Nell’est europeo la citisina esiste e si usa fin dalla Seconda Guerra mondiale come alternativa alla nicotina e al tabacco, mentre in Italia la citisina come farmaco è stata autorizzata lo scorso ottobre. Agisce riducendo la dipendenza dalla nicotina, che rappresenta uno dei principali ostacoli che deve affrontare chi vorrebbe smettere di fumare.

Cos’è come funziona la citisina

Il nuovo farmaco, che poi tanto nuovo non è, ha come principio attivo una sostanza naturale, la citisina, estratta dalla pianta del maggiociondolo (Cytisus Laburnum). «Ha un effetto dopaminico e antagonista allo stesso tempo, cioè da un lato stimola i recettori del cervello al rilascio delle stesse sostanze di appagamento e piacere (dopamina) prodotte, quando si fuma, dalla nicotina; dall’altra rende sgradevole la sigaretta», spiega lo pneumologo Roberto Boffi, responsabile del Centro antifumo dell’Istituto dei tumori di Milano. «Noi la usiamo da anni, ma come prodotto galenico, quindi realizzato in farmacia», aggiunge l’esperto.

Il farmaco a base di citisina ora in commercio

Uno dei principali ostacoli per chi vuole o tenta di smettere di fumare è rappresentato proprio dall’effetto di dipendenza della nicotina. La citisina aiuta a ridurre i sintomi che si registrano quando si interrompe l’assunzione di questa sostanza, come irritabilità, stanchezza, difficoltà di concentrazione. «E’ un’opzione molto valida, con un’efficacia del 45% a un anno dalla terapia. Ma chiaramente non è un ‘ritrovato magico’, una pillola che da sola permette di smettere di fumare a chiunque provi. Dal momento che è il miglior ritrovato di cui disponiamo va considerato con cura: non è il paziente che lo assume in modo autonomo, ma occorre un couseling e un supporto, anche psicologico, come sempre in questi casi se si vuole ottenere un risultato duraturo», spiega ancora Boffi.

La citisina funziona davvero?

Proprio un team di esperti dell’Istituto dei Tumori di Milano, di cui Boffi fa parte, aveva già pubblicato una ricerca sull’efficacia della citisina sul Tumori Journal, frutto di uno studio osservazionale in retrospettiva su 300 pazienti, condotto tra gennaio del 2016 e settembre 2022. Era emersa una buona efficacia, seguendo una terapia su 40 giorni invece che i 25 previsti dal farmaco generico ora in commercio: «Noi usiamo la citisina da anni, infatti, ma con un trattamento più lungo rispetto al farmaco autorizzato lo scorso ottobre in Italia e prodotto da un’azienda polacca. Le compresse, quindi, erano prescritte da un medico, come nel caso del generico, ma prodotte in farmacia», aggiunge l’esperto. I dati dello studio dell’Istituto dei Tumori mostrano un’astinenza dal fumo dopo 3, 6 e 12 mesi rispettivamente del 68,7%, 56,3% e 47,3%.

Cosa serve per smettere di fumare

«Nonostante i riscontri positivi, però, occorre chiarire che le compresse da sole non bastano per questo deve essere il medico a indicare quale sia la terapia più indicata a seconda del paziente. Devono essere valutati, infatti, il grado motivazionale del soggetto, il suo tasso di dipendenza dalla nicotina ed eventuali comorbidità – spiega Boffi – Esistono, inoltre, anche altre terapie: noi, ad esempio, lo prescriviamo insieme a un altro prodotto, dopo un’attenta valutazione. Ma il fattore psicologico non va sottovalutato, anche per l’aderenza al trattamento: basti pensare che nella seconda settimana vanno assunte 6 compresse al giorno, una ogni due ore e mezza, esclusa la notte. Questo significa prestare attenzione a non dimenticare di prenderle, altrimenti non si può pensare di ottenere un risultato concreto».

I pro della citisina: il costo, l’efficacia e la disponibilità

Oltre all’efficacia, «Uno dei vantaggi, oltre all’efficacia in sé, è il costo relativamente contenuto, specie se paragonato a quello delle sigarette e a quello in termini di salute, che non è quantificabile. Una scatola di prodotto galenico costa 70 euro, mentre il farmaco in commercio ora ne costa 100, a carico del paziente in entrambi i casi perché nessuno dei due prodotti è passato dal servizio sanitario nazionale. Va, però, considerato che la citisina galenica non è disponibile in tutte le regioni, mentre il farmaco commercializzato di recente potrebbe esserlo con più facilità», osserva Boffi.

I contro: attenzione alle controindicazioni

«I contro sono pochi proprio perché, come dicevo, è un prodotto efficace e che usiamo da tempo. Ci sono controindicazioni limitate a chi ha un’insufficienza renale, perché il farmaco si elimina quasi completamente attraverso i reni e occorre bere almeno 1,5 litri o 2 di acqua al giorno – spiega lo pneumologo – L’altro aspetto riguarda proprio le modalità di assunzione, che devono seguire orari fissi e uno schema preciso, prima crescente poi calante, per 40 giorni di terapia secondo il nostro schema prolungato a 40 giorni. Può anche essere affiancato da altri prodotti».

Quali alternative: le altre terapie

Quali sono ad oggi le alternative? «Esisteva un altro farmaco, la vareniclina, che però è ora fuori commercio. In comune con la citisina aveva il fatto di non dare dipendenza. Si può utilizzare anche il buproprione, che al Centro antifumo a volte somministriamo anche in associazione ad altri prodotti sostitutivi a base di nicotina come cerotti, gomme da masticare, inalatori e spray, che sono comunque prodotti validati – osserva Boffi – Ripeto, va valutato il singolo paziente insieme alle due condizioni e motivazioni. Diverso il discorso, invece, per le sigarette elettroniche, che non sono consigliate nelle nostre linee guida», osserva Boffi, autore del libro Smetti di fumare con gusto (Sperling).

I dubbi sulle e-cig

La questione è molto complessa e, come se non bastasse, a far discutere ora è anche uno studio svizzero, pubblicato di recente sul New England Journal of Medicine (NEJM), secondo cui le e-cig che contengono nicotina sembrerebbero migliorare l’astinenza dal tabacco nella disassuefazione dal fumo. Alcuni studi indicherebbero che le sigarette elettroniche faciliterebbero l’addio alle sigarette rispetto ad altre tecniche, ma rimangono dubbi sia sulla reale efficacia (in molti ritengono che invece le e-cig finiscano con il diventare particolarmente desiderabili e possano indurre anche a passare al fumo tradizionale), sia sull’effetto nocivo di alcuni componenti, come aromatizzanti e additivi che, anche nelle sigarette tradizionali, «inducono dipendenza, oppure che ricorrono a influencer che hanno presa sui giovani e veicolano messaggi fuorvianti, come il fatto che il tabacco surriscaldato non ha effetti cancerogeni, mentre non ci sono dimostrazioni a riguardo», conclude Boffi.