Secondo una nuova ricerca condotta in Svizzera e Germania, e pubblicata sulla rivista Nature, bere troppo caffè inibirebbe la capacità del nostro cervello di riprendersi dalla privazione cronica del sonno.

L’importanza del sonno

La caffeina è la sostanza psicoattiva più ampiamente consumata al mondo. In quanto stimolante agisce bloccando i recettori di una molecola chiamata adenosina, che viene rilasciata dal nostro corpo per favorire la sonnolenza. Dormire bene è essenziale per il nostro benessere mentale e fisico. Eppure, secondo i Centers for Disease Control and Prevention, un adulto su tre non lo fa a sufficienza.

Privazione del sonno e caffè: gli effetti sul cervello

È stato dimostrato che una sola notte di privazione del sonno riduce i volumi di materia grigia nel cervello, in particolare nelle regioni coinvolte nella memoria, nella percezione delle sensazioni e nel pensiero cosciente. Ma non è chiaro come notti consecutive di restrizione del sonno possano influire su questo cambiamento nella materia grigia e su come il nostro cervello agisca per recuperare. Allo stesso modo è stato provato che il consumo quotidiano di caffeina riduce il volume della materia grigia nello strato esterno del cervello e nelle regioni coinvolte nella memoria a lungo termine.

«Abbiamo ipotizzato che la materia grigia si sarebbe ridotta dopo una restrizione cronica del sonno, mentre l’assunzione concomitante di caffeina avrebbe potuto esacerbare la riduzione della materia grigia indotta dalla restrizione cronica del sonno», scrivono gli autori.

Caffè

L’esperimento e i risultati

Per esplorare questi effetti, il team ha reclutato 36 adulti sani con un’età media di 29 anni. Ogni partecipante è stato sottoposto a una visita di laboratorio di nove giorni composta da un giorno di adattamento, due giorni di controllo, cinque giorni di restrizione del sonno (ovvero, cinque ore di sonno) e un giorno di recupero. Durante il periodo di restrizione del sonno, 19 partecipanti hanno ricevuto 300 mg di caffeina sotto forma di tre tazze di caffè al giorno, mentre 17 hanno ricevuto la stessa quantità di decaffeinato.

Studiando i dati della risonanza magnetica, eseguiti in tre momenti diversi durante lo studio, il gruppo di ricercatori ha scoperto che la privazione cronica del sonno era associata a un aumento della materia grigia in varie regioni del cervello nel gruppo che beveva caffè decaffeinato. Un segnale indicativo, secondo il team, del modo in cui il nostro cervello si adatta e contrasta gli effetti negativi della privazione del sonno.

Al contrario, i soggetti appartenenti al gruppo che assumeva caffeina hanno effettivamente mostrato riduzioni della materia grigia in queste regioni del cervello.

«Questo studio ha rivelato una plasticità corticale reversibile nella materia grigia frontale, temporo-occipitale e talamica in risposta alla restrizione cronica del sonno», scrivono i ricercatori. «Questa risposta plastica, tuttavia, può essere soppressa o invertita dall’assunzione concomitante di caffeina».