Chemioterapia
Ci sono due parole nel nostro immaginario collettivo che più di tutte sono sinonimi di paura: tumore e chemioterapia. E la prima è il più delle volte legata alla seconda. La seconda, chemioterapia, è quella che sappiamo essere una cura abbastanza dura, con effetti collaterali come la perdita dei capelli, la nausea, il vomito e una spossatezza invalidante, chiamata anche fatigue.
In realtà la chemioterapia non è solo questo, ma conoscendo meglio alcuni suoi aspetti, forse potrebbe generare un po’ meno ansia.
Terapia sottocutanea per il tumore al seno
Chemioterapia: cos’è
L’obiettivo della chemioterapia è uno solo: danneggiare le cellule tumorali, ad esempio del tumore al seno, riducendo o eliminando le masse maligne. Tuttavia il risultato che si ottiene è il danneggiamento inevitabile anche di molti tessuti sani. E gli effetti collaterali rischiano di non essere solo quelli a breve e medio termine nominati poco fa (a cui si possono aggiungere febbre, diarrea, rash cutanei, flebiti, mielotossicità, anemia, danni renali, danni epatici, cistite), ma di sfociare in altre conseguenze a lungo termine anche piuttosto gravi (come cardiotossicità, fibrosi polmonare, sterilità, seconde neoplasie).
Ok il quadro non è dei migliori. E chi ci è passato lo sa bene. Tuttavia è possibile sperare, perché la ricerca va avanti e grazie a metodi innovativi e a farmaci di profilassi, gli effetti collaterali (almeno a breve termine) possono essere contenuti.
In particolare, contro nausea e vomito vengono somministrate dosi di antagonisti selettivi della serotonina di tipo 3 (recettore 5-HT3), in genere molto efficaci. Inoltre è bene sapere che non tutti i farmaci chemioterapici danneggiano i bulbi piliferi, provocando la caduta dei capelli, e che esistono anche alcuni metodi per contenere l’eventuale effetto di perdita (come la cuffia ghiacciata, tuttavia non applicabile in tutti i casi).
Come funzionano i cicli di chemioterapia
I tempi e i modi dei cicli chemioterapici variano da un caso all’altro: dipendono dalla gravità del tumore, dall’obiettivo (ridurre la massa prima di un intervento, agire invece post-intervento), dallo stato di salute del paziente e dalla zona colpita dal tumore.
L’associazione di sostanze diverse, che cambia da caso a caso, si traduce nei cosiddetti schemi di chemioterapia; questi schemi altro non sono che acronimi con le iniziali dei farmaci usati, come il CMF (ciclofosfamide, metotrexate e fluorouracile) comunemente usato per il tumore al seno.
Questo “cocktail” di medicinali viene somministrato generalmente in cicli, per due motivi: colpire in un secondo momento anche le cellule tumorali a riposo, che non replicandosi sfuggono all’efficacia dei chemioterapici alla prima somministrazione, e dare modo all’organismo di riprendersi dal trattamento, soprattutto dal punto di vista delle difese immunitarie (che si abbassano durante la terapia).
Per ciclo di chemio si intende quindi il periodo di somministrazione e l’intervallo a riposo prima della somministrazione successiva. Un ciclo di tre settimane ad esempio significa un giorno di somministrazione e 20 di riposo. In genere la terapia dura dai 3 ai 6 mesi, con 3-4 o 6-8 cicli di chemioterapia. Ma, come già detto, ogni caso è a sé.
Chemioterapia, come funziona
Prima di ogni somministrazione il paziente deve fare esami del sangue e accertamenti: se alcuni valori sono troppo sballati, il periodo di riposo può essere allungato oppure le dosi dei medicinali cambiate.
Come si assumono i farmaci chemioterapici
Esistono diversi metodi di somministrazione dei farmaci chemioterapici, che variano anche in base al genere di terapia e allo schema adottato dai medici per il singolo caso. I più comuni sono:
- capsule per bocca, da assumere in totale autonomia in casa. In questi casi è bene ricevere e seguire attentamente tutte le istruzioni date dal medico su modi e tempi di assunzione e sulla conservazione dei medicinali
per via endovenosa:
- con infusione continua per settimane e/o mesi, e in questo caso il paziente porta sempre con sè la pompa di infusione.
- con pompa di infusione se la somministrazione deve durare qualche giorno goccia a goccia
- con flebo se la somministrazione deve durare dai 30 minuti ad alcune ore
- con siringa se la somministrazione dura pochi minuti
Esistono alcuni metodi poi per evitare di essere bucati ogni volta dagli aghi delle flebo e delle siringhe: il catetere venoso periferico e i cateteri venosi centrali, esterni o impiantati tramite una piccola operazione ( i cosiddetti Port-a-cath).
Dove si assumono i farmaci chemioterapici
Come detto in caso di capsule è possibile eseguire la terapia a casa, tranne magari inizialmente, quando i medici devono verificarne gli effetti. Per la somministrazione endovenosa si procede al ricovero in ospedale, se la stessa deve durare parecchi giorni, o al day-hospital, la modalità più comune, dove si effettuano gli esami preliminari e poi l’infusione.
Se l’infusione è continua tramite pompa, per la maggior parte del tempo il paziente porta con sè tutto l’occorrente, recandosi in ospedale solo per i controlli.
Affrontare serenamente la chemioterapia: si può?
Grazie ai sopracitati farmaci di profilassi e agli schemi molto variabili di chemioterapia, nonché a modi e tempi di somministrazione flessibili, è possibile mettersi a tavolino con i medici e capire insieme qual è la soluzione migliore per ogni caso e per ogni paziente.
Anche in relazione ai problemi personali, familiari e quotidiani. Esporre ai propri medici tutte le problematiche e soprattutto tutte le paure che si hanno, può davvero aiutarli a trovare la terapia più adatta a tutte le esigenze del paziente, riducendo al minimo gli effetti collaterali e i rischi.
Consigli per affrontare più serenamente una chemioterapia
Non so se sia realmente possibile affrontare serenamente una chemioterapia. Personalmente ho visto tante persone superare la chemio con effetti collaterali notevolmente ridotti e questo forse può dare speranza. In ogni caso esistono delle accortezze che possono aiutare i pazienti a viverla con meno ansia:
- Pensare positivo. Lo so, può sembrare assurdo riuscire a trovare positività in mezzo a tanto dolore. Ma la nostra mente ha tanto potere e lasciare che pensi positivo significa dare respiro a tutto l’organismo. Senza contare che la negatività ci si ritorce contro: se pensi a una cosa intensamente, quasi sicuramente accadrà, nel bene e nel male
- Fare meditazione e/o yoga. Aiuta a rilassare la mente e a dare conseguente pace all’organismo. La risposta del corpo ai farmaci sarà così migliore.
- Ascoltare musica rilassante e distraente. Durante la terapia e anche nelle ore successive, quando il corpo combatte contro gli effetti collaterali.
- Fare scorta di cappellini, bandane e parrucche: è il momento di provare tagli e colori che non hai mai osato portare prima. Oppure valorizzare un taglio “a zero”, molto deciso e pieno di carattere. I capelli poi ricresceranno più forti e più belli (a volte ricrescono diversi: da lisci diventano ricci, ad esempio, oppure cambiano colore).
- Non pretendere troppo da se stessi. Se non si riesce a essere sempre sorridenti, è semplicemente normale, anzi legittimo. E chiedere aiuto è sacrosanto.
- Anzi: coccolarsi il più possibile. Il momento è indubbiamente difficile e non c’è niente che abbia più priorità del proprio benessere. Quindi ritagliarsi tempo e spazio per potersi permettere di stare fermi, di riposare o di star male se purtroppo dovesse capitare, è fondamentale.
- Circondarsi di persone autentiche che diano tutto il loro supporto. Lasciar proprio perdere gli individui negativi e tossici.
- Affidarsi ai medici e riferire loro qualsiasi sintomo o fastidio. Cercheranno sempre di offrire la soluzione migliore ad ogni problema.
- A questo proposito concordare prima con i medici tempi e modi di somministrazione, parlando con loro di tutti i problemi, le variabili o le paure che possono esserci.
- Una terapia psicologica di supporto potrebbe rivelarsi utilissima per affrontare al meglio tutte le conseguenze senza abbattersi troppo.