La Scozia detiene un triste primato in Europa: più di 1.300 persone muoiono ogni anno per overdose, una media di tre decessi al giorno. Questa emergenza sanitaria e sociale ha spinto le autorità locali a intraprendere un percorso innovativo e controverso. Dopo un decennio di dibattiti e resistenze, Glasgow apre le porte al Thistle, il primo centro scozzese per il consumo sicuro di droghe, con l’obiettivo di ridurre i danni e salvare vite umane.
Una risposta alla crisi delle overdose
Il centro, che ha inaugurato lunedì 13 gennaio, rappresenta una risposta concreta alla crisi delle overdose, particolarmente drammatica a Glasgow, dove il numero di vittime è in costante aumento. Al contrario dei tradizionali centri di riabilitazione, il Thistle offre uno spazio sicuro dove le persone possono assumere droghe sotto la supervisione di personale sanitario qualificato, minimizzando i rischi associati all’uso di sostanze in contesti insicuri.
Lo scopo del centro per l’assunzione di droghe
Operativo tutti i giorni dell’anno, dalle 9 alle 21, il centro mira a incarnare un cambiamento radicale nella filosofia delle politiche sulle droghe: non più un approccio punitivo, ma una strategia basata sulla riduzione del danno. Il dottor Saket Priyadarshi, direttore medico del Glasgow Alcohol and Drug Recovery Services, ha sottolineato che il progetto non è una soluzione definitiva, ma un tassello fondamentale in un sistema di cura complesso. «Non possiamo ignorare un problema così grave. Ogni intervento che riduce i rischi e salva vite è necessario», ha affermato Priyadarshi.
Un modello pensato per le persone più vulnerabili
L’accesso al centro è stato progettato per essere il più semplice e discreto possibile. Gli utenti non sono obbligati a fornire il proprio nome completo e, dopo un breve colloquio con il personale sanitario, possono accedere a una delle otto cabine per l’iniezione. Questi spazi, dotati di specchi inclinati per garantire un monitoraggio non invasivo, offrono un ambiente confortevole e sicuro. L’obiettivo è creare un’atmosfera accogliente, con poltrone comode, libri e giochi, per aiutare gli utenti a rilassarsi dopo l’assunzione delle sostanze.
Il contributo di ex tossicodipendenti
La progettazione del centro è stata realizzata con il contributo di ex tossicodipendenti, un elemento fondamentale per rispondere alle esigenze reali di questa popolazione vulnerabile. «Molti di loro hanno avuto esperienze negative con il sistema sanitario tradizionale – ha spiegato Priyadarshi -, perciò è essenziale che si sentano accolti e rispettati fin dal primo momento».
Le critiche al centro
Nonostante le potenzialità del progetto, il Thistle ha suscitato critiche, soprattutto da chi ritiene che le risorse investite potrebbero essere destinate a servizi sanitari più ampi. «Perché destinare fondi a un centro del genere quando il sistema sanitario è in crisi?», è una delle domande più frequenti. Priyadarshi ha risposto con fermezza: «Se fossi a capo di un reparto oncologico, nessuno metterebbe in dubbio la necessità di risorse. Allo stesso modo, è fondamentale investire per affrontare una crisi che uccide così tante persone ogni anno».
Oltre il consumo delle droghe: un supporto a 360 gradi
Il Thistle non si limita a fornire un luogo sicuro per il consumo di droghe. La supervisione medica è pensata per stabilire un contatto diretto con gli utenti e offrire loro un supporto globale. Lynn Macdonald, responsabile del servizio, ha sottolineato che la chiave del progetto sarà costruire relazioni di fiducia con le persone. «Vogliamo che si sentano al sicuro e accolti, così da poter affrontare insieme anche altri aspetti della loro vita, come la salute e la ricerca di un alloggio», ha spiegato. L’approccio del centro si ispira a modelli già sperimentati in altri Paesi, come il Canada e i Paesi Bassi, dove strutture simili hanno dimostrato di ridurre significativamente le morti per overdose e le infezioni da HIV ed epatite C.