Si chiama cybercondria e significa essere alla continua ricerca di informazioni medico-sanitarie sul web. Il termine, mutuato all’inglese, non è altro quindi che una ipocondria in formato digitale. Il fenomeno, che ha iniziato a diffondersi da qualche tempo, sta assumendo proporzioni sempre maggiori, tanto che da medici e farmacisti è arrivato un allarme.

Cos’è la cybercondria?

«La crescente dipendenza dal web per autodiagnosi non solo aumenta il livello di stress della popolazione, ma incide anche sul consumo di farmaci, contribuendo all’impennata della spesa sanitaria», spiegano gli esperti di 1000Farmacie, piattaforma che collega oltre 100 farmacie italiane e semplifica l’accesso digitale ai medicinali. Di fatto, quindi, la cybercondria rappresenta la più moderna e attuale paura di essere malati. Ad aggravare questa condizione, però, sono i risultati spesso allarmistici che si trovano sul web, che portano spesso a chiedere ai medici esami diagnostici o visite che non sempre sono necessari. Per questo, secondo gli esperti, si è creato un circolo vizioso che ha portato la spesa farmaceutica italiana a livelli senza precedenti.

Perché cerchiamo online le informazioni sulla salute

«Quando si parla di salute si parla della vita e della morte, dell’essenza stessa dell’uomo», premette Filippo Anelli, presidente dell’Ordine nazionale dei Medici e Odontoiatri (FNOMCeO), nello spiegare il perché delle ricerche mediche online. «Ora, con l’intelligenza artificiale, aumentano le possibilità, ma anche i rischi. Provando a fare domande di salute a una nota chat di AI, metà delle volte uscivano informazioni false. Serve, quindi, un comitato di garanti ai quali poter segnalare i bias delle AI».

Attenzione alle risposte mediche del web

Il rischio di incappare in risposte errate o fuorvianti, infatti, è elevato, come spiega ancora Anelli: «Ho provato anche a chiedere a una AI integrata in un famoso sistema di messaggistica se poteva darmi informazioni sulla salute e correttamente mi ha rimandato al medico. Ho poi provato a descrivere dei sintomi inventati, starnuti e lacrimazione agli occhi, e ha detto che potevo avere un’allergia. Quel che più mi ha impressionato è stato che il giorno dopo mi ha chiesto se stessi meglio».

Manca il dialogo medico-paziente

«Ecco, forse è proprio questo che manca oggi, e che porta le persone a rivolgersi a un pc: il dialogo tra il medico e il paziente. Il tempo di comunicazione è tempo di cura: lo dice il codice, lo ribadisce la legge. Ma poi, nella realtà, i medici sono sempre meno e, loro malgrado, hanno meno tempo per dialogare con il paziente. E questo lascia spazio prezioso a chi ha meno competenze o, addirittura, a chi ha qualche fine illecito e diffonde fake news, sia una persona reale sia un algoritmo», sottolinea il presidente della federazione che riunisce i medici italiani.

Più ipocondria, più stress

L’aumento del fenomeno, inoltre, comporta anche maggiore stress nella popolazione. «Le informazioni che si trovano sul web sono oggi innumerevoli: se ben incanalate, ad esempio parlandone con il proprio medico senza timori, sono positive, perché portano a un empowerment del cittadino che può compiere scelte consapevoli sulla sua salute. Ne è un esempio il nostro progetto dottoremaeveroche.it. Ma, se utilizzate come informazioni ‘grezze’, facendo il cosiddetto cherry picking, possono portare ad autodiagnosi e autocura sbagliate, con danni per la salute, o portare alla confusione e all’immobilità quando invece bisognerebbe agire rivolgendosi a un professionista. Non dimentichiamo che gli algoritmi ci aiutano a scegliere le informazioni che più ci piacciono e rinforzano le nostre tesi, anche se false o inesatte», ricorda Anelli

Il boom delle autodiagnosi

Il boom delle autodiagnosi, però, porta anche a un maggior consumo di farmaci, perché si cercano soluzioni fai-da-te che possono portare a rischi anche gravi: «Prima di prendere un farmaco bisognerebbe in ogni caso confrontarsi con un professionista, sia che si tratti del medico di famiglia che conosce l’intera storia clinica del paziente (o lo specialista), sia che si tratti del farmacista per i medicinali da banco. Bisogna evitare il fai da te, con farmaci che abbiamo magari in casa, perché il medicinale che ci ha fatto bene in un caso potrebbe essere inutile o dannoso la volta successiva e, ancora di più, un farmaco prescritto a noi può non essere adatto per un nostro parente o amico», spiega Anelli.

I rischi della cybercondria

Il fatto di poter acquistare autonomamente medicinali online, senza neppure entrare in farmacia, complica la situazione: «I rischi sono sostanzialmente di due tipi: acquistare farmaci falsi e acquistare farmaci autentici, ma che non ci sono stati prescritti da un medico – chiarisce Anelli – Entrambe le situazioni mettono a rischio la nostra salute. Nel primo caso, le analisi sui prodotti in vendita nel web hanno indicato la presenza di sostanze velenose, assenza di principio attivo o principi attivi non dichiarati in etichetta. Ad esempio, per colorare alcune pillole spacciate per un noto farmaco per la disfunzione erettile fu trovata la vernice usata per disegnare le strisce blu sull’asfalto! Non meno pericoloso è procurarsi farmaci attraverso ricette false, specie se si tratta di sostanze psicoattive».

Crescono le e-pharmacy

Intanto i numeri parlano chiaro: nel 2024, la spesa farmaceutica in Italia ha registrato un’impennata, raggiungendo 17,6 miliardi di euro nei primi nove mesi dell’anno (+16% rispetto al 2023, secondo l’Agenzia italiana per il farmaco AIFA). Crescono anche gli acquisti di farmaci online: secondo Netcomm Focus Digital Health & Pharma, il mercato sfiora i 2 miliardi di euro, con un +7,2% in un anno. Segno che cambiano le abitudini: come si comprano libri, auto, ma anche vestiti e scarpe sul web, così si ricorre alla Rete o ai social per i medicinali.

È rischioso comprare farmaci online?

Per chi si rivolge alla Rete, comunque, va ricordato che «sarebbe in ogni caso consigliabile parlare con il proprio medico prima di assumere un qualsiasi farmaco. Per quanto riguarda l’acquisto online, in Italia è permesso per medicinali da banco e senza obbligo di prescrizione, integratori e dispositivi medici e – per quanto riguarda i farmaci da automedicazione – solo da parte di siti autorizzati dal ministero della Salute (salute.gov.it/LogoCommercioElettronico/CercaSitoEComm). È invece vietata la vendita online di farmaci soggetti a prescrizione medica», ricorda Anelli.

Come acquistare i medicinali online

«L’aumento degli acquisti online, comunque, dimostra come i consumatori si stiano progressivamente orientando verso il digitale anche per l’acquisto di medicinali e prodotti sanitari, nonostante il mercato delle vendite online rappresenti ancora meno del 5%. Questo scenario evidenzia un cambiamento nelle abitudini di consumo, ma anche la necessità di infrastrutture e regolamentazioni adeguate a garantire un servizio efficiente e sicuro», spiega il founder di 1000Farmacie, Nicolò Petrone.