Alessia Pifferi potrebbe essere condannata all’ergastolo. Lo psichiatra forense Elvezio Pirfo, perito della Corte d’assise di Milano, in un’udienza del processo alla 38enne imputata dell’omicidio della figlia Diana di 18 mesi, sostiene che la Pifferi ha un funzionamento psicologico caratterizzato da «alessitimia» (mancanza di empatia) che è un «sintomo, non una malattia». È «come se ci facesse vivere dietro a un vetro che impedisce il passaggio di emozioni. Guardiamo ma siamo schermati».
Il disturbo
L’alessitimia è l’incapacità di riconoscere ed esprimere il proprio stato emotivo. Le persone alessitimiche, oltre a non essere consapevoli dei sentimenti che provano, hanno difficoltà nel descriverli e nel distinguere gli stati emotivi dalle percezioni fisiologiche. Questo disturbo può manifestarsi anche come una capacità immaginativa e onirica ridotta o inesistente.
Le cause dell’alessitimia possono derivare da esperienze durante l’infanzia, relazioni familiari, ambiente di crescita e persino lesioni cerebrali. È correlata a disturbi fisici psicosomatici e rappresenta un fattore di rischio per condizioni psicologiche come anoressia, bulimia, depressione e ansia. Inoltre, l’alessitimia può verificarsi in contesti come la sindrome di Asperger e alcuni disturbi di personalità.
I sintomi
I sintomi dell’alessitimia possono variare da persona a persona, ma possiamo dire che generalmente le persone alessitimiche hanno difficoltà a riconoscere e mettere in parole i propri sentimenti. Possono sentirsi confusi riguardo alle loro emozioni o non essere in grado di distinguere tra diverse emozioni.
Possono avere difficoltà a comunicare i propri sentimenti agli altri, correndo il rischio di sembrare fredde o distaccate perché non riescono a esprimere empatia o affetto in modo naturale. Tendono a concentrarsi maggiormente sulle sensazioni fisiche associate alle emozioni, come il battito cardiaco accelerato o la tensione muscolare, piuttosto che sulle emozioni stesse.
L’alessitimia è spesso associata a una mancanza di immaginazione e creatività. Le persone con questo disturbo possono avere difficoltà a sognare ad occhi aperti o a immaginare scenari fantastici. Inoltre, a causa della loro incapacità di comprendere e comunicare le emozioni, le persone alessitimiche possono avere difficoltà nelle relazioni personali e professionali.
E ancora, le persone con alessitimia potrebbero non essere consapevoli delle loro emozioni fino a quando non diventano molto intense o manifestano sintomi fisici evidenti.
L’alessitimia può variare in gravità e alcune persone possono presentare solo alcuni di questi sintomi.
La cura
La cura specifica per l’alessitimia non esiste, ma ci sono alcune strategie che possono aiutare le persone a gestire questa condizione.
La psicoterapia può essere utile per sviluppare una maggiore consapevolezza emotiva e migliorare la comunicazione. La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) è spesso raccomandata.
La pratica della mindfulness può aiutare le persone alessitimiche a connettersi con le loro emozioni e sensazioni fisiche.
Imparare di più sulle emozioni, come riconoscerle e descriverle, può essere utile. Ci sono risorse online e libri che possono fornire informazioni sull’educazione emotiva.
Avere una rete di supporto di amici e familiari può aiutare a gestire l’alessitimia. Le relazioni significative possono fornire un ambiente sicuro per esplorare e condividere emozioni.
Tenere un diario delle emozioni o fare esercizi di auto-riflessione può aiutare a sviluppare una maggiore consapevolezza emotiva.
Anche mantenere uno stile di vita equilibrato con una buona alimentazione, esercizio fisico e abbastanza riposo può contribuire al benessere emotivo.
In ogni caso, consulta sempre un professionista della salute mentale per una valutazione e una guida personalizzata.