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Vivere meglio la gravidanza con fiducia e serenità
di Maddalena De Bernardi
17.04.2017
DIVENTARE GENITORI
In Gran Bretagna il NICE, National Institute for Health and Care Excellence, ha diffuso nuove linee guida destinate alle donne in gravidanza. Attualmente 9 nascite su 10 sul territorio inglese avvengono in ospedale, tuttavia il governo sta puntando l'attenzione sull'importanza di aiutare le donne a confrontarsi in modo nuovo rispetto al diventare madre, una fase delicata e fondamentale che ha bisogno di essere sostenuta a livello psicofisico quanto emozionale in maniera appropriata. Monica Padovani, ostetrica presso la Casa Maternità Il Nido di Bologna, ci ha spiegato che cosa si intende per parto naturale e come questa prospettiva derivi, in realtà, da una storia antichissima in cui oggi possiamo unire condizioni di sicurezza migliori, conquistate attraverso l'innovazione scientifica, al valore di un percorso che non medicalizzi la gravidanza, bensì sia accompagnamento alla persona. Di fronte alla gravidanza non c'è solo una donna che diventa madre, ma una persona che ha bisogno di affrontare un cambiamento fondamentale con gli strumenti più idonei, trovando in se stessa consapevolezza, equilibrio e la necessaria serenità.
CONSAPEVOLEZZA DI SÉ
Quando si parla di parto naturale spesso scatta una reazione di paura legata soprattutto al dolore e a condizioni poco sicure: la realtà è molto diversa. Seguire questa strada non significa dover necessariamente partorire nella propria abitazione. Le case maternità offrono un servizio di assistenza mirato e desiderano essere un luogo di intimità e sicurezza in grado di sostenere entrambi i genitori in questa delicatissima fase dell’esistenza. Ma quante sono le donne adatte al parto naturale? Come spiega l’esperta, secondo le stime il 98% delle donne risulterebbe idonea se seguita in maniera appropriata. La patologia in molti casi è creata da una cattiva organizzazione e dall’incapacità di seguire la madre anche dal punto di vista emozionale, componente importante anche per gestire il dolore in modo più sereno.
UN APPROCCIO DIFFERENTE
In Italia esiste una problematica in fatto di medicalizzazione che negli ultimi anni ha raggiunto numeri sempre più importanti. Il nostro Paese è fra i primi a praticare il taglio cesareo, che raggiunge la media del 38% contro la percentuale del 10-15%, ritenuta ideale secondo le linee dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Dopo gli esami prescritti in gravidanza normalmente una donna arriva in ospedale sopportando in completa solitudine la fase di travaglio, per affidarsi a un team medico che non conosce: il dolore, mescolato alla paura, può rendere molto difficile vivere questo momento, soprattutto se non si ha la fortuna di incontrare un clima di ospitalità e attenzione. Emerge con chiarezza quanto sarebbe importante orientarsi verso l’ottica della cura alla persona: non è solo l’esito degli esami a fare la differenza, bensì il lento prendere consapevolezza di ciò che sta avvenendo nel proprio corpo, oltre alla possibilità di avere intorno a sé persone con cui si è instaurato un rapporto di fiducia, conoscenza, presenza.
La gravidanza non è una malattia: è importante rafforzare le competenze e creare una situazione di serenità a partire da una consapevolezza rinnovata verso il proprio corpo. Un tempo l’ostetrica costituiva la figura di riferimento fondamentale durante il momento del parto, nonché prima e dopo. Oggi avviene che spesso sia il personale medico a far sentire la donna insicura e incapace: in realtà la nascita di un bambino rappresenta anche la nascita di una madre. Il dolore da affrontare è anche il simbolo della bambina che muore lasciando il posto a una donna nuova. È importante sostenere e aiutare le donne a affrontare la gravidanza senza paura: il dolore c’è, ma esistono molti strumenti grazie ai quali imparare a gestirlo, dal training autogeno e la digitopressione alla respirazione secondo tecniche yoga. Uno stato di tensione e paura aumenta la rigidità influendo negativamente sul dolore, che, invece, può essere affrontato in maniera diversa quando una donna non si trova a essere sola, bensì aiutata da un supporto presente dal primo all’ultimo giorno di gravidanza in modo da sviluppare un rapporto di fiducia, rilassamento e sicurezza.
L’ORGANIZZAZIONE
Nel caso del parto a domicilio la casa non può essere distante più di 30 minuti dall’ospedale. Attraverso le reti territoriali è possibile contattare le professioniste più vicine a dove si abita: fin dal primo giorno di gravidanza la donna è seguita da due ostetriche, che diventeranno presenze di fiducia durante l’arco dei nove mesi d’attesa. Una volta avvenuto il parto, l’ostetrica visita la madre e il bambino per un’ulteriore decina di giorni, ma il rapporto non si interrompe del tutto perché attraverso le attività proposte dalle case maternità si continua a rimanere in connessione, sperimentare corsi e laboratori, intraprendendo un processo di crescita del bambino e della madre, destinato a proseguire giorno dopo giorno. Diversi Paesi, fra cui Olanda e Gran Bretagna, scoraggiano la tendenza a medicalizzare una gravidanza nel caso in cui non siano emerse complicazioni: in Italia questo approccio è ancora un lusso, perché per richiedere l’assistenza delle ostetriche è necessario muoversi nel settore privato. Quanto costa un parto naturale? Fra i 2000 e i 3000 euro. Regioni come Marche, Piemonte, Marche e Lazio offrono un rimborso parziale: l’Emilia Romagna rimborsa 1540 euro, da richiedere entro la 35esima settimana di gravidanza. Oltre al problema economico, la questione è culturale, eppure, al di là della scelta, che deve rimanere libera e personale, rendere partecipe il proprio partner di questo momento speciale, essere trattata con la dovuta attenzione e cura, venire rassicurata sul proprio ruolo e aiutata per una donna dovrebbe essere, ed è, un diritto inalienabile: ricordiamocelo.
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