poco sano ma sembrano non problematizzarlo e non dichiarano intenzione di migliorarlo. Tendono a provare le nuove mode alimentari, ma più per esperimento che per un vero piano di innovazione. Non hanno un regime alimentare coerente e razionale.
Seguono i 'disorientati', il 33%: sono molto proattivi nella ricerca di informazioni in campo alimentare perché si dichiarano preoccupati per la loro salute e di indicazioni autorevoli, ma spesso si lasciano influenzare dall’opinione altrui, soprattutto di amici e parenti. Sono aperti alle novità del mercato alimentare, ma non sono soddisfatti del loro regime alimentare e del loro stile di vita e dichiarano di essere fortemente intenzionati a cambiarlo nei prossimi sei mesi.
Infine i 'narcisi', che equivalgono al 25% di coloro che credono alle fake news. Ricercano abbastanza spesso informazioni sull’alimentazione per mantenere uno stile di vita sano. Sono individui soddisfatti del loro stile alimentare e generalmente più tradizionali nelle loro scelte di consumo, non problematizzano le loro convinzioni in materia di salute e alimentazione e per questo appaiono meno critici verso le fonti di informazione. Sono talvolta 'integralisti' nelle loro scelte alimentari, spesso basate su argomentazioni valoriali e politiche.
"La diffusione delle fake news alimentari ha un impatto importante non solo sulle tasche degli italiani ma anche sulla loro salute – sottolinea Graffigna – I consumatori che ne sono più spesso preda, infatti, tendono a fare acquisti alimentari diversi rispetto agli altri e risultano maggiormente vittime delle mode. In particolare i cibi 'senza' o 'con aggiunta di' tendono a essere preferiti e considerati più salutari, indipendentemente dalle effettive proprietà nutrizionali, da chi è più soggetto al potere persuasivo delle fake news".