Durante l’estate, complice qualche gita in barca, può far piacere cucinare un piatto di pasta direttamente a bordo di un’imbarcazione. Quest’anno non è da meno, come dimostrano le molte immagini e video circolate nelle scorse ore, in cui si vedono vacanzieri che, per preparare spaghetti e pennette usano l’acqua di mare. Niente di più sconsigliato dagli esperti, come Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie Infettive dell’ospedale San Martino di Genova.

Pasta con l’acqua di mare: meglio di no!

Ma perché è sconsigliato cucinare la pasta con l’acqua di mare? «Perché un conto è vedere l’acqua di mare trasparente, persino cristallina; un altro è pensare che sia anche microbiologicamente pura, cioè libera da potenziali rischio, a partire dalla presenza di batteri di varia natura», risponde l’infettivologo. Proprio Bassetti era già intervenuto sui social, dopo aver visto alcuni filmati in rete, che si riferivano a bagnanti nella baia di Procida.

Il caso Procida

Il riferimento del medico è appunto a video girati al largo di Procida, in Campania: «È una stupidaggine, per cucinare la pasta, prendere l’acqua a poppa di una barca, dove c’è il carburante, le pompe di sentina che presentano olio e altri materiali, ma anche gli scarichi della barca con le deiezioni» ha commentato Bassetti, a sua volta in un video postato sul proprio account Instagram.

L’acqua di mare è sporca anche se limpida

Il problema, dunque, è distinguere tra l’acqua che appare pulita e quella che è microbiologicamente pura: «Qualcuno addirittura vende l’acqua di mare, decantando le proprietà del sale che sono anche molte e positive. Ma attenzione: utilizzare l’acqua a poppa di una barca, quando non se ne conosce la qualità e tra l’altro in un punto in cui ci sono diverse imbarcazioni, è come bere l’acqua di un pozzo invece di quella potabile – spiega al telefono Bassetti – Anche se è salata, che poi è il motivo principale per cui la prende dal mare, non è sano a un punto di vista igienico».

Cosa ci può essere nell’acqua di mare

I rischi sono diversi: «Prima di tutto ci possono essere i colibatteri, come Escherichia coli (quella responsabile della non balneabilità temporanea della Senna ai Giochi olimpici di Parigi 2024, NdR), batteri coliformi ed enterococchi. Ma non solo: in mare ci possono essere vari inquinanti, a maggior ragione dove ci sono anche barche a motore, come carburanti, deiezioni scaricate dalle sentine delle imbarcazioni stesse, dunque feci e urine, con tutti i rischi che può comportare la loro assunzione», spiega Bassetti.

Quali rischi dalla contaminazione

«Si può andare dalle comuni gastroenteriti a forme di intossicazione», sottolinea ancora l’infettivologo. In mare, infatti, ci può essere di tutto. È assurdo che ci si limiti all’aspetto macroscopico, senza pensare alla composizione microscopica. A preoccupare non dovrebbero essere solo i pericoli di tipo infettivologico, ma anche conseguenze più serie a seconda del tipo di sostanze. Perché, quindi, correre rischi cucinando la pasta con acqua potenzialmente dannosa o intingendoci una frisella? È come tornare ad accendere il fuoco sfregando due pietre invece che utilizzando l’accendino, come tornare all’epoca della pietra, in barba alle regole minime di igiene».

La bollitura non garantisce la sicurezza

Nel caso della pasta, anche stando ai commenti lasciati sui social da molti utenti, si ritiene – sbagliando – che la sola bollitura sia sufficiente a eliminare ogni rischio potenziale di contaminazione: «Non è così. Certo la bollitura, nel caso dell’acqua, dovrebbe eliminare molti microorganismi, ma non c’è la certezza della totale inattivazione di tutti i batteri e virus. Alcune parti dell’acqua, per esempio, potrebbero non arrivare a 100 gradi e, in ogni caso, questo procedimento non mette al riparo dall’eventualità di mangiare cibo contaminato da idrocarburi o scarti di varia natura», spiega ancora Bassetti.

Cosa fare se si sta male

Chi contesta le parole dell’infettivologo sostiene che in molti hanno seguito questa prassi senza incappare in alcun inconveniente: «Certo è possibile che qualcuno lo abbia sempre fatto senza che gli sia successo nulla, ma perché rischiare come minimo una gastroenterite che rovina le vacanze? – incalza Bassetti – Intanto va considerato che se quella pasta cotta nell’acqua di mare viene mangiata anche da bambini e anziani, che sono più fragili, i rischi aumentano. Poi va ricordato che vomito e diarrea non si contrastano solo con un pastiglia, come si sarebbe tentati di fare».

Riposo e tempo per guarire da gastroenteriti

«La tentazione, se ci si ammala, è di ricorrere subito a rimedi che garantiscano una rapida guarigione, ma occorre prudenza. Il consiglio – sottolinea Bassetti – è di assumere meno farmaci possibile o comunque non esagerare, soprattutto con i cosiddetti “medicinali tappo”, che fermino la diarrea, o antibiotici locali. Il prodotto migliore è rappresentato dai fermenti lattici insieme a un’adeguata idratazione: bere acqua, quindi, magari solo arricchita di sali minerali che si sono persi. Infine, consiglierei di prendersi il giusto tempo di recupero, ossia almeno 2 o 3 giorni, senza pensare alla grigliata del giorno dopo che si rischia di perdere, perché si potrebbe peggiorare la situazione».