Un farmaco contro il cancro potrebbe rivoluzionare il mondo dell’oncologia. La speranza arriva da una molecola, al centro degli studi di un gruppo di ricercatori del City of Hope Hospital di Los Angeles, guidati dalla professoressa Linda Malkas. Il nome è femminile, perché si tratta della AOH1996, ossia le iniziali e la data di nascita di Anna Olivia Healy, una bambina morta di cancro nel 2005 ad appena 9 anni. Secondo quanto emerso dai primi studi, la molecola potrebbe essere alla base di terapie innovative che sarebbero in grado di colpire le sole cellule tumorali, preservando quelle sane.
Lo studio: cosa fa la pillola contro il cancro
Lo studio, pubblicato dalla rivista Cell Chemical Biology, è stato condotto in vitro e su animali e ha dimostrato l’efficacia della AOH1996 contro la proteina PCNA (Proliferating cell nuclear antigen), coinvolta nel processo di moltiplicazione cellulare durante la sintesi del DNA. Proprio su questo aspetto si stanno concentrando gli studi più recenti, cioè sulla possibilità di interferire nella replicazione del DNA, in modo mirato e selettivo, solo contro le cellule “cattive”, tumorali. «Abbiamo identificato un inibitore di piccole molecole di PCNA, AOH1996, che uccide selettivamente le cellule tumorali. […] Somministrabile per via orale e metabolicamente stabile, AOH1996 sopprime la crescita tumorale sia da solo che come trattamento combinato, senza causare effetti collaterali rilevanti», hanno spiegato i ricercatori.
Risultati incoraggianti
Il farmaco a base della molecola AOH1996 è risultato efficace senza eventi avversi rilevanti, anche a dosi sei volte più elevate rispetto al necessario. Per questo si è passati alla fase di studio clinico su un primo campione di persone, per testarne la sicurezza. Se anche in questo caso i risultati saranno positivi, si potrà procedere con il verificarne l’efficacia contro i tumori. «Gli inibitori della risoluzione dei conflitti tra trascrizione e replicazione potrebbero fornire una nuova e unica strada terapeutica per sfruttare questa vulnerabilità selettiva nel cancro», hanno sottolineato gli autori della ricerca. «Gli studi sulle nuove molecole anticancro testimoniano che la ricerca scientifica va avanti sempre con nuove scoperte. Una volta ottenuti i risultati in vitro e su animali, però, è necessario attendere i risultati sui pazienti per decretare il successo definitivo di una nuova molecola», commenta Saverio Cinieri, presidente AIOM, Associazione italiana di Oncologia medica, che non nasconde l’ottimismo nei confronti dello studio.
Per quali tipi di cancro
Lo studio della molecola è partito dal caso della piccola Anna, colpita da un neuroblastoma quando era molto piccola e poi morta ad appena 9 anni. Il padre, incontrando la dottoressa Malkas, le aveva offerto 25mila dollari per la ricerca contro forme tumorali come quella che aveva la figlia e successivamente anche l’A.N.N.A. Fund, una fondazione per la ricerca contro il cancro, ha raccolto 400mila dollari per finanziare nuovi studi. Il nuovo farmaco è stato pensato proprio contro i tumori solidi, per i quali al momento si procede con più terapie combinate: «Ad oggi manca ancora un farmaco che agisca in maniera selettiva assoluta, solo contro le cellule tumorali. Ci stiamo lavorando e siamo diventati sempre più bravi, m per ora appare improbabile che ci sia una molecola che risolva tutti i problemi», osserva l’oncologo Michelino De Laurentiis, dell’Istituto dei Tumori Pascale di Napoli.
Quanto tempo ci vorrà
Per ora inizierà la fase 1 del percorso di studio clinico sulla AOH1996, che riguarderà 8 pazienti con un cancro, sui quali sarà testato il dosaggio ideale del farmaco per verificarne tollerabilità e sicurezza. Nella fase 2 il campione sarà aumentato e si procederà anche al controllo dell’efficacia della molecola. Infine, nella fase 3 su gruppi ancora più numerosi, si confronteranno efficacia e sicurezza del farmaco con quelli delle terapie già esistenti. L’ultimo passaggio sarà l’approvazione da parte delle Agenzie del farmaco, come FDA per gli Usa ed Ema per l’Europa (oltre ad Aifa per l’Italia). «Ci vorrà del tempo, ma molti studi vanno nella direzione di trovare farmaci che agiscano nella fase della replicazione cellulare. La particolarità delle cellule tumorali, infatti, sta nel fatto che i meccanismi di proliferazione sono gli stessi dele cellule sane, ma alterati. Inoltre, mentre le cellule sane smettono di replicarsi quando raggiungono il loro scopo, le tumorali proseguono. La difficoltà, quindi, è trovare una molecola che non sia tossica per le cellule sane», sottolinea l’esperto.
Le altre terapie innovative già disponibili
«Ad oggi usiamo combinazioni che possono prevedere, a seconda dei casi specifici, immunoterapici che attivano il sistema immunitario, oppure anticorpi-farmaco che rilasciano il principio attivo sulla superficie delle cellule, in modo da non renderlo tossico, o ancora le CAR-T», spiega De Laurentiis, che conclude: «Finora abbiamo vinto tante battaglie contro i tumori: la guerra è ancora lunga, non lunghissima. Penso che occorreranno ancora 10 anni, al massimo 20, perché l’accelerazione nella ricerca è pazzesca e già oggi risolviamo molti casi con le terapie a disposizione e quelle più innovative».