L’invasione di cimici da letto in Francia, poi le segnalazioni della presenza dei piccoli parassiti anche su un treno giunto a Milano, insieme agli “allarmi” che stanno tenendo banco nel Regno Unito hanno riportato l’attenzione sull’importanza dell’igiene, dentro e fuori casa. Un tema che era balzato in primo piano durante la pandemia Covid e di cui forse, con la fine dell’emergenza, ci si era già dimenticati. Norme elementari, come togliersi le scarpe quando si entra in casa adesso tornano ad essere importanti. Ecco perché e cosa consigliano gli esperti.

Cimici: dopo la Francia, l’allarme nel Regno Unito

Non bastava l’emergenza cimici a Parigi, dove vagoni di treni e metro sono stati disinfestati con una massiccia operazione dopo l’invasione di cimici da letto. Ora il problema riguarda anche il Regno Unito, dove il sindaco di Londra, Saidq Khan, ha definito la questione “della massima urgenza”. Un video, pubblicato su TikTok, è diventato virale nell’arco di poche ore e mostra proprio le gambe di un passeggero della metro piene di punture dei piccoli insetti. Ma cimici sono state trovate anche in altre città inglesi, come Manchester e Liverpool. Da qui il richiamo ad alcuni accorgimenti per evitare di portarsi a casa i parassiti, poi difficilmente eliminabili se non con l’intervento di ditte specializzate in disinfestazione.

Cambiarsi i vestiti prima di entrare in casa

Come ricorda il britannico The Guardian, cambiarsi i vestiti quando si torna a casa, indossando un abbigliamento casalingo, è un’abitudine consolidata. Ma quanto è utile a evitare di portare tra le mura domestiche batteri, virus e appunto insetti infestanti? «Certamente può aiutare, ma ovviamente non garantisce al 100% che questi insetti infestanti possano entrare in casa, magari tramite le finestre. Diciamo che è una buona norma non usare in ambiente casalingo gli abiti indossati all’esterno. Il motivo è semplice: con i vestiti da lavoro magari ci si è appoggiati su superfici sporche o contaminate non solo da cimici da letto, ma anche potenzialmente da batteri e virus. È quanto accade sui mezzi pubblici, per esempio», spiega Paolo Bonanni, Professore ordinario di Igiene all’Università di Firenze.

Togliere le scarpe o lasciarle fuori casa?

Ancora prima di cambiarsi gli abiti, però, si pone il problema delle scarpe: vanno semplicemente tolte in casa o lasciate fuori, come ad esempio si fa in Giappone? Si tratta di una domanda che si ripropone, dopo il periodo della pandemia Covid: oltre a riscoprire alcune norme igieniche di base, aveva portato all’uso di mascherine che prima, invece, era usate quasi esclusivamente da alcuni asiatici, memori della Sars del 2003: «Con l’emergenza sanitaria ne abbiamo imparato l’efficacia contro le malattie respiratorie – osserva Bonanni – Per quanto riguarda le scarpe, toglierle aiuta ed è una buona norma di igiene, anche se può risultare difficile se seguire, specie con gli ospiti. Diciamo che, soprattutto in caso siano evidentemente sporche o se si ha il sospetto di essere stati in contatto con ambienti a rischio, è raccomandabile toglierle in ambiente domestico».

Quali altri accorgimenti seguire contro le cimici?

Sempre The Guardian riporta alcuni suggerimenti per evitare contaminazioni, che non si limitano a cambiare le scarpe prima di entrare in casa, indossando pantofole o ciabatte. C’è chi suggerisce anche di evitare di andare in cucina o sedersi sul divano prima di essersi togli gli abiti con i quali si è stati al lavoro o in luoghi pubblici, come supermercati o mezzi di trasporto. «In questo caso concordo: andrebbe evitato, per esempio, di buttarsi subito sul letto o sulla poltrona di casa, con ancora indosso i vestiti usati all’esterno. Il suggerimento è quello di avere un abbigliamento da casa differente», spiega l’epidemiologo.

Cosa fare dei vestiti indossati fuori casa?

Ma gli abiti usati per uscire, vanno poi lavati subito o si possono re-indossare? Dove vanno tenuti se si pensa di rimetterli? «Dipende da ciò che si ritiene sia il livello di contaminazione dei vestiti. Normalmente non si portano parassiti in casa, a meno di allarmi contingenti come quello delle cimici da letto in Francia e Regno Unito. Il consiglio – suggerisce Bonanni – è di tenerli all’aria aperta, possibilmente su un terrazzo o balcone, o in alternativa in un armadio dove siano separati dal resto dei vestiti. Non è assolutamente necessario, invece, lavarli ogni volta a meno di una contaminazione evidente o in caso di vestiti evidentemente sporchi. Tra l’altro va anche considerata la sostenibilità ambientale, provocheremmo un inquinamento da prodotti chimici se dovessimo lavare tutto ogni volta», sottolinea l’esperto.

Lavare o “congelare” i vestiti?

C’è chi consiglia un lavaggio ad alte temperature o un trattamento in asciugatrice oppure, se non fosse possibile, di mettere i vestiti in freezer per 48 ore: «Mi sembrano misure eccessive, a meno di situazioni particolari. Chiaramente se laviamo a temperature elevate riduciamo ogni rischio. Ricordiamo anche che solitamente gli agenti patogeni sono piuttosto labili – spiega Bonanni.- In campo sanitario noi classifichiamo virus e batteri anche in base alla resistenza, ma vorrei ricordare che il virus dell’influenza e il meningococco, per esempio, in poche ore fuori dal corpo umano muoiono. Altri sono particolarmente resistenti, come in per la tubercolosi e l’epatite B: in questo caso, il virus in una goccia di sangue o su una superficie o un vestito può rimanere vivo anche per mesi, quindi è necessaria una decontaminazione e una sterilizzazione accurata. Ma nella normalità della vita accade raramente. A meno di non dover assistere un parente o una persona malata con queste patologie, (ma l’Italia è il Paese meglio vaccinato al mondo contro l’epatite B, per esempio) le situazioni davvero ad alto rischio sono poche».

È utile anche farsi una doccia?

Molto più utile (e semplice) è invece curare l’igiene personale: «Ribadiamo che il primo e più utile consiglio è di lavarsi di frequente le mani. Lo abbiamo riscoperto con il Covid: il lavaggio delle mani è fondamentale, è indispensabile per evitare la diffusione delle malattie infettive. Eppure è un’azione spesso disattesa – sottolinea l’esperto. – Farsi la doccia quando si torna è certo utile, ma non è necessario ogni volta che si torna da un ambiente esterno. Lo è, invece, lavarsi le mani: ripeto, dovremmo farlo ogni volta che tocchiamo qualcosa, superfici potenzialmente contaminate, prima di mangiare o cucinare. L’ideale è acqua e sapone, ma in alternativa vanno bene anche i gel idroalcolici. Attenti a non abusarne, perché possono seccare la pelle, creando fessurazioni».

Occorre più attenzione, ma senza psicosi

Il boom di cimici da letto all’estero e i primi casi in Italia hanno riportato l’attenzione sul problema, «ma attenzione a evitare la psicosi, che a sua volta è una malattia. Certo, alcuni fenomeni climatici ci pongono problematiche reali: per esempio la segnalazione di casi di febbre Dengue in Italia, veicolata dalla zanzara tigre che è cresciuta anche da noi, complice l’aumento delle temperature. Lo stesso vale per altri insetti, come mosche e cimici, che sono aumentate e in alcuni casi sono diventate più fastidiose. Ma non facciamoci prendere dalla psicosi, occorre semplicemente prendere le giuste contromisure per affrontare i nuovi scenari», conclude Bonanni.