Cuore rosa a Milano

Donne tradite dal proprio cuore, perché ne ignorano il linguaggio e sottovalutano i segnali di Sos. Donne a lungo sotto-rappresentate negli studi clinici sui farmaci. Donne in camice sempre più vulnerabili di fronte a un numero crescente di casi di aggressione (verbale e fisica) in reparti e ambulatori italiani. E, infine, donne che scendono in campo per darsi una mano e combattere i talloni d'Achille che mettono a rischio la salute e la sicurezza in rosa: succede a Milano, dove la medicina di genere e la gestione dell'aggressività sono finiti sotto i riflettori in una giornata tutta al femminile, in cui sono proprio le donne a parlare alle donne di cuori rosa e violenza in corsia. Con tanto di dimostrazione pratica finale di tecniche di difesa personale.

Il convegno Sicurezza e malattie cardiovascolari nella donna è stato organizzato dall'Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere (Onda), in collaborazione con Daiichi Sankyo Italia.

Come si curano le donne, chi pensa al loro cuore, cosa si sa degli effetti dei farmaci sul loro organismo? Negli ultimi anni, spiegano le esperte, il concetto di medicina di genere si va sempre più diffondendo, con focus su epidemiologia, prevenzione, diagnosi e cure, considerato che numerosi aspetti della terapia farmacologica, dalla posologia agli effetti collaterali, risentono di una tipicità di sesso. In area cardiovascolare, per esempio, per molti decenni la ricerca si è focalizzata prevalentemente sui maschi adulti, a discapito del sesso femminile, poiché soprattutto nella fase di sviluppo di un farmaco bisogna tener conto della vita riproduttiva e delle comorbilità che rendono la donna un soggetto più problematico nella sperimentazione.
"La sotto-rappresentazione del genere femminile negli studi clinici limita le possibilità di orientare correttamente le scelte decisionali atte a garantire pari opportunità ed equa distribuzione delle cure cardiovascolari, influendo su diagnosi, efficacia, appropriatezza e dunque sicurezza delle terapie", ragiona Francesca Merzagora, presidente di Onda.
Le differenze di genere, però, non sono solo biologiche. "Ci sono fattori culturali, sociali e di ruolo che pesano: la donna è più facilmente caregiver e meno attenta alla propria salute cardiovascolare rispetto alle aree ginecologica, tumorale, artrosica e infiammatoria."
"Dal momento che la conoscenza delle specificità di sesso e di genere è diventata fondamentale – sottolinea Merzagora – Onda continua a dare il suo contributo al consolidamento di un approccio genere specifico, attraverso l'organizzazione di campagne di sensibilizzazione rivolte alla popolazione e attività di formazione e aggiornamento; per i camici".
 
Quanto alle minacce per il cuore rosa, le specialiste ricordano che le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte tra le donne, con un numero assoluto di morti superiore rispetto al sesso maschile, anche se il tasso di mortalità cardiovascolare prematura (prima dei 75 anni di età) è di gran lunga superiore negli uomini. A questo quadro si aggiunge un tasso di mortalità dovuta ad attacchi coronarici che supera quello maschile (32% vs 27%). E' poi più probabile che l'infarto miocardico non sia riconosciuto nelle donne rispetto agli uomini (34% vs 27%). Ma le differenze fra le due metà del cielo sono tante: più frequentemente nelle donne l'angina pectoris non è complicata (80%), mentre negli uomini l'angina tende a evolvere verso l'infarto (66%) e la morte improvvisa è più frequente negli uomini rispetto alle donne (50% vs 39%). C'è poi il capitolo dei fattori di rischio per malattie cardiovascolari: oltre ai tradizionali, che riguardano in misura simile entrambi i sessi, le esperte citano fattori specifici per il genere femminile, alcuni semplicemente "slatentizzati" dalla gravidanza, altri che sono conseguenza o appaiono in associazione a malattie predominanti nelle donne.
 
La correlazione tra fumo e malattie cardiovascolari sembra essere più forte nelle donne, in modo particolare quando si associa all'impiego di anticoncezionali estroprogestinici, alla familiarità per infarto precoce e all'anamnesi di emicrania. Nella lista dei fattori di rischio in rosa figurano poi la radio e la chemioterapia per il cancro al seno (le radiazioni ionizzanti aumentano il rischio di infarto miocardico acuto e la chemio è cardiotossica); inoltre la depressione nelle donne è associata ad outcome peggiori dopo cardiopatia acuta. Per le specialiste va quindi incrementata la percezione del rischio cardiovascolare per la donna, e va prestata attenzione al trattamento farmacologico – e non – di questi fattori. La sindrome metabolica, fanno notare, va prevenuta sin dalla giovane età e con particolare forza dopo la menopausa.
Differenze di genere evidenti ci sono anche nell'espressione clinica delle aritmie. La fibrillazione atriale è il maggior fattore di rischio modificabile di ictus, malattia cardiovascolare e mortalità nel genere femminile. Sono noti, ricordano ancora le esperte, i fattori di rischio specifici di stroke per il sesso femminile, strettamente correlati agli effetti degli ormoni sessuali e all'assunzione degli estrogeni esogeni.
"Le donne presentano anche un rischio di sanguinamento particolarmente elevato – si legge in una nota – e l'utilizzo dei nuovi farmaci anticoagulanti orali, che rispetto agli antagonisti della vitamina K sono associati a una ridotta incidenza di emorragie intracraniche, si è dimostrato particolarmente sicuro e di beneficio nel sesso femminile. Comprendere le differenze di genere nell'anticoagulazione dei pazienti con fibrillazione atriale è importante per stabilire le misure preventive da adottare a lungo termine e guidare la scelta del trattamento anticoagulante più efficace e sicuro, con un impatto su diagnosi precoce e accesso alle terapie, così da migliorare l'outcome clinico".